Economia, l’allarme è dietro l’angolo: come si leggono i dati Unioncamere

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Come si leggono i dati di Unioncamere diffusioni nei giorni scorsi. C'è poco da stare allegri in provincia di Frosinone. Gli indicatori parlano di un rallentamento serio della nostra economia. Ecco dove. E perché sta avvenendo. Il ruolo delle banche. E della politica.

C’è poco da stare allegri. I dati Movimprese resi noti l’altro giorno da Unioncamere nascondono forti segnali d’allarme per l’economia della provincia di Frosinone. I dati positivi, il fatto che siano nate più imprese di quante hanno cessato l’attività, significa ben poco: i numeri vanno interpretati.

I valori assoluti

Il dato Movimprese è molto articolato. Offre un’analisi dettagliata. Nel periodo aprile – giugno 2019 il comparto agricolo ha registrato l’iscrizione di 61 nuove imprese, hanno cessato l’attività in 46. Ce ne sono 15 in più, che portano il totale delle Partite Iva nel settore a 5.694, delle quali 5.612 in attività.

Il settore industriale è forte di 4.289 imprese. Nel trimestre hanno iniziato l’attività in 23 e l’hanno cessata in 31. Il settore è rimasto pressoché immutato, se non fosse per alcune variazioni nel settore delle industrie alimentari e della fabbricazione di prodotti in Metallo. Nel ramo delle costruzioni, 83 nuove attività hanno iniziato a lavorare mentre 70 hanno cessato. Il ramo del commercio registra 113 aperture e 177 chiusure: colpito il settore dell’ingrosso (-23), nel commercio al dettaglio hanno iniziato l’attività in 64 ma hanno abbassato la saracinesca in 105. I servizi di ristorazione registrano 34 aperture e 37 chiusure. Recupera il settore finanziario: 12 aperture ed 8 chiusure. Invariato quello dei trasporti. C’è molto movimento nei nuovi settori, quelli che non rientrano nelle fasce tradizionali: 259 aperture e 24 cessazioni.

Il saldo, nella sostanza è +0,39: la provincia di Frosinone cresce, di pochissimo. Ma cresce.

Il confronto

I dati, per essere letti vanno confrontati.

Anno 2018

Prendiamo allora il 2018. Il Lazio è stata una delle 14 regioni con saldo in attivo. Il Lazio (+1,57%) ha registrato in quell’anno la crescita più sostenuta anche in termini relativi.

A Frosinone nel 2018 la Camera di Commercio ha registrato 2.662 iscrizioni, 2.173 cessazioni: in pratica ci sono state 489 nuove imprese in più di quelle cessate. Il tasso è stato dell’ 1,02.

Anno 2017

Anche il 2017 è stato un anno nel quale gli italiani hanno continuano a credere nell’impresa. E anche nel 2017, le nuove attività economiche hanno superato quelle che hanno chiuso i battenti. Tutte le altre regioni hanno chiuso l’anno con un bilancio anagrafico positivo, con il Lazio a fare da battistrada (10.648 imprese in più).

In provincia di Frosinone nel 2017 sono state iscritte 2.950 imprese e nello stesso tempo hanno cessato in 2.398. Il saldo è di 552 attività in più, con un tasso di crescita pari all’1,17%

Anno 2016

Il 2016 è stato l’anno in cui ci si ingegnava per sbarcare il lunario, l’industria ancora non aveva riacceso i motori. In quell’anno sono stati registrati più bed and breakfast, consulenti aziendali, giardinieri, parrucchieri e tatuatori. Meno imprese edili e manifatturiere.

Bilancio imprenditoriale attivo per quindici delle venti regioni italiane. In termini assoluti, meglio di tutte ha fatto il Lazio (11.264 imprese in più).

Frosinone ha registrato 3.050 nuove imprese contro le 2.450 che hanno chiuso. Il saldo è pari a +600 imprese ed un tasso di crescita pari ad 1,28%

I segnali d’allarme

I segnali d’allarme stanno dietro ai numeri. Il saldo del secondo trimestre del 2019 è uno tra i meno brillanti dell’ultimo decennio. Anche se alla fine il saldo rimane attivo è aumentato il numero delle imprese che hanno chiuso.

La provincia di Frosinone è quella che cresce meno nel Lazio. Ma è in ripresa rispetto al I trimestre 2019 quando le imprese iscritte sono state 1.028 mentre quelle cessate sono state 1.111, con un saldo negativo di 83 imprese ed un tasso di decrescita pari a -0,17.

Soprattutto a cessare l’attività sono state imprese che hanno più di qualche anno di storia alle spalle. Ma non si tratta di imprese storiche.

È il vero dato sul quale concentrare l’attenzione. Il valore più importante in un’impresa è la longevità: si tratta di un parametro che le banche tengono in altissima considerazione, un’azienda solidamente radicata nel territorio non compie operazioni avventate, cerca di consolidare ulteriormente la propria posizione e fa di tutto per crescere acquisendo gli altri.

Gode di un vero e proprio patrimonio che si chiama ‘credibilità‘. È per questo che gli economisti corrono subito a consultare questo dato.

La longevità locale

Il dato importante sul tasso di sopravvivenza delle imprese nei primi tre anni dalla costituzione, arriva dall’ufficio studi della Camera di Commercio di Frosinone.

Facendo riferimento alle imprese iscritte nel 2015 si può vedere quanti di loro sono sopravvissute nei tre anni successivi. Nel 2016 il 75,5% manteneva l’iscrizione e il 24,5% aveva chiuso dopo un anno. Nel 2017 il 70,1% manteneva l’iscrizione e il 29,9% aveva chiuso dopo due anni. Al terzo anno, nel 2018, il 65,9% delle nuove imprese 2015 era ancora iscritto al Registro Imprese, mentre il 34,1% aveva cessato l’attività.

Tenuto conto di un congruo arco temporale triennale per le prime valutazioni sulle prospettive delle imprese, il dato della provincia risulta positivo.

La gemmazione

Quanti anni avevano le imprese che hanno cessato l’attività? Una domanda che va fatta seguire subito da un altro quesito: le nuove imprese sono nate ‘per gemmazione‘? Cioè è la stessa attività che ha chiuso ma ha riaperto sotto nuovo nome o intestata ad altri familiari?

Per quanto cinico è un dato rassicurante: la chiusura e la nascita per gemmazione indicano o la necessità di lasciarsi alle spalle situazioni fiscali da definire (ad esempio, lascio una bad company a discutere con l’Agenzia delle Entrate, nel frattempo proseguo l’attività con una new company).

«Un dato ufficiale in questo senso non lo abbiamo ma a naso possiamo dire con certezza che c’è stata gemmazione, con chiusure che sono legate spesso alla cessazione di benefici fiscali. Molte volte si tratta di variazioni, in altri casi si preferisce costituire una nuova società su basi diverse» spiegano dalla Camera di Commercio di Frosinone.

La proiezione

Non c’è molto da stare allegri anche se il dato finale è positivo. L’economia della provincia di Frosinone è in rallentamento già da qualche anno: cresce poco, cresce meno che nel passato, da quest’anno cresce meno delle altre province del Lazio.

A frenare la crescita in provincia di Frosinone è il periodo di stop dei due settori trainanti: l’Automotive ed il chimico farmaceutico. Infatti Fca Cassino Plant ha lavorato pochissimo, fatto molte ore di cassa integrazione; la produzione premium di Giulia e Stelvio sta risentendo molto della contrazione dei mercati, proprio i modelli Alfa Romeo stanno pagando il prezzo più alto della transizione al motore elettrico.

La previsione di ripresa è per il 2021 con i nuovi modelli plug-in.

La crescita è nel Turismo e nei servizi al turismo: vera alternativa per un Paese con prezzi sempre più abbordabili ma alla ricerca di servizi turistici di qualità, con prodotti enogastronomici genuini e garantiti.

Frosinone risente anche della contrazione dei flussi su Roma: la Capitale si sta svuotando a vantaggio di Milano, ne risentono anche le economia dei territori collegati, come Frosinone.

Il settore bancario ora ha un ruolo fondamentale: nei momenti di rallentamento e stagnazione le banche sono è quelle che svolgono la funzione di stimolare la ripresa, finanziando la costituzione di nuove attività, sostenendo i progetti di nuove aperture. Guidando la raccolta degli investimenti verso i rilanci delle imprese sul territorio.

Occorrono però strategie chiare. Che fino ad ora la politica non ha ancora messo a punto