I conti persi delle elezioni: quella imprevedibile pancia

Non è questione di vento: il vento cambia. Nè di storia: altrimenti nulla cambierebbe mai. Il nodo non è la somma delle forze in campo. È la imprevedibilità di chi non sta nelle forze ma nella pancia pigra della città.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Eccole le elezioni comunali: le elezioni di quelli che conosci, dove ti riconosci. Le meno prevedibili, quelle che non prevedono sconti ma conti precisi. A Latina la sinistra inizia dalle primarie: Daniela Fiore o Damiano Coletta per tacere di Filippo Cosignani. Dal loro punto di vista fanno bene, riempiono la scena, si allenano con una piccola mobilitazione per la grande mobilitazione. La destra ha scelto Matilde Celentano e va con un abbraccio di una unità raggiunta presto per gli standard della destra pontina. (Leggi qui: Trancassini annuncia: la candidata è Celentano).

I nodi? Se fai le somme sul già avvenuto non c’è storia, la destra sta all’80% alle Regionali. Ma non si è votato, si voterà: e quel 80% è su meno del 40% degli elettori e quindi siamo poco sopra il 35% del totale. Poi? La destra qua vince spesso, ma spesso non è sempre.

L’imprevedibilità della pancia

Paolo Trancassini e Matilde Celentano, candidata dal centrodestra

Qui l’unico sempre è stata mamma Dc che conteneva dentro la destra certo, ma anche tanta sinistra. Il primo sindaco della città eletto non era un baciapile ma un anticlericale mazziniano, Fernando Bassoli. Invece Ajmone Finestra aprì una fase della storia con la destra di governo, ma non fece finire la storia; lui raccoglieva non solo la destra ma anche l’idea stessa di comunità che doveva voltare pagina per la seconda volta nella sua storia. Una fase, non la fine delle fasi.

Poi venne il tempo di Vincenzo Zaccheo e Giovanni Di Giorgi, in un filo logico che è stato interrotto Damiano Coletta per una contingenza che poi ha trovato conferma.

Il nodo non è la somma delle forze in campo ma la imprevedibilità di chi non sta nelle forze ma nella pancia pigra della città. La sfida sarà là. Una pancia pigra che non ama mai l’estremo ma sempre la rassicurante voglia di cambiare l’aria nella stanza, rigorosamente senza vento.

Conteranno le liste, conteranno non quelli che hanno votato, ma quelli che hanno pensato di non andarci a febbraio “per il freddo” ma a maggio fa caldo. Insomma non dire gatto se non l’hai nel sacco e… Se si sveglia quell’ orso addormentato fatto dai non votanti nulla sarebbe banale. Qui i governi hanno sempre pensato di controllare i cispadani, ma quelli mica dichiaravano ai fattori tutto il grano.