Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 2 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 2 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 2 luglio 2022.

TOP

MAURIZIO STIRPE

Maurizio Stirpe

Ha parlato di economia, di sviluppo, di ambiente e naturalmente anche del suo Frosinone. Ma ha parlato però soprattutto di identità del territorio e della necessità di comprendere al meglio il concetto di rigenerazione. “Guardate che a questa terra non manca nulla, c’è già tutto. Noi non dobbiamo costruire niente di nuovo. Ma dobbiamo rigenerare”. 

Ha parlato di Giovani. “Se noi non permettiamo ai nostri giovani di realizzarsi nella terra in cui sono nati, noi assisteremo ad un depauperamento sempre più forte dell’intera provincia“. Perché studiano fuori e poi non tornano.

Ha espresso tutta la sua preoccupazione sulla situazione generale. “Purtroppo dovremo fare i conti con una situazione di cui non abbiamo un punto di caduta finale“.

Il vice presidente nazionale di Confindustria Maurizio Stirpe nell’ultima puntata di “A Porte Aperte” ha lanciato un messaggio su tutti: “Qui possiamo fare ogni cosa, dobbiamo solo ricordarci chi siamo e decidere insieme dove vogliamo andare”. Un’iniezione di orgoglio e di responsabilità.

Guida

TOMMASO MIELE

Tommaso Miele

Dice quello che pensa. Ma non lo rivela ad una ristretta cerchia di amici: lo espone in pubblico. Meglio ancora se formato da alti magistrati, politici ed industriali. Il giudice Tommaso Miele non è un magistrato qualsiasi: è il Numero 2 della Corte dei Conti in Italia. E da quel pulpito ha detto con chiarezza adamantina che il Governo Conte ha commesso un errore madornale del quale rischiamo ora di pagare ulteriori conseguenze.

Al di là dei tecnicismi: tra le norma emanate per fare fronte all’emergenza Covid ce n’è una in base alla quale anche se un amministratore butta i soli dalla finestra, se andava di fretta, non può essere perseguito. Una follia che il giudice della magistratura incaricata di esaminare i conti pubblici non ha nascosto sotto il tappeto. Lo ha fatto nel corso di un convegno conclusosi nelle ore scorse a Madonna di Campiglio (Leggi qui: E il giudice disse: “Il Governo ha sbagliato”).

Tommaso Miele è lo stesso giudice che all’apertura dell’anno giudiziario puntò il dito contro la Giustizia che diventa ingiustizia se impiega troppo tempo a dare risposte; che invitò i colleghi a ricordare come dietro ogni fascicolo ed ogni processo vi fosse una storia umana, un carico di angoscia umana, da rispettare. Anche in quel caso lo aveva detto in pubblico: lasciandolo agli atti della sua relazione annuale.

Pancia curva ma schiena dritta.

FLOP

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. (Foto: Raffaele Verderese / Imagoeconomica)

Tanto risentimento. Comprensibile. Il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo lo ha espresso sul suo blog con un post dedicato ai traditori ed al loro tradimento. Si apre con una rassegna di alcuni traditori nella Storia e nella Letteratura, da Giuda a Jago a Uriah Heep.

Nell’ultimo capoverso, dedicato ai nostri giorni, si chiede: “Ma perché ci siamo intrattenuti nel tradimento e nel traditore? Perché – risponde l’ex comico – questo nostro è forse il tempo in cui tradire non lascia traccia nell’animo del traditore che con ogni probabilità non si sente neanche tale. Talvolta può perfino tendere a sentirsi un eroe, ma agli occhi solo di qualche suo compare Jago, giammai nell’animo di chi ha fatto della lealtà e della schiettezza la sua bandiera e la sua ragione di vita“.

Ci sta tutto. E ci poteva stare anche di più e di peggio. C’è però una considerazione da fare: i traditori sono tutti parlamentari entrati nel M5S superando le selezioni organizzate da Grillo. Li ha scelti lui, selezionati con il suo metodo. E se quei traditori sono un fallimento, quello è il suo fallimento: di Beppe Grillo e delle sue utopie. Loro ne sono solo gli interpreti.

Tradito dalle sue utopie.

MICHELE SANTORO

Michele Santono (Foto Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

 «Ricordati che i giornalisti sono come le donne di strada: finché vi rimangono vanno benissimo e possono anche diventare qualcuno. Il problema, come per le donne di strada, è quando si mettono in testa di accomodarsi in salotto»: corrosivo ed efficace Indro Montanelli. Affidò questo aneddoto al suo libro – testimonianza Soltanto un Giornalista. Con ogni probabilità Michele Santoro non lo ha letto.

Perché quella frase è una chiara linea di confine. Montanelli la pronunciò per spiegare il motivo per cui sia lui che l’immenso Leo Longanesi avessero rifiutato il titolo di senatore. Ognuno deve stare al suo posto, svolgere il ruolo nel quale è abile: come per le donne di strada che si mettono in testa d’essere diventate signore, ma sempre rimangono ciò che sono state fino al giorno prima; allo stesso modo per i giornalisti che raccontano il sistema denunciandone i vizi ed i limiti ma poi accettano di farne parte.

Michele Santoro è un giornalista di capacità indiscussa. Con una storia che parla per lui. Ha avuto il coraggio di portare in pubblico temi che prima di lui nessuno aveva osato sollevare. Nelle ore scorse ha detto “Da osservatore penso che manchi la sinistra in Italia, e non è un mistero. Ma non ho intenzione di sfruttare la mia popolarità per un blitz elettorale che non va da nessuna parte, ho una storia. E la tutelo”. Fin qui, la donna di strada resta nel suo vicolo. Poi però fa un’aggiunta.

Però se Giuseppe Conte decidesse di fare politica, e non tattica, se lasciasse il governo di Mario Draghi per mettersi in gioco a sinistra e rischiare… allora sarei anche disposto a dare una mano”. Ecco: la sola possibilità di uscire dal vicolo ed entrare in salotto, stona. Perché uno con la storia di Santoro non può metterla in gioco con un Conte che della politica conosce poco o nulla, dandone ampia dimostrazione in ogni occasione.

Longanesi, rifiutando la carica di Senatore, si alterò dicendo: “Come se bastasse rifiutarle certe cariche. Bisogna non meritarle”.

Resta con noi Michele.