Nel Bilancio messo a punto da Giorgia Meloni c'è una norma che è una bombola d'ossigeno per i conti della Regione Lazio. Storia di un prestito da 10 miliardi. Di interessi scaricati sulle tasse di tutti. E di capitale non restituito scaricando a chi veniva dopo
Stipendi più alti, tasse sui Superbonus, per i figli 3.600 euro: c’è un po’ di tutto nella prima Finanziaria targata Giorgia Meloni. Il Consiglio dei Ministri ha acceso il semaforo verde lo scorso 16 ottobre: ma è stato solo un testo di partenza sul quale cominciare poi a fare gli aggiustamenti. Quelli indispensabili per passare dalle aspirazioni alle cose concrete. E così lunedì 30 ottobre il testo è approdato in Senato.
Gli ultimi colpi di scalpello sono arrivati dopo un vertice di maggioranza che ha riunito la premier Giorgia Meloni, i due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, Lorenzo Cesa per l’UdC ed il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Tra le modifiche dell’ultimo minuto: il ritocco del regime fiscale sugli affitti brevi e la conferma del taglio a 70 euro per il canone Rai.
Il testo è blindato. Per fare in fretta ed evitare sorprese con correzioni che spesso sono difficili da governare. Insomma, niente emendamenti. Però il Governo si è impegnato a «tener conto con grande attenzione» del dibattito parlamentare e delle considerazioni di maggioranza e opposizione.
Le norme per il Lazio
La manovra contiene norme in favore delle Regioni. Tra loro ce n’è una che rappresenta una vera e propria boccata di ossigeno per la giunta di centrodestra che governa il Lazio guidata da Francesco Rocca. È un articolo che mette mano al decreto numero 35 varato dal Governo Letta nel 2013: rischiava di far collassare i conti del Lazio. Dispone la “sospensione della quota capitale delle anticipazioni di liquidità delle Regioni”. Cioè?
Le Regioni hanno ricevuto in prestito dei soldi dallo Stato (attraverso il Ministero dell’Economia e Finanza) grazie al Decreto 35. Andava a coprire i vecchi debiti. La norma prevedeva che le Regioni avrebbero dovuto predisporre la copertura del prestito in maniera certa. Come? Attraverso misure legislative. In quello stesso 2013 la giunta Zingaretti si in sedia in Regione. Al momento di disegnare la sua prima manovra di bilancio dispone di attingere dal fondo del Decreto 35 ben 10 miliardi di euro per pagare i debiti pregressi certificati.
Si paga con le tasse
Con cosa viene garantita la restituzione del prestito? Donato Robilotta è assessore alle Riforme nella giunta di Francesco Storace: conosce bene calli e passaggi segreti che stanno nelle pieghe delle norme regionali. È lui ad analizzare oggi il testo del Bilancio Meloni e trovare il paracadute per i conti di Francesco Rocca. Lo fa sulle pagine del quotidiano on line Affaritaliani.
Robilotta ricostruisce che a copertura del prestito la giunta Zingaretti mette l’aumento delle tasse regionali. Il suo assessore alle Finanze è Alessandra Sartore: brava, asl punto che Mario Draghi la vuole come Sottosegretario nel suo Governo; lei nel frattempo riesce a mettere le briglie ai conti del Lazio che è una regione tecnicamente fallita.
Robilotta individua un artificio con cui nascondere sotto la sabbia quell’aumento di tasse con cui coprire il prestito da 10 miliardi: «l’assessore Sartore non lo scrive esplicitamente ma fa approvare una norma che rimanda al Decreto Legislativo sul federalismo fiscale. Il rimando è all’articolo 6 del Decreto. 68/2011». Cosa prevede quel Decreto? Ogni anno paghiamo le nostre tasse facendo la Dichiarazione dei Redditi: oltre alle Imposte sui Redditi (Irpef) che versiamo allo Stato c’è una quota in più che viene calcolata in percentuale e va alla Regione. Ammonta all’1,23% dell’Irpef nazionale e si chiama Addizionale Regionale.
La dolorosa Dichiarazione dei Redditi
Facendo riferimento all’articolo 6 del D.Lvo 68/2011, l’Addizionale può essere maggiorata di 0,5% salendo all’1,73% per gli anni 2012 e 2013; poi può essere maggiorata dell’1,1% (salendo fino al 2,24%) per il 2014; infine per il 2015 può salire del 2,1% raggiungendo il 3,4%.
Robilotta è andato a prendersi gli scaglioni Irpef del 2015 trovando conferma. I redditi più bassi (fino a 15mila euro) hanno pagato un’addizionale del 1,73% (1,23 + 0,50% per coprire il debito in Sanità).
I redditi tra tra 15mila e 28mila hanno pagato un’addizionale del 2,73%; da 28mila a 5 mila al 2,93%; da 55mila a 75mila euro si saliva al 3,23%. I redditi oltre 75mila euro hanno versato un’addizionale del 3,33%.
L’ex assessore di Storace ricostruisce che nel momento in cui Nicola Zingaretti è entrato in regione Lazio ha trovato un’addizionale lasciata da Renata Polverini all’1,73% “comprensiva della quota relativa alla copertura del disavanzo sanitario”. In un paio di anni schizzano al 3,33% per i redditi più alti.
Ma cosa c’entra tutto questo con la manovra Meloni e perché sarebbe stato necessario il paracadute per Francesco Rocca?
Il Decreto terremoto
Nel 2016 un terremoto scuote il Centro Italia. Colpisce anche Amatrice che sta nel Lazio. Il Governo vara un provvedimento in cui si prevede che per le Regioni interessate dal sisma, il versamento della quota con cui restituire il prestito del Decreto 35/2013 sia sospeso. Stop a quelle restituzioni per gli anni dal 2017 al 2023. La quota che il Lazio pagava ogni anno per restituire il capitale di 10 miliardi era 300 milioni l’anno.
«Dunque – analizza Donato Robilotta su Affaritaliani – la giunta Zingaretti acquisisce 10 miliardi come prestito dallo Stato, aumenta le tasse e rinvia il pagamento delle rate del prestito a chi verrà dopo di lui». Cioè Francesco Rocca. Che entra in regione e scopre di avere un indebitamento pari a 30 miliardi.
Ora Giorgia Meloni viene in soccorso della giunta Rocca. Lo fa con la legge di bilancio 2024. Prevede che vengano congelate fino al 2026 le rate da 300 milioni che il Lazio doveva restituire e che erano state sospese con il Decreto terremoto. Grazie a questo slittamento la Regione dovrà tornare a pagare la rata di ammortamento dal 2027. «Una vera e propria boccata di ossigeno per l’assessore al bilancio Righini che ha sudato sette camicie per trovare 170 milioni per coprire gli ultimi rilievi della Corte dei Conti».