I Fratelli di Ceccano o I Ceccanesi d’Italia

La doppia lettura dei cento delegati al Congresso Nazionale di Fratelli d'Italia: ben il venti per cento (uno su cinque) viene da Ceccano. Gli intrecci familiari e non solo. Prova di forza o di debolezza per Ruspandini?

Fratelli di Ceccano. Oppure: Ceccanesi d’Italia. La pattuglia che andrà a rappresentare la provincia di Frosinone al Congresso Nazionale di Fratelli d’Italia a Trieste è a forte trazione ceccanese.

 

A TRIESTE 20% DI CECCANO

Cento componenti, eletti dall’assemblea provinciale celebrata sabato scorso a Frosinone da Memmina: uno su cinque proviene dalla ex Contea di Ceccano.

Per alcuni è la dimostrazione di forza voluta da Massimo Ruspandini per mettere al sicuro la sua leadership, un segnale per esorcizzare la possibile resurrezione di Antonio Salvati dall’oltretomba politico nel quale è finito.

I maliziosi invece lo interpretano come il segnale di un Partito che ancora non si è radicato abbastanza sul territorio, al punto da non coprire in modo uniforme tutte le aree geografiche.

«L’ 80% della popolazione ciociara risiede in paesi con meno di cinquemila abitanti. Per me questa è una ricchezza» ha detto Ruspandini.

Poi però, scorrendo l’elenco, si scopre che 18 su cento sono i ceccanesi accertati (20%), due sono marito e moglie, due sono dipendenti comunali, due sono consulenti del Comune. E molti sono riconducibili a 7 ceppi familiari: Carfagna, Della Rosa, Foglietta, Kola, Palombi, Pulciani, Salvati. Un incrocio di mogli, mariti, cugini, cognati e chi più ne ha più ne metta.

Qualcuno ad un certo punto nota che Claudio Palombi da Castro dei Volsci è accompagnato non solo dalla figlia ma anche dalla moglie. Nelle ultime file un sindaco mormora: «Mica vorrà fare una tripla?!» Invece ci riesce: e piazza tutti e tre sul treno per Trieste.

Anche qui, la chiave di lettura è duplice: gli amici di Ruspandini ci leggono una sua prova muscolare, chi non condivide sparge veleno e dice che non arrivavano a cento “più delegati che voti”.

Come sarebbe possibile? A dare retta ai maligni sarebbe solo la normale conseguenza di un tesseramento un po’ forzato: venne fatto al tempo della diatriba che doveva concludersi con lo scontro finale tra Salvati e Ruspandini, pertanto non si badò molto alla provata fede e dottrina politica del tesserando. Bisognava superare il nemico.

Oggi però, in base al numero dei tesserati, è uscito che da Frosinone devono partire 92 militanti per sostenere le loro tesi al Congresso Nazionale. Quindi, via con la composizione degli elenchi dei delegati.

CANDIDATO LOCALE? SIAMO SQUADRA

Doppia interpretazione anche sulla rivendicazione delle candidature: a chiare lettere è stato detto che il territorio rivendica una candidatura locale in occasione delle prossime Politiche. L’assemblea lo ha ribadito in modo evidente al Commissario Provinciale Marco Marsilio.

Che però ha risposto «Ragioniamo da squadra».

Può significare che al tavolo delle alleanze, con Forza Italia e Noi con Salvini, si verificherà la possibilità di trovare uno spazio blindato per uno dei tre sub commissari:  Massimo RuspandiniAlessandro Foglietta o Paolo Pulciani. Anche se Foglietta ha già declinato e sta girando la provincia in cerca di un candidato di spessore, e Ruspandini preferirebbe in ogni modo evitare una campagna massacrante come quella Regionale. Dalla quale si esce con il conto delle preferenze. Che non lascia alibi.

Ma per alcuni potrebbe significare: siccome dobbiamo accomodare molte persone nell’area di Roma, siccome siamo una squadra potremmo cedere qualcosa qui.

In entrambi i casi, nessuno sa ancora se FdI della provincia di Frosinone avrà un candidato in posizione eleggibile o sarà solo di rappresentanza.

 

Nell’attesa, l’unico dilemma sul quale ci si può esercitare è: Fratelli di Ceccano o Ceccanesi d’Italia?