Se non ricordi i nomi delle persone è perché…

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

 

Di sicuro vi sarà capitato. Anche se avete una memoria di ferro. O se siete in grado di ricordare alla perfezione i numeri di telefono di tutti i vostri amici. O se i vostri familiari sanno che vi ricordate perfettamente tutte le date di compleanno anche dei cugini di terzo grado. Insomma potete vantare una super memoria ma a questa mancanza non siete stati in grado di sfuggire.
La situazione tipo va più o meno così. Vi trovate a conversare tranquillamente con degli amici e improvvisamente si avvicina uno sconosciuto che vi viene presentato. Ci si scambia una bella stretta di mano accompagnata dal proprio nome. Si continua a conversare per un po’ del più e del meno. Ci si congeda con dei saluti.
Ed è proprio in quel momento che rivolgiamo la fatidica domanda al nostro conoscente: “Come ha detto di chiamarsi il tipo che è appena andato via?”

Niente da fare, il nome non entra nel nostro cervello. Forse, a malapena, l’abbiamo udito.

Ma perché abbiamo questa mancanza?

Il nostro cervello, durante una situazione piena di stimoli inaspettati, non riuscendo a catalogare tutto, deve fare una scelta. Molto spesso saremo più propensi a focalizzare l’attenzione sul volto, sui tratti che la persona ha, sul tono della voce, sulle sue movenze, per capire se chi abbiamo di fronte può essere schietto, onesto, arrogante, simpatico, timido, squilibrato, piacevole o altro.

Operando tutte queste inferenze è chiaro che il nome, troppo generico per identificare la personalità di qualcuno, sfugge e non viene inserito nel nostro database mnestico, cadendo tragicamente nel dimenticatoio.

In realtà non lo abbiamo dimenticato. Non lo abbiamo mai immagazzinato.

E’ passato solo per la nostra memoria a breve termine come un suono ma non ha avuto modo di essere elaborato a dovere per passate nel magazzino a lungo termine.

Mettiamoci pure che quando conosciamo qualcuno, siamo più focalizzati su noi stessi e su come dobbiamo apparire per ascoltare un’informazione così poco rilevante. Siamo molto attenti ad essere abbastanza accoglienti, a sfoderare la stretta di mano migliore e a fare una buona impressione per ricordare anche il nome di chi ci sta di fronte. Molti addirittura vorranno già essere pronti a dare la risposta giusta cercando di prevede le domande dell’altro. E tra tutte queste fatiche cognitive il nome, in quel momento, è l’ultimo dei nostri pensieri.

Questo stesso processo accade anche quando si tratta di qualcuno che poi ci accorgiamo ci piace, proprio perché è stato pronunciato all’inizio della conversazione, quando ancora non sapevamo se la persona di fronte sarebbe stata di nostro gusto oppure no.

Insomma, possiamo davvero stare tranquilli, questa dimenticanza è frutto di un lavoro ben più grande fatto dalla nostra mente per poter acquisire notizie più rilevanti di chi ci troviamo a conoscere e non rappresenta assolutamente un declino cognitivo della nostra memoria.

Ora che abbiamo scoperto questo maldestro meccanismo sicuramente sarà più facile adottare qualche piccola strategia per tentare di ricordarlo. Per esempio prestando maggiore attenzione nel momento in cui viene pronunciato e ripetendolo a voi stessi subito dopo. Oppure associarlo a qualche persona a voi nota in modo da creare un ancoraggio mentale.

E se non conoscete nessuno con quel nome? Beh significa che è insolito e avete qualche chance in più di ricordarlo. Ma, soprattutto, significa che non vi state rimbambendo.

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