Aspettando Draghi. Ma senza fretta

Perché l’operazione editoriale di John Elkann guarda alla prospettiva dell’ex Governatore della Bce a Palazzo Chigi. Senza però escludere altri scenari. Compreso quello del Quirinale, per il quale però bisognerà fare i conti con Romano Prodi.

Fabrizio Cicchitto ha scritto una lucida analisi sull’attuale momento politico dalle colonne dell’Huffington Post come esponente dell’associazione Riformismo e Libertà. Ma resta un politico fine, intelligente e abituato a leggere.

Due passaggi sono illuminanti. Scrive Cicchitto: «Il risultato di questa contraddizione è che oggi stiamo discutendo da settimane se utilizzare o meno i 37 miliardi del Mes condizionati ad un solo elemento, e cioè che siano spesi per la sanità, e dio sa quanto abbiamo bisogno di una cifra di questo tipo visto che non abbiamo realizzato nessun piano anti pandemia.

Fabrizio Cicchitto e Alfredo Pallone

Di fronte a tutto ciò un marziano non al corrente di quello che avviene nella vita politica italiana potrebbe dire: se l’attuale governo ha la palla al piede costituita dai grillini allora ci stanno le condizioni per un governo di unità nazionale, magari presieduto da Draghi, visto anche che Berlusconi è tornato a far politica dicendo anche che dobbiamo cercare di prendere più soldi possibili dall’Europa compresi quelli del Mes.

Quel marziano potrebbe anche aggiungere di esser sicuro che sarà d’accordo su questo anche la Lega che nel suo nocciolo duro è costituita da una sorta di sindacato interclassista di piccoli imprenditori e di operai che lavorano per larga parte nell’import-export con la Germania ovviamente utilizzando l’euro».

Però aggiunge anche: «Purtroppo questo marziano ignora che nel centro-destra c’è stato un duplice cambiamento di rapporti di forza, da un lato tra Forza Italia e la Lega e dall’altro lato nella Lega, dove oggi comanda un signore, Matteo Salvini, ispirato dai professori Bagnai, Borghi e Tremonti (il corrispettivo moderno di Marx, Engels, Lenin). Essi sostengono il no al Mes come misura di passaggio dell’uscita dell’Italia dall’euro perché grazie alla pandemia è finita la globalizzazione e con essa va smontata anche l’Unione Europea per cui il nostro Paese può tornare alla lira e anzi dichiarare guerra alla Germania sul modello delle guerre risorgimentali contro l’Austria».

Mario Draghi

C’è tutto in questa analisi: dallo smarrimento di Berlusconi alle differenze, sempre più profonde, nella Lega.

Ma quali potrebbero essere gli scenari? Secondo autorevolissimi commentatoti politici esperti di retroscenismi, l’operazione editoriale di John Elkann (Maurizio Molinari direttore de La Repubblica, Massimo Giannini de La Stampa, Mattia Feltri dell’Huffington Post) è solo la punta di un icebrg che potrebbe portare Mario Draghi a Palazzo Chigi. Ma Draghi non farà mosse azzardate. Il passo sarà compiuto soltanto se ci sarà una maggioranza capace di fare a meno dei Cinque Stelle. E questo oggi appare complesso.

Certamente se Draghi resterà ai box adesso, poi potrebbe concorrere per il Quirinale, che però rappresenta un obiettivo anche di Romano Prodi.

Resta però l’esigenza di un cambio di passo per un Governo per la ricostruzione del Paese. L’esecutivo di Giuseppe Conte non dà la sensazione di potercela fare. L’operazione editoriale di Elkann ha spiazzato il Pd, messo all’angolo Conte e reso ancora più marginali, in prospettiva, i Cinque Stelle. Ma Elkann non guarda neppure a Lega e Fratelli d’Italia. In realtà al momento ci sono tutte variabili. Aspettando Draghi.