Giorgia infiamma il Matusa: «Sulla via giusta finché ci dipingono come mostri»

Giorgia Meloni arriva a Frosinone per lanciare il candidato sindaco Riccardo Mastrangeli. Infiamma il pubblico del Matusa. Parlando (primo caso tra i leader nazionali) anche di temi locali

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Finché saremo dipinti come mostri, fidatevi, saremo sulla strada giusta»: al Parco Matusa di Frosinone Giorgia Meloni ha segnato il confine tra Fratelli d’Italia e tutti gli altri Partiti. Tutti. E a tutti i livelli: rispetto alle Politiche, in vista delle Regionali, anche e soprattutto per le Elezioni Amministrative 2022 del Capoluogo ciociaro.

Ha spaziato dai grandi temi nazionali alle questioni territoriali. Veniva da un confronto con l’inviato delle Iene Filippo Roma in merito alla questione scottante dei balneari. Anticipata in tal senso dal senatore Massimo Ruspandini, leader provinciale di FdI, se l’è presa anche lei con «i giornalini e giornaloni» che denigrerebbero o non darebbero giusto spazio a Fratelli d’Italia: che, secondo sondaggi è il primo Partito d’Italia. Qualcuno più saggio direbbe che si sente nell’aria. (Leggi qui i sondaggi settimana per settimana).

Il parco del centrodestra

Giorgia Meloni al Matusa

Un già di per sé infuocato Matusa: popolato da Fratelli ben prima dell’inizio fissato alle 17.30, sotto il sole cocente. È l’ex Stadio del Frosinone Calcio, dove l’amministrazione Ottaviani ha realizzato quello che specie sotto campagna elettorale è assunto a Parco del centrodestra. Di contro la Villa comunale di centrosinistra, frutto dell’opera del ricandidato sindaco Dem Domenico Marzi.

Dopo la venuta di Salvini al Fornaci Cinema Village, in attesa dell’approdo nel Capoluogo di Nicola Zingaretti e Carlo Calenda a sostegno nell’ordine di Marzi e Mauro Vicano, il Matusa è stato infiammato ulteriormente dalla mattatrice Meloni. Che non si spiega ancora «Speranza alla Salute durante una pandemia, Di Maio agli Esteri mentre scoppia una guerra, dopo Toninelli alle Infrastrutture mentre crollava il Ponte Morandi».

Non si spiega neanche «la posizione di Conte sulla guerra in Ucraina (contrario all’invio di armi pesanti, ndr), in contrasto con il “suo” ministro degli Esteri Di Maio». “Uno vale uno” del Movimento 5 Stelle? «Idiozie che hanno portato scappati di casa in Parlamento». Ma anche il Caso Catalent: «Alla fine si sono stufati, non hanno investito 100 milioni sul territorio e Zingaretti dà la colpa alla burocrazia». A ruota il veleno: «Non era un problema la burocrazia quando hanno organizzato i concorsi regionali sotto Natale per piazzare gli amici degli amici. Lì niente burocrazia».

Il potere è del Popolo

Giorgia Meloni durante il suo intervento

Poteri forti? «Ne abbiamo soltanto uno: il popolo italiano». Lo ha messo in guardia: «Vi diranno tutto su di noi, ma è il loro modo per evitare il confronto. Ci chiamano razzisti perché non chiamiamo profughi quelli che profughi non sono. In guerra gli uomini restano a casa a combattere, come in Ucraina, al contrario di quelli in arrivo sui barconi. Siamo contrari all’utero in affitto perché il corpo umano non è una merce e le donne povere non devono essere costrette a vendere figli agli uomini ricchi». Sì, è Destra.

Rispetto al Capoluogo ciociaro? «Riaffidiamo Frosinone al centrodestra e poi via alla campagna elettorale per le Politiche». A fianco a lei, oltre al manovratore Ruspandini, il coordinatore cittadino fuori lista Fabio Tagliaferri: già vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici nella Giunta Ottaviani.

Mastrangeli e poi le Politiche

Mastrangeli e Meloni

E poi Riccardo Mastrangeli, candidato sindaco del centrodestra o come preferisce lui per la città per via delle Civiche trasversali: dato vittorioso al primo turno da alcuni sondaggi e Salvini. Anche la Meloni ne è certa: «Frosinone di nuovo al centrodestra e poi avanti con la campagna elettorale per le Politiche».

«Non vengo da Roma a dirvi che il centrodestra ha governato bene in questo territorio. Come lo ha fatto lo vedete esattamente nella realtà nella quale vi trovate.  – ha esordito la Meloni, sfoderando uno dei fiori all’occhiello del centrodestra -. Qui c’era uno Stadio vecchio che adesso non c’è più e c’è un parco a disposizione della città. E Frosinone ha il terzo stadio più grande del Lazio nuovo di zecca, iniziato e finito».

Fabio Tagliaferri ne ha approfittato per mettere i paletti: lealtà, dialogo, confronto, trasparenza. Tutto quello che è mancato quando è stato fatto fuori dalla Giunta a seguito del passaggio dal Polo Civico – il movimento ciociaro-nazionale di Gianfranco Pizzutelli – al Partito della Meloni. Che le è stata vicino, ha raccontato, sei mesi fa: «Quando Francesco Lollobrigida, Paolo Trancassini e Massimo Ruspandini hanno creduto nel sottoscritto». Da qui i vari intrecci.

Era stato scaricato dalla corrente centrista, vicina ad Alfredo Pallone: l’assessore uscente Pasquale Cirillo e il gruppo consiliare formato da Domenico Fagiolo e Maria Rosaria Rotondi. Ormai accasatisi nella lista civica di Mastrangeli.

Tagliaferri e la colonna

Tagliaferri e Mastrangeli

Al candidato sindaco FdI si è proposta come «la colonna portante di destra, perché siamo noi i rappresentanti della Destra a Frosinone». Giusto per metterlo in chiaro alla Lega, che sta al Governo multicolore e si sposta sempre più verso il Centro. Ma in fin dei conti anche al Movimento Identitario, trainato dall’ormai ex dirigente di FdI Fernando Incitti, in piena campagna contro FdI: «Ci ricordano il Pd», hanno motivato i contestatori.  

Precisazioni a parte, Fabio Tagliaferri ha chiesto a Mastrangeli «concertazione, democrazia, confronto, ascolto delle nostre istanze volte all’interesse della collettività e mai del singolo. Un confronto paritetico, sincero, leale e costante con te». Lo ha fatto dopo aver ricordato la storica promozione del Frosinone in Serie A: «L’ultima volta che sono stato qui e mi sono emozionato così tanto era giusto sette anni fa, quando nel 2015 in questo luogo il Frosinone Calcio ci ha regalato una grandissima emozione. Stasera emozione duplicata perché, grazie alla presenza di Giorgia Meloni, questo luogo diventa di nuovo testimone di grandissima esperienza ed emozione».

Tagliaferri ha rammentato anche che il suo percorso politico iniziò nel 1998 con una Civica: «Sotto l’immagine di un gabbiano che rappresentava ai tempi una comunità di giovani che vedeva tra i propri iscritti una giovanissima Giorgia Meloni». A distanza di quasi 25 anni lei, leader di FdI e forse ormai anche del centrodestra, è andata a dar man forte all’ormai responsabile cittadino.

L’emozione di Mastrangeli

Riccardo Mastrangeli

Mastrangeli ha detto di provare così tanta stima e ammirazione nei confronti della Meloni da sentirsi «non dico imbarazzato ma emozionato». Avere la leader del probabile primo Partito italiano tutta lì per te, dopo che Ottaviani ha rubato un bel po’ la scena quando è venuto Salvini, può fare certi effetti. Al pubblico ha detto: «Uno spettacolo emozionante vedere il popolo di Fratelli d’Italia da qua sopra, perché tutti quanti voi date la concreta testimonianza plastica di un amore straordinario verso questi colori». Tricolori a non finire e inno d’Italia, alternato con Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano.

Ha voluto fare, per non togliere spazio alla Meloni, due passaggi: i ringraziamenti al senatore Massimo Ruspandini e al coordinatore Fabio Tagliaferri. «Ruspandini è stato una persona lungimirante che mi ha accolto all’interno del proprio consesso e io di questo gli sono particolarmente grato». E poi ancora: «Un Senatore che ama veramente il suo territorio, guarda avanti, concreto, che va oltre – ha accentuato Mastrangeli -. Avere la visione politica è un qualcosa che non hanno tutti. Massimo queste virtù ce le ha».

Così arrivammo all’accordo

E ha spiegato anche il perché: «Se sono qui lo debbo a quella serata in cui stavamo vedendo qualcosa di anomalo. L’ho cercato e lui mi ha accolto a braccia aperte. Ha alzato il telefono, ha detto ‘ci vediamo stasera’ e quella sera abbiamo raggiunto l’accordo che mi vede qui straordinariamente ed entusiasticamente presente tra voi».

E poi il rapporto con Tagliaferri: «Ci conosciamo e facciamo politica da sempre. Abbiamo vissuto questa esperienza bellissima nella Giunta che ha governato Frosinone in questi dieci anni. E Fabio è quello che ha messo la firma, come assessore ai Lavori Pubblici, su tanti progetti. Oggi abbiamo questo straordinario Stadio (Stadio Benito Stirpe, ndr) che ci invidia tutta Italia. Questo lo dobbiamo a una persona che ci si è dedicato anima e corpo e questa persona si chiama Fabio Tagliaferri».

Ha dato a Cesare quel che è di Cesare, pubblicamente. E, visto che l’assessore al bilancio e alle finanze era lui, ha aggiunto: «Io ci ho messo del mio, perché al progetto ho dato un anno della mia vita e gli anni passano». E a Mastrangeli, in fondo, non è che dispiaccia proprio FdI.

Lo stadio e la Ferrovia

Giorgia Meloni

La Meloni ha definito il Parco Matusa «un’opera vera, non come le opere che vengono inaugurate da ben altri governanti». Un esempio? «Come quando vi hanno spiegato che qui sarebbe passata l’Alta Velocità pensando che si potesse fare deviando i treni delle linee ordinarie, senza fare una stazione. Delle volte mancano proprio i fondamentali. Per alcuni è più importante tagliare nastri. A sinistra certi posti li inaugurano tre o quattro volte».

Ha detto che sindaci, assessori e consiglieri fanno il lavoro più difficile in ambito politico: «Tantissimi problemi e poche risorse». Vuole «amministratori che amano davvero la loro terra e a noi piace immaginare che questo debba essere il centrodestra – così Meloni -. Se è stato così fino ad oggi, io voglio ancora credere che ancora meglio possa essere domani se Fratelli d’Italia all’interno dell’amministrazione Mastrangeli avrà un ruolo ancora più forte».

Il derby è derby, anche se in famiglia: FdI contro Lega, entrambi a sostegno del farmacista che ha curato i conti del Comune nel doppio mandato del sindaco uscente Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale del Carroccio.

Questione di coerenza

«Noi qui vantiamo una splendida classe dirigente, fatta di persone appassionate, serie, competenti, convinte delle loro idee – ha rivendicato la leader di Fratelli d’Italia -. Siamo considerati un Partito particolare in Italia per il fatto di essere coerenti, ma pensavo che la coerenza dovesse essere un prerequisito della Politica. Sei coerente se credi in quello che dici. Poi ho scoperto che non è esattamente così».

Per lei esistono due tipi di politici: «Quelli che fanno politica per prendere voti e quelli che prendono voti per fare politica». I primi? «Non credono in niente, si svegliano la mattina, guardano su Facebook le parole che vanno per la maggiore e dicono esattamente quelle parole. Sono quelli che la società la rincorrono perché non interessa dare soluzioni ma garantire sé stessi». E poi la Democrazia: «Ha qualche problemuccio in Italia. Qui il diritto di voto capita ogni tanto, c’è sempre una buona scusa per non votare». Le scuse? «Pandemia e guerra». E, quando alla politica manca il mandato popolare, «non può avere la forza e l’autorevolezza che servono» secondo la Meloni.

I politici sono tutti uguali? Non ditelo a Giorgia Meloni. «Quelli che lo dicono, in realtà, fanno parte del problema, non della soluzione. Sono quelli che non hanno voglia e tempo di approfondire, studiare, guardare le storie delle persone e il lavoro che hanno fatto, la coerenza che hanno portato avanti. Sono quelli che si girano dall’altra parte e si sentono forti a mettere la fetta di prosciutto nella scheda elettorale. E infatti noi in Parlamento ci siamo ritrovati delle fette di prosciutto».

Le elezioni 2023

A proposito delle Elezioni Politiche 2023: «Siamo all’antica, non vogliamo andare al Governo a tutti i costi. Non ho mai pensato che si potesse governare bene con il Pd o il Movimento 5 Stelle. Voglio andare al Governo per fare le cose che ritengo giuste per il popolo italiano. Con orgoglio non ci sto a questo racconto per cui in Italia sei presentabile se sei di Sinistra o se vai a braccetto oppure governi con la Sinistra. La Sinistra non è manco così presentabile, mi pare che lo siamo molto di più noi».

E poi, ripensando a Roma delle Iene, la questione dei balneari: «Imporre all’Italia di mettere all’asta i nostri stabilimenti balneari, mentre i nostri diretti competitori Spagna e Portogallo hanno prorogato le concessioni, è incostituzionale. Secondo l’Articolo 11: l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie». Per completezza: ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra Nazioni.

A proposito del Belpaese ha parlato anche, male, della Rivoluzione Verde prevista del Pnrr: «In Europa puntiamo a diminuire le emissioni dello 0.8%, se va bene, puntando tutto sull’elettrico. Se non fosse che l’elettrico viene prodotto in Cina con le centrali a carbone e i componenti fondamentali vengono estratti in Africa con tecniche che devastano l’ambiente. Si pensa di risolvere il problema dell’inquinamento legandoci mani e piedi con i Paesi più inquinanti del mondo». FdI aveva una proposta per il Piano nazionale di ripresa e resilienza: una strategia industriale al marchio, un Liceo del Made in Italy.

A seguire una fiondata al reddito di cittadinanza: «Surreale sul piano educativo – ha dichiarato in conclusione Giorgia Meloni, più Giorgia che Meloni – Sono stata presa molto in giro per il fatto che da ragazza facevo la cameriera. Uno di Striscia la notizia mi disse che al Consiglio dei Ministri potevo portare il caffè. Sarebbe di certo più dignitoso de vestisse da scemo e rincorre i parlamentari sotto a Montecitorio. La verità è che io sono più che fiera dei lavori che ho fatto da ragazza e li ho fatti tutti. E vi garantisco che m’ha insegnato molto di più fare la cameriera di stare intere giornate in Parlamento. Il lavoro ti forma sempre».

Perché lei è Giorgia.