La prima donna sulla luna, la first baby ed il first gentleman

Il giuramento del primo governo Meloni. Bene ma non benissimo. Ma sicuramente meglio. Le note di colore. E quelle politiche per il primo esecutivo di destra centro in Italia

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

“E adesso giura, adesso giura. Adesso giura che non hai paura. Che sia una fregatura dirmi, “Amore mio”. Perché un amore col silenziatore. Ti spara al cuore e “pum”, tu sei caduto giù.”

T’appartengo ed io ci tengo. E se prometto poi mantengo. M’appartieni e se ci tieni. Tu prometti e poi mantieni. Prometto, prometti.”

Ad un certo punto questa famosissima canzoncina di Ambra ascoltata per caso mentre guardavo il giuramento in tv della Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e del suo governo mi era sembrata divertente ed adatta.

Poi ci ho ripensato ho detto no troppo “coattella” ed ho abortito l’idea di usarla. Ma quel gggiura con la g strascicata alla romana mi risuonava in testa allo stesso modo in cui Sabina Guzzanti quando imitava la Meloni le faceva chiamare la figlia Ggginevra con la stessa devianza romanesca.

Però poi la realtà supera sempre l’immaginazione e guardando alcune storie Instagram trovo quella del ministro Anna Maria Bernini che nel momento in cui va a giurare correda le immagini della firma proprio con la canzoncina di Ambra che ripete “gggiuura… gggiura”. Un ministro. Andiamo bene penso.

Sobria, elegante quanto basta

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione della cerimonia del giuramento del governo

Comunque va detto che la cerimonia è stata sobria non azzarderei elegante ma sicuramente composta.

Total black e total white, nessuna via di mezzo ieri nel salone del Quirinale. Parola d’ordine: eleganza. Tutte le donne, presenti al giuramento del neo Governo Meloni, hanno scelto di indossare un completo classico maschile: tailleur e top. Nessun outfit particolarmente ricercato o troppo appariscente. Stessa cosa per gli uomini: i ministri hanno indossato abiti dai colori scuri e classici.

Giorgia Meloni per l’occasione ha scelto – come per le consultazioni – un completo scuro: nessun gioiello o dettaglio appariscente, la premier ha optato per un semplice completo giacca, pantalone e décolleté tacco 12. Come la Meloni, anche tutte le donne del nuovo governo hanno indossato un completo classico per la cerimonia. Tutte quante hanno scelto i pantaloni niente gonne. Tra queste, spiccano uniche in total white, Elisabetta Casellati e Alessandra Locatelli, sedute vicine. Insomma niente a che vedere con i tailleur blu elettrico di Maria Elena Boschi, che tra l’altro non era male per niente o i vestiti pennarello delle dame di centrosinistra.

Completi scuri, camicie bianche e cravatte con piccole fantasie per i neo ministri. La scelta degli uomini è ricaduta su abiti semplici e classici color blu scuro. Il responsabile dello Sport il mio amico Andrea Abodi, invece, ha optato per il grigio ma sempre elegantissimo.

Le bambine al centro

La piccola Ginevra con il papà Andrea Giambruno (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

A catturare l’attenzione più di tutti sono state però le bimbe: la figlia di Matteo Salvini Mirta e quella della Meloni. Tra le due ovviamente è stata la piccola Ginevra Meloni, figlia della premier, con il suo vestitino bianco tutto frange e piume a catalizzare l’attenzione. Sempre vivace, oggettivamente bellissima e biondissima, saltellava tra i banchi tenuta a stento a bada dal padre il giornalista Andrea Gianbruno compagno della premier Meloni, un bel ragazzone col ciuffo a banana molto affettuoso con la figlia.

Ecco non credo di essere l’unico a pensare che l’immagine più bella della giornata sia stata proprio questa insieme all’arrivo a piedi della “first baby” e del “first gentleman” giunti al Quirinale passeggiando mano nella mano come una normale coppia genitore – figlia. Un immagine di normalità che emana un grande senso di quotidianità raro da trovare nella politica moderna.

Giorgia Meloni e Andrea Giambruno si erano conosciuti anni fa, dietro le quinte di una trasmissione condotta da Paolo Del Debbio, di cui il giornalista 41enne era autore. Un primo incontro decisamente poco convenzionale: Giorgia Meloni era insieme alla portavoce Giovanna, ma non aveva mangiato per via dei tanti impegni, così aveva deciso di mangiare una banana in fretta e furia durante una pausa pubblicitaria. Al momento di tornare in onda, la nuova presidente del Consiglio aveva ancora la banana in mano e Andrea Giambruno si era precipitato a togliergliela. «Mi aveva scambiato per un assistente, ma in quel momento i nostri occhi si incrociarono in modo strano, è stato un attimo», aveva ricordato poi il giornalista e autore Mediaset.

Che qualche tempo fa, aveva difeso la compagna da alcuni insulti, pronunciati in radio dallo storico Mario Gozzini: «La vera Giorgia è un essere umano con una propria sensibilità e dolcezza, non è un robot. È una persona che si è fatta da sola: cresciuta senza padre, ha dimostrato che se lavori con impegno e senza scorciatoie, il tuo riscatto ce l’hai. Partita da zero, ha realizzato qualcosa di impensabile: è il prototipo dell’italiano che amiamo, ci piace di più rispetto a chi nasce arrivato. La dimostrazione che una donna può fare tutto e meglio di un uomo».

Ma first che?

L’arrivo al Quirinale di Ginevra e papà Andrea (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Insomma un vero first gentleman protettivo con la propria compagna. In realtà l’unico problema di questo giuramento è stato proprio lui e la diatriba su come definirlo. Come a ricordare che essendo la prima volta che l’Italia ha un premier donna non si era trovata ancora una definizione convenzionale per il compagno di Giorgia. Allora egli stesso si è speso parlando amenamente con i giornalisti per un “first gentleman” che sembra ormai convenzionalmente accettato.

Un piccolo aneddoto ma che serve a sottolineare la straordinarietà della salita al governo della prima donna in Italia: un evento che va sempre sottolineato come storico rendendone merito alla bravura ed alla tenacia della Meloni.

Lei per non smentirsi ha varato in tempi brevi l’esecutivo. La formazione del governo Meloni infatti è uno dei più rapidi della storia italiana, arrivando a un intervallo di soli 27 giorni tra le elezioni, tenute lo scorso 25 settembre, e il primo giuramento. Tuttavia, non è riuscita a superare il record dei 24 giorni del quarto governo Berlusconi del 2008, dal quale però ha recuperato nella propria lista dei ministri figure come Raffaele Fitto, Eugenia Roccella, Guido Crosetto, Roberto Calderoli e Sebastiano Musumeci come ministri e ministre, già all’epoca sottosegretari o ministri.

Bene ma non benissimo

Il Governo Meloni al Quirinale

Ecco i ministri per l’appunto. Diciamo come direbbe un noto influencer “bene ma non benissimo”. Sicuramente tutte persone degne e preparate quasi tutti politici con qualche tecnico ma sempre di area. Di sicuro si è dissipato il dubbio che avanzai al momento della definizione delle prime voci sul governo cioè sulla presenza contemporanea di sovranisti ed europeisti nello stesso governo. La compagine attuale è sicuramente sovranista in ogni ordine e rango.

Dei nomi che circolavano in particolare per i dicasteri economici nessuno pare abbia accettato la scommessa. Dunque sono stati assegnati a politici ben noti in Italia ma non sappiamo quanto in Europa. Non un buon segno per la credibilità internazionale ma forse si potrà recuperare in compattezza di azione e identità programmatica.

Certo l’economia in mano a Giorgetti che di certo è una persona preparata non garantisce però lo stesso grado di affidabilità europea e di competenza dei nomi circolati nei giorni precedenti. Ma se hanno rifiutato nomi altisonanti poco male si vada avanti.

Sinistra annichilita

Francesco Lollobrigida giura davanti al Capo dello Stato

La sinistra osservava da lontano ancora annichilita dalla sconfitta elettorale ed ha solo annotato un paio di comunicati acidi nel solco di quelli di questo periodo.

Qualche critica a qualche ministro in primis la Santanchè o Sangiuliano, le solite bordate sulla Roccella, quelle arrivano sempre, ed in generale considerazioni sulla mancanza del cosiddetto “alto profilo” essendo tutti i ministri, o quasi, politici e non certo tecnici.

Gli sfottò più insistenti sono stati per il neoministro Francesco Lollobrigida, oltre per il fatto di essere il cognato della premier soprattutto per il fatto di aver chiamato il ministero dell’agricoltura aggiungendo la dizione e “per la sovranità alimentare”. Una definizione che secondo molti criticoni ricorda più le vecchie annotazioni ministeriali fasciste. Qualcuno prevede che tra poco la Difesa torni ad essere il ministero della Guerra o la Cultura il Minculpop il celeberrimo ministero della cultura popolare. Ma sono solo malelingue.

In realtà la definizione è simpatica anche se obiettivamente di difficile realizzazione. Non ce la fece nemmeno mussolini con la sua utopia sull’autarchia. Lui e la sua campagna del grano a petto nudo in mezzo ai campi. Dubitiamo che Lollobrigida con tutta la simpatia compia le stesse gesta. Nel frattempo si è preso gli sfottò della Boldrini e compagnia che gli chiedevano se adesso avrebbe bloccato l’importazione di ananas e banane.

Ma da una che nella stessa settimana è stata capace prima di girare col velo in moschea e poi andarsi a tagliare il ciuffo di capelli per solidarietà alle donne iraniane martoriate di fondamentalisti islamici possiamo aspettarci di tutto. Pare che addirittura Berlusconi allarmato abbia già chiesto una deroga per la patata che, sappiamo, non è di origine italiana, ma deve essere stato rassicurato.

Sottratti alle Regionali

Chiara Colosimo (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Oltre a questo una cosa ha fatto arricciare il naso agli analisti o almeno a me. Ad esempio sia Lollobrigida che Ciriani erano appena stati rieletti capigruppo di camera e senato il che faceva pensare che non fossero indicati come ministri. Quindi o è stata una manovra diversiva oppure qualcosa deve essere andato storto all’ultimo momento su alcuni nomi e questi sono stati chiamati in servizio all’ultimo momento.

Tra l’altro piccola annotazione locale dei possibili candidati alle regionali del Lazio: molti li ha assorbiti il governo eliminandoli dalla corsa. Lollobrigida stesso, Gennaro Sangiuliano,  Andrea Abodi tutti nomi che erano certamente papabili. Rimangono in posizioni meno prestigiose in attesa solo Fabio Rampelli e Chiara Colosimo. Chissà che il nome non sia uno di questi due.

Basta un buon governo?

Liz Truss (Foto: Ben Stevens CCHQ © Parsons Media)

Insomma alla fine questo sembra un buon governo la domanda è: in una situazione così terribile basta una buon governo? O lo spazzerà via nei prossimi mesi uno dei soliti movimenti finanziari capitalisti, dalle banche, dagli spread, dalle crisi energetiche e del lavoro. Una domanda a cui avremo risposta solo aspettando fiduciosi. Gli italiani fanno il tifo perché finalmente il primo governo veramente eletto da anni possa proseguire il proprio cammino fruttuosamente. Lo dicono i voti.

D’altronde lo scenario internazionale non promette bene. Per una bionda premier che entra in Italia, un’altra  esce inaspettatamente. Liz Truss la premier inglese dopo solo 44 giorni rassegna le dimissioni altra vittima della “maledizione di Putin” che sta facendo strage di primi ministri tra i suoi oppositori.

Poverina la sera prima nel dibattito parlamentare urlava “io sono una che non mollail giorno dopo triste stava davanti al 10 di Downing Street a rassegnare le dimissioni.

Compagno Xi

Il presidente Xi Jinping

Non va meglio in oriente. In Cina dopo un cambio costituzionale il Congresso ha rieletto per la terza volta Xi Jinping che avrebbe dovuto lasciare per limiti di età. Poi contemporaneamente con mossa fantastica fa fuori la maggioranza dei membri del comitato dei saggi loro si per raggiunti limiti di età. Che vale per loro ma non per lui.

Poi nel corso dell’assemblea con una scena che io non avevo mai visto in vita mia in pieno consesso davanti a duemila delegati fa portare via di peso l’ex premier Hu JIntao. Facendolo prendere da due addetti e portandolo fisicamente fuori del palazzo. Incredibile

Hu Jintao infatti viene, o veniva a questo punto,  considerato uno dei più filo occidentali ed aperturisti tra i leader storici cinesi. E questo non deve essere piaciuto molto al Jinping come sappiamo refrattario alle critiche. È alle prese con numerosi problemi internazionali tra cui la guerra ucraina ed il sostegno alla Russia. Ma soprattutto con la questione su Taiwan dove viene anche egli minacciato dagli americani.

Ecco una piccola riflessione personale. Molti scherzando dicono che il regime comunista cinese funzioni. Io invece a vedere quel congressone monocolore e monocorde non muovere un dito mentre un ex presidente viene fisicamente deportato provo un certo disprezzo e molta lontananza. Pensare poi che quei burocrati monocorde asserragliati in quel palazzo che affaccia sulla famigerata piazza Tienanmen saranno quelli che se continua la assurda guerra in Ucraina un giorno o l’altro si schiereranno definitivamente al fianco della Russia determinando forse le condizioni per una vera guerra mondiale provo ribrezzo.

Necessità di Pace

Giorgia Meloni (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Come possiamo pensare di far passare la Russia dalla partecipazione ai G20 a farla finire nelle grinfie cinesi consolidando un blocco orientale che è certamente più potente oggi di quello occidentale, militarmente e economicamente? È una follia. Speriamo che se ne accorga anche la Meloni. E contribuisca con la sua azione alla pace che sarebbe un immediato toccasana anche per l’economia è chiaro.

In conclusione le facciamo un sincero in bocca al lupo. È stata coraggiosa preparata ed intelligente per arrivare a diventare il primo premier donna. Si impegna e si vede: ieri nonostante emozionatissima ha recitato la formula del giuramento a memoria. Mentre i Tajani  e Salvini di turno hanno dovuto leggere come scolaretti. L’ultimo si è pure impicciato facendo cadere la penna per la firma.

Chissà se sia vera la notizia che una volta rilassata sia uscita anche lei dal Quirinale canticchiando Ambra verso Berlusconi col quale i rapporti erano tesi: T’appartengo ed io ci tengo. E se prometto poi mantengo. M’appartieni e se ci tieni. Tu prometti e poi mantieni. Prometto, prometti…

In fondo l’euforia è giustificata. Non è la prima donna ad andare sulla luna è vero. Ma è anche vero che se ci pensate era più difficile che una donna facesse il premier in un paese maschilista come l’Italia che veramente andasse sulla luna.

Quindi viva le donne viva l’Italia. Gggiuro!