Addesse e Borrelli: in due sul Carroccio, ma c’è spazio per uno

La situazione di Alatri con due esponenti della Lega è lo specchio di un Partito esploso nell'ultimo anno. E impegnato in una costante campagna elettorale. L'organizzazione interna verrà dopo

Tutti in fila per salire sul Carroccio. È la logica conseguenza del nuovo punto segnato dalla Lega di Matteo Salvini con la vittoria delle regionali abruzzesi: ulteriori aspiranti sovranisti si avvicinano. Il Partito inizia a manifestare i primi sintomi di una crescita avvenuta in fretta: un’organizzazione interna nominata e non ‘mediata’, l’assenza del dissenso interno con cui alimentare il dibattito aiutando così ad individuare gli errori, l’allontanamento o l’emarginazione proprio di quegli elementi in grado di mettere in discussione la leadership piovuta da Terracina.

Viene a mancare così quel filtro in grado di dipanare le questioni complesse. Facciamo il caso di Alatri.

Nel consiglio comunale ciclopico, gli esponenti leghisti sono due:
Gianluca Borrelli, di cui abbiamo ampiamente parlato qualche giorno fa (leggi quiAlatri si prepara al dopo Morini… quando sarà) e Roberto Addesse. Tuttavia non c’è traccia del gruppo consiliare. Perché?

L’assenza di amalgama, la crescita avvenuta in fretta, l’assenza di filtri in ingresso ed in uscita, alimenta i sospetti incrociati. Così gli “addessiani” sospettano che Borrelli non abbia alcuna intenzione di aderire al Carroccio in maniera ufficiale. Preferendo rimanere un esponente della civica Apa – Alleanza per Alatri: una delle liste schieratesi a sostegno di colui che poi è divenuto sindaco con il sostegno del centrosinistra: l’ingegnere Giuseppe Morini.

Gianluca Borrelli, insomma, è di sicuro iscritto al salvinismo. Ma – secondo questa chiave di lettura – ha preferito soprassedere sull’adesione in consiglio, rimanendo in una civica. Che i suoi avversari interni associano alla vittoria elettorale del sindaco Pd. Ricordando che si è già candidato due volte col centrosinistra. La realtà potrebbe essere anche un’altra: considerata la fine che fanno quelli che nel Partito fanno domande (ad esempio Fabio Forte, Alessia Savo, Andrea Amata…) meglio rimanere Civico. Perché Borrelli è uno che di domande ne fa.

I “borrelliani“, dal canto loro, si sono sentiti scavalcati. L’adesione di Roberto Addesse è arrivata dopo. Per questo Borrelli si è rivolto al dominus provinciale del Partito, Francesco Zicchieri. Allora c’è un’altra chiave di lettura: meglio non fare il Gruppo consiliare in modo da evitare che il peso massimo delle preferenze di Tecchiena (Addesse ha preso 4-5 volte i voti di Borrelli) divenisse capogruppo.

In tutto questo districato ginepraio, però, sembra sussistere un problema: chi rappresenta la Lega ad Alatri? Tutti e nessuno. Un fatto che non può far sorridere la dirigenza romana, che si sta impegnando al massimo per strutturare il populismo targato Salvini nella regione Lazio. Basterebbe notare “la corte” che Claudio Durigon sta facendo al sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani in vista delle europee.

Zicchieri per ora sembra intenzionato a sorvolare la questione. Perché non é questo il momento di andare troppo per il sottile: in una Lega che è in campagna elettorale permanente si accolgono tutti quelli capaci di portare voti, il consenso testimonia per loro. Un po’ come accaduto a Pontecorvo con l’ex sindaco Riccardo Roscia: bestia nera prima di un anno fa, possibile candidato sindaco leghista alla prossima tornata.

Ad Alatri così esistono almeno due sottogruppi, con tanto di distinguo social operati via Whatsapp: gli “addessiani” e i “borrelliani“. Correnti, sensibilità e provenienze politiche diverse fanno da sfondo a una certezza: la Lega, nella terra ciclopica, è in potenza, ma non in atto.

(A.A.)