FdI – Lega, fine gara mai

Il barometro politico del centrodestra dopo i risultati delle recenti elezioni Provinciali. Cosa succede in casa FdI, FI e Lega. Chi sta meglio di tutti è il presidente Luca Di Stefano.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

3-2-1… Non è il countdown che si fa in attesa di un Capodanno ormai alle porte, ma il risultato conseguito venerdì scorso alle elezioni Provinciali dai Partiti del Centrodestra ciociaro. Tre sono i Consiglieri eletti da Fdi (Alessandro Cardinali, Roberto Caligiore, Andrea Velardo) che si conferma primo Partito della coalizione. Due quelli della Lega (Andrea Amata e Luca Zaccari). Uno il Consigliere eletto da Forza Italia con il più votato in assoluto Gianluca Quadrini.

Lo stesso risultato fornisce una lettura diametralmente opposta sei letto nel suo insieme. Cioè: sei Consiglieri provinciali eletti dal centrodestra con un risultato che ancora una volta bilancia perfettamente la performance del centrosinistra. Che a sua volta ne ha eletti lo stesso sei. Quindi assoluta parità.

Per me pari son

Il che consente a Luca Di Stefano, presidente civico della Provincia, di intonare virtualmente il celebre brano dal Rigoletto di Giuseppe Verdi ” Questa o quella per me pari sono”. Nell’opera musicale, il Duca di Mantova (un grande seduttore) canta nel primo atto che questa o quella (bella donna) per lui sono tutte uguali e non cederà il dominio del suo cuore ad una piuttosto che ad un’altra. Fuori dal libretto musicale?

Probabilmente il risultato migliore al quale aspirava il presidente della Provincia. Perché così potrà continuare ad esercitare il suo ruolo rispondendo a chiunque che c’è anche l’altra parte da dover accontentare. Divide et Impera o se preferite tra i due blocchi è Di Stefano da solo che fa legge, esattamente come avvenuto nel corso dell’ultimo anno.

Una situazione che gli consente di avere le mani libere, non dover sottostare alle richieste di una più che dell’altra parte, senza dover fare particolari concessioni di deleghe. A nessuno.

Come si legge a destra

Gianluca Quadrini con Maurizio Scaccia e Giammarco Florenzani

Ma come si legge il risultato di Fdi, Lega e Forza Italia. Quale è stata la strategia messa in campo dalle Segreterie provinciali per arrivare al traguardo? Partiamo da Forza Italia che è la lettura più semplice.

Con gli azzurri questa volta è tornato a giocare il fuoriclasse delle preferenze Gianluca Quadrini. La volta scorsa stava con la lista della Lega. Con i suoi 8mila e passa voti ponderati ha trascinato tutta la lista e l’ha portata ad un clamoroso risultato: sfiorare l’elezione del secondo seggio grazie al buon risultato del candidato di Frosinone, Maurizio Scaccia. Quel seggio è mancato per appena 20 voti ponderati, cioè il voto di un singolo Consigliere comunale di uno dei più piccoli Comuni della provincia. (Leggi qui: Provinciali: eletto il nuovo Consiglio, ecco chi entra. E come. E leggi anche Provinciali, Frosinone resta a guardare. E ora?).

Al di là del risultato strettamente personale c’è un dato politico. Il Partito ha dimostrato di essere ancora attrattivo nonostante i tanti amministratori che sul territorio passati con altri Partiti e nonostante la scomparsa del suo fondatore e leader indiscusso Silvio Berlusconi. Ma è un dati ci contorno, involucro di una sostanza non discutibile: il risultato è legato a Quadrini. Ora resta da vedere quali effetti avrà sul Comune di Frosinone il malcontento manifestato da Scaccia a risultato acquisito. Se veramente Forza Italia valuterà l’appoggio esterno alla giunta Mastrangeli: realisticamente difficile che accada, più probabile che si sia trattato solo dello sfogo del momento per non aver centrato l’elezione di pochissimo.

Acume leghista

Mario Abbruzzese

La Lega ha giocato la sua partita con grande acume territoriale. C’è stata una sorta di divisione strategica delle aree: il Comune di Frosinone all’onorevole Nicola Ottaviani con il suo candidato Andrea Amata. Il resto del territorio provinciale al duo Pasquale CiacciarelliMario Abbruzzese con il loro al candidato di punta Luca Zaccari. Ma anche spazio agli altri tre candidati dell’area dell’assessore regionale, messi a correre sul terreno della caccia alle preferenze per giocarsi un eventuale terzo seggio, sempre possibile grazie alla lotteria dei resti. Va letto così il dato di Marco Fiorini di Fiuggi, Lino Caschera di Sora e Giuseppe Pizzuti di Alatri. Una gestione del consenso fatta con il bilancino di precisione per tenere tutti in partita.

Nella Lega non ci sono sensibilità ulteriori oltre a quelle dì Nicola Ottaviani (che è anche il Coordinatore provinciale del Partito) e Ciacciarelli/ Abbruzzese. In questi anni c’è stata una graduale semplificazione del quadro interno. Il che ha prodotto una maggiore stabilità. Nella quale ciascuno dei due poli trova forza ed equilibrio al tempo stesso, nella presenza dell’altro.

Il dato delle Provinciali dice che ora a tutti conviene concentrare gli sforzi sull’elezione di Mario Abbruzzese al Parlamento Europeo. Per dare ancora più sostanza ad una federazione ciociara che può già vantare in via Bellerio un sindaco di Capoluogo ed un deputato ascoltatissimo in materia di Finanza. Soprattutto producendo voti e consenso: le 14mila preferenze prese alle Regionali dall’assessore Pasquale Ciacciarelli in una Ciociaria da mezzo milione d’abitanti sono poco sotto quelle prese dal vice presidente di Regione Pino Cangemi in un bacino come quello romano da 3,5 milioni di abitanti.

Fratelli di elezioni

da sx Andrea Velardo, Alessandro Cardinali, Massimo Ruspandini e Roberto Caligiore

FdI aveva il delicato compito di confermarsi il primo Partito della coalizione, dopo il consenso ottenuto nelle urne ciociare alle elezioni Politiche dello scorso autunno e poi a quelle Regionali di febbraio. Non era facile centrare l’obiettivo per due motivi: la “feroce” concorrenza della Lega, la necessità di non trasformare il voto Provinciale in una conta interna fratricida.

Il risultato ottenuto da Fratelli d’Italia dice che queste Provinciali sono state studiate con cura maniacale dallo Stato Maggiore del coordinatore provinciale Massimo Ruspandini. Ripagato a peso d’oro il gesto di coraggio politico che ha portato a spalancare le porte al rientro di Alessandro Cardinali: il consigliere di Anagni è stato anche il primo degli eletti e grazie a quell’accoglienza si colloca in posizione di continuità e non di contrapposizione con la linea del Segretario provinciale.

Soprattutto consente a Ruspandini di continuare a sbandierare con forza la bandiera della collegialità issata in occasione del recente Congresso provinciale. Perché Alessandro Cardinali non viene dalla scuderia di Ruspandini ma è fraternamente legato al presidente Saf Fabio De Angelis. E perché a livello regionale la benedizione è arrivata dall’assessore Giancarlo Righini.

L’equilibrio adottato e l’analisi fatta a priori da Ruspandini e dal gruppo dirigente provinciale aveva come ulteriore finalità quella di non scontentare nessuna anima e nessuna sensibilità interna al Partito. Non ci sono state strategie ad exludendum ma è un’evidenza che tutte le altre sensibilità abbiano puntato sul Consigliere comunale di Frosinone Sergio Crescenzi. Il Gruppo consiliare del Capoluogo ha lavorato bene ed i voti interni gli sono arrivati tutti: l’assessore Fabio Tagliaferri ha mantenuto l’unità e dimostrato capacità di compatezza politica. Non sono arrivati i voti dagli altri Comuni. Il che apre l’interrogativo sull’effettivo radicamento in alcune realtà.

Barometro interno

L’analisi dei flussi dice che su Crescenzi alla fine sono andati anche alcuni dei voti Cassinati. Penalizzando il consigliere di Pignataro Interamna Antonio Cardillo che altrimenti avrebbe scalato un’ulteriore posizione. Significa che si è tentato di fare massa critica su Crescenzi, che Cardillo non ha padrini interni ai quali baciare la pantofola, che la capacità di posizionare il consenso è ancora determinante e quindi l’esistenza di sensibilità interne è funzionale ai nuovi assetti.

In FdI, così come nella Lega, il barometro interno segna (bel) tempo stabile.
Quello invece nella competizione provinciale tra i due Partiti segna molto nuvoloso tendente a pioggia. E le previsioni per le Europee dicono addirittura venti di burrasca. Perché la gara per la supremazia nella coalizione sul territorio, tra FdI e Lega e ad ogni tornata elettorale, è come l’ergastolo. Fine competizione mai.