Catalent, la beffa doppia: il sito non è inquinato

La beffa sulla rinuncia di Catalent al suo maxi progetto è doppia. Arpa dice al ministro Cingolani: "Suolo e sottosuolo dove doveva nascere la struttura non sono inquinati”. Caccia a chi ha rallentato le autorizzazioni. Gli industriali potrebbero disertare il tavolo regionale. Vogliono un confronto nazionale.

Non è quello che volevano, non è detto che ci andranno. Gli industriali potrebbero decidere di non partecipare al Tavolo Caralent convocato dal coordinatore della maggioranza Zingaretti in Regione Lazio Mauro Buschini.

In maniera del tutto riservata lo hanno fatto presente al presidente di Unindustria Angelo Camilli. Sottolineando che il problema esploso in provincia di Frosinone è troppo grande per essere ridotto ad una questione da Consiglio Regionale. I cento milioni di euro spostati dalla Ciociaria all’Oxfordshire, il progetto mollato a causa dell’inutile attesa per due anni delle autorizzazioni e spostato sul Vaccine Manufacturing and Innovation Center nell’Inghilterra meridionale sono solo la punta dell’iceberg.

Vogliono che la questione vada ad un tavolo più incisivo. Quello del Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, quello del premier Mario Draghi. È a loro che si è rivolto nelle ore scorse il presidente Camilli.

Il collo di bottiglia a Frosinone

Il palazzo della Provincia

A Frosinone c’è un collo di bottiglia. Parlano i numeri. Se si chiede un’Autorizzazione Unica Ambientale (il provvedimento che sostituisce gli atti di comunicazione, notifica e autorizzazione in materia ambientale) in un Comune della Provincia di Latina si ottiene il documento entro i 90 giorni previsti dalla Legge. Nel palazzo della Provincia di Frosinone ci sono AUA ferme da tre anni nonostante il regolamento per la semplificazione annunciato nei mesi scorsi dal presidente Antonio Pompeo.

Proprio per questo c’è chi cerca di saltare il livello provinciale e chiede direttamente l’Autorizzazione Integrata Ambientale che è competenza della Regione e del Ministero.

Ma le cose non vanno meglio. Si rischia di finire in un labirinto dal quale l’uscita è lontana anni. Il Ministro per la Transizione Ecologica ha acceso i riflettori sul caso Catalent: ha chiesto chiarimenti a tutti gli enti che dovevano esprimere un parere. Vuole capire chi non ha risposto e perché non lo ha fatto. Se dovesse risultare che tutti hanno fornito il loro parere, sarà la Regione a dover spiegare perché non ha dato il via libera o lo stop.

Sito contaminato? Solo potenzialmente

Il sito Catalent ad Anagni

C’è profumo di beffa. Il sito sul quale Catalent intendeva realizzare il nuovo capannone non è inquinato. È scritto nella risposta data dall’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente al Ministero della Transizione Ecologica.

La nota è del 13 aprile, mezza paginetta:

I risultati scaturiti dall’applicazione dell’Analisi di Rischio hanno determinato, per i percorsi analizzati, un rischio accettabile per la matrice suolo/sottosuolo. Pertanto, allo stato, per tale matrice il sito è non contaminato.

La matrice acque sotterranee, allo stato è da considerarsi contaminata in relazione al superamento delle Concentrazioni Soglia Contaminazione (CSC) riscontrati nei piezometri indicati dalla ditta come punti di conformità a valle idrogeologica del sito.

Che significa? Arpa dice che suolo e sottosuolo (cioè dove Catalent voleva fare le fondazioni del nuovo impianto) non è inquinata. Risulta inquinata la falda sottostante, che è dai 20 ai 40 metri di profondità e dove non arrivano le fondazioni.

In pratica Catalent si sarebbe ritrovata a realizzare le fondamenta su un terreno non inquinato. In profondità c’è una falda nella quale vengono superati i valori di soglia, non interessata dai lavori.

Il ruolo del Consorzio Industriale

Mauro Buschini

La Regione Lazio prova a costruire una soluzione. Mauro Buschini ha annunciato giovedì sera a Teleuniverso che al tavolo di martedì proporrà di trasferire al nuovo Consorzio Industriale del Lazio la competenza sull’istruttoria delle pratiche per ottenere le autorizzazioni ambientali.

Il presidente Francesco De Angelis è d’accordo. “Il mancato investimento della Catalent ad Anagni apre una discussione importante sulla quale tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a riflettere. È indispensabile avviare un progetto di riforma, a ogni livello istituzionale, che possa portare a procedure più snelle e veloci che rappresentino un incentivo per chi decide di investire in nuovi insediamenti industriali o con l’ampliamento delle aziende già esistenti”.