“A Porte Aperte” con… la Fiat di ieri, oggi e domani

Dalla mitica Fiat 126 del 1972 all'elettrica Maserati Grecale di Stellantis. A bordo lieti ricordi di ieri, dura realtà di oggi e incertezza del domani. Con un Banchiere più popolare dei Sindacati, un Segretario nazionale più fiducioso di Tavares, uno Regionale più sociale dello Stato e un Sindacalista che tessererebbe il Banchiere. Tra i sogni del primo operaio Fiat e gli incubi dei lavoratori di Cassino Plant.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Correva l’anno 1972. Lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano era il sogno di tutti i giovani. Stipendio sicuro e lavoro al coperto. Cosa è successo in questi cinquant’anni? Cosa succederà nei prossimi venti? Cosa vuol dire l’operazione immobiliare avviata da Stellantis? Con tutto il cambio di paradigma legato all’introduzione del motore elettrico. E il futuro dell’intero comparto in provincia di Frosinone, in Italia, in Europa.

Di tutto questo, tanta roba, si discute nella quarta puntata di A Porte Aperte. Con l’Economia e i Sindacati dei Metalmeccanici. Interviene il professor Vincenzo Formisano: docente di economia all’Università di Cassino e presidente della Banca Popolare del Cassinate, nonché vicepresidente di AssoPopolari, l’Associazione nazionale di cinquantaquattro banche popolari.

L’odierna Confederazione dei Lavoratori è incarnata da Enrico Coppotelli, Segretario Generale Cisl del lazio. Nonché da Ferdinando Uliano, leader nazionale della Fim: la Federazione italiana metalmeccanici. Per la Fiom Cgil, i metalmeccanici della Confederazione del Lavoro c’è il segretario provinciale Donato Gatti: in collegamento dal cancello uno dalla storica ex Fiat.

Una Fiat di Piedimonte che viene raccontata dal suo primo operaio. E mostrata in tutto lo splendore iniziale di metà anni Settanta: con un video concesso dall’Archivio nazionale del cinema d’impresa. Dalla non-politica industriale alle polveri sottili fino all’Ottobre Rosa. Ora è tempo della transizione Stellantis. (Qui le altre puntate di A Porte Aperte).  

Uliano per la Piattaforma

Ferdinando Uliano, Segretario Nazionale Fim Cisl

Uliano (Fim Cisl) butta acqua sul fuoco: «Lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano non deve essere preoccupato per il suo futuro immediato in quanto il ceo Carlos Tavares ha già dichiarato che a quell’impianto verranno assegnate le produzione della nuova piattaforma Bev Stla Large, cioè i Suv della prossima generazione». (Leggi qui: Tavares annuncia: “C’è un futuro premium per Cassino Plant”).

È la piattaforma su cui si sta realizzando la Maserati Grecale e verranno sfornate anche le future Alfa Romeo elettriche: Giulia e Stelvio.  «Una scelta positiva sul piano occupazionale – così Ulianoin quanto è un modello che punta a vendere molti più pezzi rispetto agli altri dello stesso marchio». A Cassino Plant si sarebbero potuto fare anche Premium di segmento superiore, più grandi e costose, quindi Sport utility vehicle per una cerchia ristretta. Ma avere ottenuto invece quel segmento – fa capire Uliano – è una manna dal cielo: perché se ne venderanno di più sul mercato e quindi se ne dovranno produrre di più e ci sarà più lavoro.

Donato Gatti (Fiom Cgil Frosinone), però, esterna tutte le preoccupazioni degli operai di Stellantis. «È indispensabile che Stellantis comunichi al più presto i nuovi modelli che intende assegnare a Cassino, uscendo così dall’indeterminatezza». Intanto, come rileva il professor Vincenzo Formisano, «è in atto un nuovo processo di delocalizzazione dell’indotto – mette in guardia -. Come banchiere sono testimone del fatto che molte imprese stanno spostando i loro stabilimenti dalla provincia di Frosinone al Nord Africa».

Coppotelli per la Persona

Enrico Coppotelli, Segretario Generale Cisl del Lazio (Foto: Erica Del Vecchio / Teleuniverso)

Enrico Coppotelli (Cisl Lazio), dal canto suo, continua a mettere al centro la Persona. «È necessaria – assevera – una riconversione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo dal passaggio ai motori elettrici». Ha lanciato, nel frattempo, la “Festa della Partecipazione” a Ferentino con il segretario nazionale Luigi Sbarra. «Un modello di sviluppo – lo definisce Coppotelliparametrato sul protagonismo e sulla partecipazione dei lavoratori alla vita di impresa».

È un grande evento, quello del 13 e 14 ottobre, che ha coinvolto la Cisl a tutti i livelli nei luoghi di lavoro e nelle piazze delle principali città italiane. Confronti, dibattiti, approfondimenti, ma anche il rilancio di una rivoluzionaria proposta di legge di iniziativa popolare.  (Leggi qui: Ecco il vero motivo per cui Sbarra è andato a Ferentino).

Si chiama “La Partecipazione al Lavoro” e farebbe entrare i lavoratori nei consigli di amministrazione e sorveglianza: con tanto di compartecipazione degli utili prodotti dal datore di lavoro. In aggiunta, anche la presentazione dei primi autorevoli Sì al manifesto Cisl “Insieme per la Partecipazione”: in arrivo dalle sfere della scuola, della cultura e della scienza.

Pecora con la Fiat 126

Antonio Pecora, ex caposquadra Fiat

Si parte con i bei ricordi andati. Antonio Pecora, arrivato dalla casa madre Torino con una figlia di tre anni, fu il primo a lavorare nella Fiat cassinate: il primissimo capannone in cui venivano allestite le storiche 126. «Poi arrivarono gli altri, che passavano per un piccolo addestramento – rammenta l’ex operaio della cassinate Fabbrica italiana automobili Torino -. Quasi nessuno aveva mai visto una fabbrica, ma c’erano buoni elettrauto».

All’inizio venivano completate 25 macchine al giorno, che costavano 800mila lire l’una. Lo stipendio di un operaio era di 90mila lire, quindi gli bastavano dieci mesi per comprarla. «Adesso, invece – sbotta Pecora – che compri?». La risposta è semplice: manco una gomma. Ai tempi di Fca, la fusione tra Fiat e Chrysler, si assemblavano auto da 20mila euro. Ora costano dai 70 ai 100mila euro.

Cinquant’anni fa la Fiat di Cassino assemblava e completava 250mila vetture all’anno. Cinque anni fa, ormai rimpiante, 100mila produzioni: con 1.200 lavoratori in più rispetto ad oggi. Oggi che, con un fermo lavorativo di 40 giorni da inizio anno, ci sono 60 lavoratori in bilico con gli ammortizzatori sociali in via di scadenza.  

Aria pesante a Piedimonte

Donato Gatti con i lavoratori Fiom davanti allo stabilimento Stellantis

«C’è un’aria pesante qui a Piedimonte San Germano – esplicita Gatti (Fiom Cgil) davanti all’odierna Stellantis -. Sono ormai oltre dieci anni che diciamo le stesse cose. Che il motore endotermico sarebbe finito. Ora siamo più che mai preoccupati non solo per lo stabilimento ma per l’intero indotto». La crescita di Grecale non sta compensando la flessione di Stelvio e Giulia.

Per Uliano, leader della Fim Cisl, ci sono però anche aspetti positivi: «La piattaforma total electric è una notizia importante per avere una prospettiva chiara. Entro i primi mesi del 2025, però, servirà assegnare i nuovi modelli. Altrimenti non ci sarà la capitalizzazione del risultato di Cassino, che oggi è in situazione di sofferenza malgrado tutte le sue potenzialità».

Parole queste che non rassicurano affatto la Fiom. «Negli ultimi anni c’è stato il buio totale – tuona Gatti -. Cassino non fa nemmeno parte dell’Area di crisi complessa. Lancio allora un appello alla politica e al sindacato nazionale affinché si occupino della Zes, che non comprende il Basso Lazio». Della Zona economica speciale, che non dà sgravi fiscali e burocratici alle province di Frosinone e Latina, se n’era parlato due puntate fa. Un dramma: Frosinone e Latina si troveranno accerchiate. Perché le aziende con sede in Abruzzo, Molise e Campania avranno enormi incentivi; Roma avrà i fondi per Giubileo ed Expo. Ciociaria e Pontino? Nulla. E tutti avranno una buona ragione per spostarsi di qualche chilometro dove invece gli incentivi ci sono. (Leggi qui “A Porte Aperte” con… Nardella e le polveri sottili).

Il Banchiere popolare

Il prof. Vincenzo Formisano

A condividere le preoccupazioni di Gatti è Vincenzo Formisano, che non ama definirsi banchiere. Per lui, come sdrammatizzerà il segretario provinciale, è pronta anche la tessera della Fiom. Pone da giorni l’attenzione sulla graduale delocalizzazione dell’indotto nel Nord Africa: per ora con sedi secondarie.

«I numeri parlano chiaro e non ci sono certezze da parte di Stellantis – così l’economista popolare -. Se i diecimila componenti di un’auto vengono prodotti altrove, qui non si può che assemblare e basta. Ma, oltre il proprio naso, c’è il dato più grave: a Torino non si fanno più Ricerca e Sviluppo».

È partito una frecciata a destra e manca: «Con una politica industriale trasversale l’Italia sta perdendo l’Automotive, mentre la Francia è socia di Stellantis. Abbiamo venduto un pezzo importante. Ricerca e Sviluppo aiuterebbero anche ad aumentare la remunerazione degli operai, ormai ai livelli minimi di sussistenza». (Leggi qui: L’urlo di Calenda: “Stanno soffocando l’automotive”).

Serve la mano pubblica

Vincenzo Formisano ed Enrico Coppotelli

L’Italia ha ormai perso 20 punti di Pil, Prodotto interno loro, rispetto alla Germania: il punto di riferimento, che ha tutt’altra manovra d’azione all’interno dell’Unione europea. «Non abbiamo più lo stesso peso in Europa – così il professor Formisanoe ormai non siamo neanche più la settima potenza economica al mondo. Ci stanno raggiungendo Paesi emergenti come l’India. In Italia, però, non si pone il tema dei temi: la grande industria automotive».  

Coppotelli, segretario della Cisl Lazio, vuole guardare ancora più in avanti. «I nuovi modelli elettrici hanno ovviamente meno componenti e, quindi, serviranno meno operai per montarli – argomenta – Già da due anni chiediamo una conversione forte dei lavoratori con sostegni reali da parte dello Stato. Altrimenti si scatenano rabbia sociale e frustrazioni, sentimenti da combattere con risposte concrete».

Tesla, la regina dell’elettrico, assemblea ormai pezzi unici. «Non si può continuare ad affidarsi al mercato senza la mano pubblica, altrimenti il debole sopperisce sempre – esplicita Coppotelli -. Servono interesse dalla Politica e chiarezza da Stellantis. Non permetteremo che a rimetterci siano i più deboli». (Leggi qui La vertenza di Coppotelli: al centro la persona).

Lavorare meno, lavorare tutti

Donato Gatti

Gatti e Fiom, dal canto loro, hanno anche controproposto una riduzione dell’orario lavorativo: sei ore al giorno, in modo che possano lavorare tutti. Il mondo Fiat è fatto così, mutualistico, tramandato almeno quello di padre in figlio.

Formisano avrebbe una ricetta: «Per restare competitivi – sprona – bisogna fare cose che altri non fanno. L’unico polo tessile rimasto in Italia, ad Ivrea, non si è messo in competizione con l’Asia ma è diventato un centro di studio del tessile stesso, ormai eccellenza mondiale. Più basso è il valore aggiunto, ossia Ricerca e Sviluppo, più bassi saranno i salari».

Anche per Coppotelli siamo a un punto di svolta: «È un momento non più rinviabile, perché l’elettrico non è la panacea di tutti i mali. Si sposta verso la Cina, player principale grazie alla materia prima che noi non abbiamo. Altro tema il costo dell’energia. Ma questo è il “Paese di No”, i cui professionisti si opporrebbero anche all’estrazione di materie prime tra Toscana e Lazio».

Elettrico: valore aggiunto o no?

Vincenzo Formisano

Il professor Formisano aggiunge il carico anti elettrico: «Se cambiassimo ogni auto e camion da motore a scoppio a quello elettrico, ridurremmo l’inquinamento in Italia di appena il 3%. Un -7% in Europa. È una bomba ecologica che non conosciamo bene. Dove andranno a finire tutte queste batterie? Ci stanno dicendo una stupidaggine per convenienza, noi corriamo sempre dietro alle mode».   

La piena frustrazione del popolo Stellantis viene tirata fuori al termine del turno pomeridiano. Perché la trasmissione va in onda mentre alle 21.30 esce il turno del Pomeriggio ed entra quello della Sera. I lavoratori sentono il fiato sul collo: «A ogni fermo produttivo seguono dismissioni di spazi – raccontano fuori dal cancello di Cassino Plant -. Una Maserati esce fuori ogni due minuti e 14 secondi. Noi, però, continuiamo a “vivere” con 1.400 o 1.500 euro al mese».

C’è anche chi punta il dito contro una serie di licenziamenti disciplinari: per questioni e situazioni che prima passavano inosservati. Si potrebbe definire come il classico pelo nell’uovo.

Meglio, forse, l’idrogeno?

Una delle linee Stellantis

«Sono licenziamenti fortemente repressivi e lasciano un silenzio tombale dietro di noi – denunciano -. Non c’è un’assemblea sindacale da almeno due anni. Soltanto la Fiom è sempre presente». Viene evidenziata la profonda differenza nei livelli di pulizia: ai tempi di Marchionne – dicono i lavoratori – si poteva mangiare sul pavimento delle officine. Oggi assolutamente no.

Il professor Formisano, invece della logica del profitto, vorrebbe «la creazione di valore – ribadisce con forza – perché con la delocalizzazione in corso pare di essere tornati a tempi lontani. Proporre altro. La più grande fabbrica di palloncini sta a Casalvieri, nella Valle di Comino, grazie al genio di Genesio Rocca».

Uliano, invece, è convinto che «la nuova linea di montaggio di Stellantis sia impegnativa ma soddisfacente, ma scarseggia la manodopera, quindi bisogna rincorrere la soddisfazione di aspettative più alte da parte dei lavoratori». C’è Gatti che, di contro, tira fuori l’idrogeno. Almeno per le industrie del Frusinate, nel mentre, si porta avanti il progetto di una “Valle dell’idrogeno” a Patrica: energia pulita per far muovere le aziende del territorio.   

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