Fiotech, dubbi su un’autorizzazione: il sindaco invia una diffida

Una carta non si trova. Tra le centinaia di certificati, relazioni, attestazioni, autorizzazioni che compongono il fascicolo Fiotech una non si riesce a trovare. Per questo il sindaco Carlo Maria D’Alessandro ha inviato una nota con la quale chiede di esibire il documento.

L’ha inoltrata alla società che è in procinto di aprire a Cassino uno stabilimento per la lavorazione di rifiuti ospedalieri provenienti dai reparti
Maternità: circa 60mila tonnellate all’anno rifiuti pericolosi classificati “a rischio infettivo” da sottoporre a trattamento, rifiuti pericolosi “non infettivi” e “non pericolosi” da destinare al solo stoccaggio. (leggi qui ‘Sessantamila tonnellate di rifiuti per una nuova azienda a Cassino’). Il tutto autorizzato dalla Regione con la Determinazione G00476 del 26 gennaio 2015 al termine di un iter durato quattro anni, dal quale risulta che è tutto in regola. (leqqi qui ‘Ecco tutte le carte che autorizzano la Fiotech’)

O forse no. Forse. Ma solo perché al momento non si riesce a trovare una carta. E’ l’autorizzazione allo scarico delle acque di lavorazione.

Il documento, per essere precisi, c’è. L’hanno fatto cercare per tutta la giornata di ieri il presidente del Consorzio Industriale Cosilam Pietro Zola ed il vice presidente Francesco Mosillo. Il personale ha scartabellato l’intero archivio ed alla fine è riemerso da fascicoli e carteggi con un foglio. Dicendo: «Tutto quello che siamo riusciti a trovare è questo».

E’ la regolare autorizzazione allo scarico delle acque reflue nel depuratore industriale Cosilam. Quindi? Cosa c’è di strano? C’è che quella richiesta riguarda un impianto di ‘car washing‘. E’ per il lavaggio delle automobili e dei tappeti o delle tende. Il numero di protocollo riportato nelle autorizzazioni successive ed in cui si dà per scontato d’avere l’autorizzazione allo scarico, riconduce a quel documento.

Ma Fiotech non fa lavaggio né di auto, né di tappeti. Il suo ciclo produttivo è stato progettato per la triturazione e sterilizzazione dei rifiuti infettivi e non, attraverso il vapore ad alta pressione. Niente inceneritori, niente fumi, niente polveri: un macchinario ad aria compressa da 550 Kg/h con tanto di garanzia di conformità alle direttive dell’Unione Europea.

Com’è possibile che manchi proprio uno dei documenti fondamentali? Il sindaco lo ha richiesto in visione sia al Cosilam e sia alla società subentrata nel frattempo al gruppo dei fratelli Fiorentino che avevano avviato l’iter. Glielo ha chiesto nella giornata di lunedì ed a brutto muso: con una diffida. L’ha inviata tramite posta elettronica certificata alla Fiotech. Scrive – in sostanza – che nonostante le dichiarazioni verbali, per ben due volte è stato impossibile ai tecnici del Comune ed alla polizia locale entrare a fare le verifiche nell’impianto. Quindi – scrive Carlo Maria D’Alessandro – o mi fate entrare oppure mi faccio autorizzare dalla Procura di Cassino.

Dei vari aspetti legali si sta occupando lo studio dell’avvocato Riccardo Di Vizio. «No comment» è l’unica dichiarazione ufficiale ed ufficiosa che per ora viene rilasciata.

Impianti per la triturazione dei rifiuti ospedalieri attraverso l’aria compressa, come quello in fase di realizzazione a Cassino ne esistono un altro paio in Italia. Scartabellando tra la documentazione, si scopre che il ciclo produttivo non ha bisogno di acqua. Viene fatto tutto con l’aria. E’ per questo che non occorre un allacciamento particolare alla rete fognaria industriale?

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