Europa Cerbero tra Craxi e Mattei, sanzioni ed autosanzioni

Siamo riusciti ad imporre sanzioni delle quali ora paghiamo noi il prezzo. Nel vero senso del termine: perché l'Europa (cioè noi) ora minaccia di imporci multe per le sanzioni che (noi) abbiamo messo e proprio noi aggiriamo.

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Cerbero come tutti sanno è un mostruoso cane mastino gigantesco e sanguinario dotato di tre teste. È uno dei mostri a guardia dell’ingresso degli inferi dove regnava il dio Ade. Nell’Eneide, Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea, lo stesso Dante lo mette all’ingresso dell’inferno a guardia dei peccatori di gola. Ecco l’Europa oggi ha preso le sembianze di Cerbero. Un cerbero un po’ più radical chic ma altrettanto inquietante.

Con una testa ringhia contro la Russia, con un’altra prende le carezze degli Usa, con la terza si guarda intorno a controllare gli altri membri dell’Unione Europea per controllare che non ci sia qualcuno che voglia fregare l’altro. Ma soprattutto esattamente come un cerbero impazzito e fuori controllo prima ringhia e poi tenta di mordere se stessa.

Cerbero ringhia contro la Russia

Ursula von der Leyen (Foto: Daina Le Lardic / © European Union – Source : EP)

Ricorderete che l’autoritaria Europa ringhiando in direzione Russa negli scorsi mesi aveva applicato qualsiasi tipo di sanzione le venisse in mente contro i barbari boscevichi. Che ben presto avrebbero dovuto crollare sotto le inenarrabili conseguenze di cotanta potenza distruttrice. Abbattutasi dai poveri atleti paralimpici fino ai neociccioni russi che non avrebbero resistito alla chiusura di Mac Donald o di qualche social.

Qualcuno però obiettò che essendo noi stessi i più grandi acquirenti di materie prime energetiche, soprattutto di gas, dalla federazione russa avremmo potuto subire il contraccolpo. Ne parlò con inconsueta lucidità addirittura Matteo Salvini, al momento sbeffeggiato dal mainstream politico e inserito per direttissima nella lista dei collaborazionisti russi.

Ma prontissimamente e con slancio energico degno di un cinegiornale dell’istituto luce sull’autarchia, il presidentissimo Mario Draghi si lanciò nello sciorinare una serie di soluzioni alternative che andavano dal ritorno al carbone, provocando un malore alla povera Greta, ad improbabili accordi suppletivi sul gas stipulati con Algeria ed Angola (chissà se siano partiti in ordine alfabetico tipo tre uomini in barca con le malattie). Senza calcolare che gran parte degli impianti algerini è della stessa gazprom e che quelli angolani sono praticamente controllati dalla Cina.

Il condizionatore e il campo da tennis

Mario Draghi con Ursula Von der Leyen (Foto Filippo Attili / Imagoeconomica)

Sintetizzando poi il tutto con l’immaginifica frase: “vogliamo il condizionatore d’aria acceso o la pace?”, che resterà nella storia seconda solo a quella “non ti vaccini, ti ammali, muori”. Se non fosse pure che in Angola Draghi non ci è potuto andare perché si era beccato il covid nonostante le tre dosi. E chissà Di Maio cosa abbia combinato tra una magnata e l’altra di piatti tipici come diceva il ministro degli Esteri russo Lavrov.

Senza contare che proprio la scorsa settimana il no vax Novak Djokovic che alla frasi di Draghi sulla morte dei no vax si produsse come tutta Italia in numerosi gesti apotropaici, al primo torneo a cui gli hanno ripermesso di partecipare, proprio quello di Roma ha stracciato tutti vincendo gli Internazionali d’Italia applaudito da praticamente mezzo governo seduto in tribuna. Tra cui Giuseppe Conte che si spellava le mani dopo che del campione serbo aveva detto peste e corna sui social.

Già che ci sono sorvoliamo pure sulla seduta del senato di due giorni fa dove appositamente non si sono usati i condizionatori in ossequio al diktat draghiano facendo praticamente sfiatare i senatori presenti madidi di sudore e appiccicaticci per tutta la seduta. Diciamolo Draghi ce ne sta dando di soddisfazioni, non quelle che ci aspettavamo ma come fa soffrire i politici lui non ci era riuscito nessuno.

La beffa del rublo

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

Ma non divaghiamo perché qui viene il bello. Insomma dopo questo anatema terribile e l’annuncio che mai e poi mai avremmo più preso gas dai russi, al permaloso Putin gli sono un po’ girate. Ha annunciato che se volevamo continuare ad acquistare gas lo avremmo dovuto pagare in rubli. Draghi e l’europa cerbera all’unisono: mai e poi mai. E giù altre sanzioni e armi.

Tutto fino ad un paio di giorni fa quando l’Eni la nostra principale azienda energetica in un comunicato in cui specificava di farlo “dopo aver messo a conoscenza il governo” annunciava di aver aperto due conti presso la Gazprom Bank uno in euro ed uno in rubli.

Ma come poche settimane fa avevamo detto mai! Ed oggi sbrachiamo così. Si chiede l’attonito cittadino italiano commentando il nostro atavico vezzo di finire sempre in braghe di tela.

In poche ore la notizia diventa tra le più gettonate figure di palta internazionali provocando serie interminabili di reazioni. Ma il nostro governo cuor di leone che dice: è tutto regolare noi paghiamo in euro loro trasformano in rubli, cosa che già anticipò in conferenza stampa Draghi tempo fa. Parla addirittura Gentiloni che si era dato per disperso. Insomma li mettiamo nella tasca destra di Putin che poi da solo se li infila nella sinistra. Ah allora tutto ok. Mica paghiamo in rubli eh, si pagano da soli coi soldi nostri. Geniale.

Ci multiamo da soli

Vladimir Putin (Foto Kremlin P.O.)

Se non fosse tutto così ridicolo non servirebbe il gran finale ma basterebbe dire che solo con queste operazioni il Rublo ha avuto un fortissimo rialzo e dall’inizio della guerra è l’unica moneta veramente performante e solida mentre dollaro e euro calano a picco. Sarebbe da fare i complimenti ai nostri illuminati economisti Draghi in testa.

Però ora viene il bello. Arriva l’Europa Cerbera che dice: “Eh no così voi state violando le sanzioni che voi stessi avete imposto insieme a noi”. Ed in effetti è vero. Allora in maniera strabiliante cosa fa? Annuncia che aprirà una procedura di infrazione contro l’Italia annunciando forti misure e ingenti multe.

Ora io lo vorrei rispiegare in modo il più elementare possibile.

  • Noi e l’Europa insieme mettiamo le sanzioni alla Russia.
  • Poi sempre noi le infrangiamo.
  • Poi sempre noi ci multiamo per averle infrante!
  • Ed alla fine sempre noi pagheremo una salata multa per aver infranto le sanzioni che noi stessi abbiamo voluto.

Sembra che Tafazzi il personaggio comico di Aldo Giovanni e Giacomo appresa la notizia abbia chiamato La Von Der Leyen annunciando il proprio ritiro dalle scene perché la realtà ha superato di gran lunga la finzione comica dell’uomo che si dava le bottigliate sugli zebedei da solo. E per fortuna che questo era il governo dei migliori sennò chissà cosa succedeva.

Il cane di Mattei

Enrico Mattei (al centro) visita l’impianto Sogin di Latina

È così che a proposito di cani feroci mi è tornato in mente il cane a sei zampe che sputa fiamme storico simbolo dell’Eni che volle il suo illuminato fondatore Enrico Mattei. Uno che era stato chiamato dal governo a liquidare l’Agip fondata dal governo fascista e che invece fondò l’Eni di cui l’Agip divenne colonna portante. E che per tutto il suo mandato agì solo ed esclusivamente nell’interesse della nazione fondando una azienda solida e capace di concorrere con tutti gli altri leader mondiali.

Tutti ricordano la aperta sfida con le sette sorelle petrolifere  Exxon, Shell, British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco. A parte la Shell, olandese, e la British Petroleum, britannica, le altre cinque erano tutte società statunitensi. Stati uniti che come adesso allora non gradirono le azioni di Mattei che arrivò perfino attraverso la mediazione del segretario del Pci Luigi Longo a stringere accordi petroliferi  con la Russia sfidando apertamente le terribili sette sorelle.

Non solo valorizzò anche le ingenti risorse italiane poi negli anni abbandonate. Un periodo della storia italiana dove l’espressione interesse nazionale veniva realmente applicata e con grandi frutti. Diede così tanto fastidio che trovò la morte nel volo Catania Milano misteriosamente precipitato a seguito di una esplosione a bordo. Una fine che ancora oggi lascia tanti dubbi e poche spiegazioni.

E quel simbolo del cane a sei zampe campeggia ancora oggi ad imperitura memoria di un italiano vero dirigente illuminato che lavorava per l’Italia. Altro che Cerbero.

E la Sigonella di Craxi

In pochi ebbero il coraggio di opporsi allo strapotere economico americano. Quasi tutti hanno fatto una brutta fine.

Ci riuscì anche quel giorno a Sigonella Bettino Craxi che fece circondare dai carabinieri le delta forces americane che avevano dirottato il boeing dei terroristi nella base di Sigonella imponendo con la forza l’autorità italiana appena vilipesa sul nostro stesso territorio. L’interesse nazionale.

Mi è tornato in mente perché la figlia di Bettino, Stefania è stata in questi giorni eletta presidente della Commissione Esteri del senato in sostituzione di un dimissionato presidente cinque stelle Petrocelli accusato di aver proferito giudizi benevoli sulla Russia.

Eletta superando dodici a nove il candidato sostituto cinque stelle Licheri grazie ai voti del centrodestra e dei Renziani. Cosa che ha provocato un terremoto politico perché i pentastellati usciti fregati dal voto si sono appellati a Draghi mettendo in discussione la tenuta della maggioranza.

Draghi ovviamente se ne fregherà e della vicenda resterà solo il senso del ridicolo e la beffa perché scorrendo i social ci si è accorti che anche le posizioni della Craxi spesso strizzavano l’occhio alla Russia.

Matteo, la Bolkenstein e Cerbero

E tra una figuraccia ed un’altra la priorità del governo è mettere la fiducia sul decreto concorrenza in ossequio alla orribile direttiva Bolkenstein. In base alla quale ad esempio tutte le nostre coste potranno essere svendute anche ai migliori offerenti esteri distruggendo un settore importante della nostra economia e regalandolo in mani straniere. Come dicevamo l’interesse nazionale.

Zelenski a Cannes

Nel frattempo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è apparso pure al festival di Cannes in una scena che era la perfetta riproduzione del film basato sul libro di orwell 1984, lamentandosi che non avrebbe vito un film ucraino perché non ve ne erano in concorso.

Ed in questa confusione la Von Der Leyen con la testa tra le nuvole ed un candore infantile si è prodotta in questa testuale dichiarazione: “la Russia è la minaccia più diretta all’ordine mondiale”. Il che ha fatto pensare in serie: esiste un nuovo ordine mondiale, la Russia gli da fastidio, il nuovo ordine mondiale è in crisi. E vi pare poco. Tutto così meravigliosamente Orwelliano ma così incredibilmente reale.

E noi intanto giochiamo col cane cerbero che, con le sue tre teste vuote, è riuscito ad autoimporsi sanzioni, a autoviolarle, ed automultarsi. Notevole no?

A questo punto chiunque avrebbe preferito il cane a sei zampe di Mattei che come egli stesso dichiarava era molto più stabile e forte.

Ma purtroppo gli aerei, oggi come allora cadono, così come le bombe che continuano a portare morte e distruzione.

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