La “mission impossible” di Gualtieri: rendere Ama un’azienda normale

Il sindaco di Roma stringe i tempi, come si legge la rimozione del Dg Ama Andrea Bussola e l'avvicendamento ai vertici dell'azienda con Alessandro Filippi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

A dire il vero la polpa della mission non l’ha sciorinata il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ma colui che Gualtieri ha chiamato a mission. E’ roba che Tom Cruise scansati e proprio l’attore a Roma ci era stato non molto tempo fa per girare l’ultimo “Mission Impossible”: quindi con i segni del destino ci siamo.

Il “normalizzatore” è Alessandro Filippi. E’ un ingegnere precedentemente in quota Acea e che ricoprì l’incarico di Dg Ama già tra il 2014 e il 2016, quindi e per paradosso ha guidato l’azienda municipalizzata dei rifiuti capitolini a cavallo tra l’era di Ignazio Marino e quella di Virginia Raggi. Di colei cioè a cui l’atavica situazione da Geenna dei rifiuti romani viene imputata con più pervicacia malgrado sia atavica. Il che a ben vedere è un controsenso bello e buono.

A Filippi comunque, nuovo Amministratore delegato Ama, toccherà fare la magia. E ripulire Roma da una cosa che ormai per Roma è più mainstream del Colosseo: dai rifiuti in strada e dai miasmi che con la canicola di questi giorni sono ancor più terribili.

Il “Piano B” del sindaco: cade la testa di Bossola

Roberto Gualtieri (Foto © Roberto Vettese)

Lo storico è noto: come accade ogni estate la Capitale d’Italia fa snorkeling in mezzo alla “monnezza” e il primo cittadino ha dovuto mettere a punto l’ennesimo “Piano B” per risolvere il problema. O quanto meno per tamponare gli aspetti più evidenti e sfacciati della faccenda. Due le scuole di pensiero, ovviamente tutte politiche. C’è chi dice che con la nomina ad Dg Ama di Filippi e l’esautorazione del predecessore Andrea Bossola si sia solo “fatta ammuina”. Poi c’è chi in quel cambio della guardia ci vuole (deve) vedere un serio cambio di passo su una situazione che di cambi di passo ne ha visti più di un legionario marciante a Gibuti.

La chiave di volta della complessità del problema rifiuti a Roma sta tutta, almeno in questo ultimo step, nelle parole che Gualtieri pronunciò a febbraio di quest’anno. Attenzione: non un’era glaciale fa, ma cinque mesi fa. Allora la situazione dei Rsu era in leggero miglioramento (faceva meno caldo e la massa critica in quanto a volume in strada era inferiore) e Gualtieri andò giù di mezza lode. “Il nuovo manager Ama sta facendo un lavoro straordinario di rimessa in ordine di un’azienda che era ridotta in condizioni pietose”.

Maledetto febbraio e bocca mia taci

A ‘SkyTg24’ lo spiegone di Gualtieri non aveva ancora i toni del boccone amaro che è diventato oggi, perciò il sindaco potè andare di diagnosi soave. E disse: “La situazione è in lento e costante miglioramento e c’è tantissimo da fare”. Si salvò con quel “tantissimo da fare”, perché quel tantissimo evidentemente non è stato fatto ma rappresenta una polizza di credibilità per certi versi inattaccabile.

Il dato sta in zona sponsale tra tecnica e politica in purezza, cioè tra due cose che in Italia sono più brave a fare a cazzotti che ad andare a nozze. Ogni maledetto sindaco di Roma ci si è sbucciato le ginocchia, con questa costante ruvida.

Ed è il dato per cui Roma ha bisogno di un termovalorizzatore per avviare un ciclo interno dei rifiuti che prenda a modello la provincia di Frosinone. L’impianto avrebbe dovuto vedere la luce entro il Giubileo del 2025 ma pare che andrà in “vamping” a Giubileo giubilato, nel 2026. In Ciociaria la gestione di quel ciclo non ha prodotto quasi mai capriole ideologiche, e quando le ha prodotte esse non hanno avuto input indigeno. O comunque sono state calmierate dalla ragione superiore di evitare che si andasse in emergenza rifiuti.

Il modello Ciociaria e i casi Egaf e Saf

La riprova? Due esempi su tutti. Il caso Egato-Egaf con cui il presidente Mauro Buschini era stato scelto e poi “esautorato” ma riabilitato dal Tar aveva avuto genesi alla Pisana a trazione destrorsa. La nomina dell’esponente Dem era stata vista come un’azione “politica” di poltrona calibrata. E c’è voluto un suo ricorso, accolto in prima istanza dal Tar, per andare a discussione di merito il 2 agosto e per dimostrare che lì non ci sono camarille di bottega ma ragioni di gestione. E che era stato, a detta dei giudici di Piazza Doria, il presupposto della Regione nel promuovere azione giudiziaria ad essere belluinamente “politico”.

Esempio due: in provincia di Frosinone la nuova governance della Saf di Colfelice che ha vertice in Fabio De Angelis per quota FdI è stata il prodotto in purezza di un capolavoro politico. Capolavoro con il quale Fratelli d’Italia, Pd e parte di Forza Italia non si sono pestati i piedi o misurati l’attrezzo, ma hanno fatto fronte comune per assicurare operatività ad una realtà che funzionava. E che deve continuare a farlo.

Ma Roma no, Roma non è così e Gualtieri vive l’Ossimoro Politico Massimo. E’ quello per cui la segretaria dem Elly Schlein sul termovalorizzatore è d’accordo ma in regime di supercazzola vaga. I massimalisti della sinistra neanche ne vogliono sentir parlare e i Cinquestelle, coesi “in Region di Stato”, sono oppositori di ghisa. Perciò a febbraio il sindaco di Roma, che è epicentro incolpevole di ogni contraddizione, ha dato un sei politico alla precedente amministrazione Ama ed oggi le ha dato un due secco.

Termovalorizzatore e differenziata: come siam messi

E l’ha decapitata anticipando addirittura i tempi di risoluzione che erano fissati al 18 luglio. Lo ha fatto dicendo che “la differenziata era ferma”.

Poi lo spiegone propositivo: “Voglio provare ad anticipare al 2027 il 60% della differenziata. E sul tema chiave, quello del termovalorizzatore? Ecco, Gualtieri punta a renderlo “operativo e funzionante nel 2026”. E ha aggiunto: “Stiamo lavorando per accelerare un pochino rispetto ai tempi che avevamo. La scadenza per il bando di gara era agosto, lavoreremo per produrre questo bando finale di gara cercando di guadagnare un po’ di tempo rispetto ad agosto”.

Tradotto e secondo i rumors di queste ore: già questa settimana potrebbero esserci novità procedurali importanti, in sincrono con il cambio della guardia ad Ama. E per confermare con un innesto di polpa che la nuova musica non è solo scritta in spartito ma che verrà suonata. La controversa municipalizzata cambierà dunque passo a traino del fatto che ha cambiato ufficiale che il passo lo dà? Ci sono indizi ma non prove, ed Ansa ha spiegato che il colpo deciso sull’acceleratore lo ha voluto Gualtieri, un Gualtieri “profondamente irritato per la situazione dei rifiuti nella Capitale”.

L’assemblea del Pd e il conto del sindaco

Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica

C’erano state avvisaglie politiche ed erano state avvisaglie nette. Si erano affacciate tutt’altro che timide durante l’assemblea dei delegati del Pd romano. Il sindaco era entrato in modalità “Mayor of Gotham” ed aveva fatto la voce grossa. “Ama deve dar conto di quanto fatto: si sono scoperti elementi di criticità e irregolarità gravi, su questo abbiamo chiesto conto all’azienda”.

Il sunto è che c’è un primo cittadino che rivendica di aver messo Ama “in condizioni di operare bene” ma c’è una Ama che bene bene non ha lavorato. Perciò, in mezzo sillogismo politico, oggi c’è un sindaco che doveva spiegare che se non si è lavorato bene non è stato per suo demerito.

Da qui la mannaia sui vertici e l’arrivo del nuovo Dg. Il 53enne neo Direttore Generale di Ama Spa avrà dunque l’onore di essere quello che sono da sempre stati tutti i suoi predecessori: il nuovo sceriffo in città che alla fine “la quaglia” e risolve tutto. Ci spera Gualtieri, che ha annunciato come già venerdì scorso ci sia stata una prima riunione operativa. “È stato un avvicendamento necessario per accelerare l’attuazione del nuovo piano industriale e soprattutto superare le criticità che abbiamo riscontrato nelle ultime settimane.

Alfonsi: “Uscire dall’impasse, subito”

L’assessore Sabrina Alfonsi (Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E ci crede l’Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti Sabrina Alfonsi. Che ha detto: “Ho molta fiducia nelle qualità del nuovo DG. Avremo bisogno di tutte le sue capacità e del suo impegno per rimettere in ordine le procedure e l’organizzazione dei servizi di raccolta e di pulizia. Poi “per uscire al più presto dall’impasse che ha bloccato la città in queste ultime settimane, e per continuare il lavoro sui nuovi impianti e sui centri di raccolta indispensabile per preparare la città al Giubileo 2025.

Ci crede, e deve farlo per forza, lo stesso Filippi. Che ha detto: “Vogliamo fare di Ama un’azienda normale, che funzioni in modo tale da evitare l’emergenza ricorrente. Di fronte a quello che è strutturale dobbiamo dare soluzioni strutturali”.

E la ricetta operativa? “I percorsi che sono stati intrapresi hanno l’obiettivo di evitare la ricorrenza di fenomeni come la indisponibilità di mezzi, di impianti dove portare i rifiuti. Molto si è fatto. Oggi la securizzazione dei flussi ci garantisce più tranquillità. Dobbiamo lavorare sulla disponibilità dei mezzi. Attività misurabile, tracciabile, industriale”. Insomma, all’arrivo del “normalizzatore” ci credono tutti perché non crederci significa suicidarsi.

E i romani? Loro non hanno più fede da tempo, fanno snorkeling nella “monnezza” e surfano sindaci risolutori da decenni. E nessuno può imporsi la fede con buste e liquami tra cui fare slalom. Forse li si può recuperare sul piano della fiducia. Dove però pesa più il “forse” che la fiducia. Quello e ciò che accadrà nei prossimi giorni in Campidoglio: l’ennesima svolta sterile o il primo cambio di passo serio.