Top e Flop, i protagonisti di sabato 16 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 16 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 16 dicembre 2023

TOP

AMBROGIO SPREAFICO

Ambrogio Spreafico

Non sappia la mano sinistra quello che fa la destra”: è chiaro l’insegnamento affidato al Vangelo di Matteo. Il bene si fa con discrezione, altrimenti è ostentazione. Per la quale si cerca ila benevolenza ed il ringraziamento. Invece il bene è gratis, se viene fatto con il cuore: non chiede nemmeno il ringraziamento ma la discrezione assoluta. Quella con la quale ha operato in questi dodici mesi la Caritas della diocesi di Frosinone, Veroli e Ferentino.

Nel 2022 nelle parrocchie sono state aiutate nel complesso 1.903 famiglie per un totale di 5.994 persone. La mensa diocesana gestita dalla Comunità di Sant’Egidio può permettersi di aprire solo tre volte a settimana e fornisce in media 8mila pasti all’anno. I dormitori di Frosinone e Ceccano hanno accolto 85 persone senza fissa dimora. Gli italiani sono stati il 32% con un’età media di 45 anni, mentre gli stranieri hanno un età media di 28 anni e sono soprattutto pakistani, bengalesi e somali. I nove centri di ascolto della diocesi (ad Amaseno, Castro dei Volsci, Ceccano, Ferentino, Monte San Giovanni e Ripi ed a Frosinone) hanno ascoltati 2.205 persone in difficoltà.

Sono cambiate le esigenze: durante il periodo del Covid bisognava mangiare ora non si riesce a stare dietro alle bollette. Il taglio del reddito di Cittadinanza s’è sentito. A 55 donne vittime di violenza è stato garantito un rifugio.

La mano destra non sa quello che fa la sinistra. Ma gli occhi del vescovo ci vedono benissimo. E vedono una terra che ha perso 22mila residenti in pochi anni. la gente va via. Gli anziani sono sempre più soli, si stanno spezzando le catene della solidarietà familiare. “La Caritas, le parrocchie e le associazioni soccorrono chi rimane a casa da solo. Ma ogni uomo e donna può fare del bene”: perché il bene cammina sulle gambe degli uomini.

Concreto e silenzioso.

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

Gli uccelli tessitori sono noti per due cose: per gli enormi nidi in condominio che fanno sugli alberi tra cui ne spiccano alcuni falsi e vuoti per ingannare i serpenti e per una bella livrea venata di azzurro. Tra qualche giorno ci sarà un Ecofin che fonti sia europee che di Palazzo Chigi definiscono “risolutivo in linea di principio”. Che significa? Che trattandosi dell’ultimo step utile sul calendario per forza di cose sarà l’ultima occasione per discutere di riforma del Patto di Stabilità.

La questione è controversa ed essere titolare della Farnesina con questo tema in agenda stretta non è cosa facile. Non lo è perché uno come Antonio Tajani ad esempio, è chiamato ad un ruolo di binario doppio, molto giocato sui ghirigori di fioretto e poco sulle calate di sciabola. Come vicepremier e ministro degli Esteri il segretario di Forza Italia è chiamato ad essere baluardo del governo per una soluzione di interesse comune. Opzione che è quella di poter spendere di più di quanto non si incassi, in sostanza.

Tuttavia come leader di un partito che con quello della premier non è nel momento di miglior sintonia Tajani ha anche un altro compito, più sottotraccia in contesto ma egualmente cruciale. Quello di assicurarsi che al voto Europeo del 2024 gli azzurri facciano la loro parte per costruire un solido blocco a guida Ppe in cui l’ondivago FdI di Giorgia Meloni sia minoritario in quota-appoggio della parte morbida di Ecr.

Non era facile, anche a contare che per andare a meta bisogna corteggiare soprattutto la Francia di Emmanuel Macron, dove rumina il baco sovranista che da Marine Le Pen porta dritto ad un altro vicepremier italiano, Matteo Salvini. Ecco perché proprio sulla riforma del patto di stabilità Tajani ha usato parole che la dicono lunga sulla sua esperienza della politica europea a traino di istanze liberiste che sono Dna nucleare dei forzisti.

“Credo che si debba trovare un compromesso equo, che non penalizzi l’Italia”. Poi lo “struscione saggio” in chiosa. “E neanche la Francia, che ha una visione molto simile alla nostra. Dobbiamo avere degli obiettivi realizzabili altrimenti significa prendersi gioco dei cittadini e dell’Europa”.

E soprattutto prendersi gioco del gioco che Tajani sta giocando per uscire leader confermato dal congresso azzurro di febbraio.

Tessitore.

FLOP

CHIARA FERRAGNI

Il meccanismo è noto e per certi versi non solo legittimo, ma anche lodevole. Se un vip vuole fare beneficenza e pure qualche sgheo cosa fa? Brandizza un prodotto col suo nome e poi, contando sull’impennata di acquisti derivante da quell’imprinting rosa a fashion, devolve parte del ricavato per iniziative di aiuto concreto. Concreto ed in concausa diretta con l’operazione commerciale, sennò lo scopo benefico non è palese e son guai, anzi multe.

Multe come quella che è stata comminata dall’Antitrust alla società di cui è donna-apice Chiara Ferragni ed alla Balocco. L’importo della sanzione è stato da 1 milione di euro ascrivibile alla signora Fedez e 420mila euro a Balocco, non proprio “cocce de fava”, come dicono a Roma.

Ma cosa sarebbe successo? Lo spiega l’Antitrust stessa in una nota: “Le suddette società hanno fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro ‘griffato’ Ferragni avrebbero contribuito a una donazione. In favore di chi o cosa? “All’Ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione, di 50 mila euro, era stata invece già effettuata dalla sola Balocco mesi prima. Le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno incassato dall’iniziativa oltre 1 milione di euro”.

Tutto chiaro insomma, almeno secondo l’ente sanzionatore. I soldi erano stati scuciti autonomamente da Balocco ma prima che entrasse in gioco Ferragni, e con Ferragni in gioco assieme al fine benefico “ex post” ma già espletato senza di lei le vendite sono andate benebenissimo, ma non per il nosocomio pediatrico piemontese.

Che così, pur beneficiario per faccenda pregressa, avrebbe funto solo da (ulteriore) specchietto per le allodole. Fanpage spiega che “i pandori a edizione limitata e griffati Chiara Ferragni erano stati annunciati da Balocco per sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino”.

Il guaio è che a presentare l’iniziativa in quel modo si sarebbe potuto indurre in errore i consumatori. La sensibilità in combo con un brand come quello della bionda imprenditrice ed influencer social sono roba da miracoli. Ma miracoli privati, in cui, fatte salve legittime obiezioni in sedi opportune, l’aura natalizia sembra aver rimandato più al Grinch che a Santa Claus.

Mica tanto Chiara.