La rinuncia di Berlusconi, i nazimaoisti ed il campo enorme

La lettera di Berlusconi. Con contenuti che in alcuni tratti appaiono surreali. In realtà dietro c'è una figura emersa negli anni Settanta: i naziMaoisti. Perché alla fine il Presidente più è debole e più fa comodo

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; né sa quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere  a calpestar verrà”. (Cinque Maggio – Alessandro Manzoni)

In questi versi, ne “Il cinque maggio” Manzoni fa un paragone tra il corpo senza vita di Napoleone Bonaparte – che dopo aver esalato l’ultimo respiro rimane immobile e senza avere coscienza di sé, abbandonato da uno spirito così grande – e il mondo, che rimane immobile, colpito e stupefatto dalla notizia, ammutolito pensando al momento finale della vita di quell’uomo che aveva avuto la facoltà di decidere i destini della terra.

Il rattristato Silvietto Berlusconi è vivo e vegeto, per fortuna, ma pover’uomo avrà avuto la morte dentro quando nella giornata di ieri ha dovuto emettere il ferale comunicato con il quale rinunciava, o meglio chiedeva ai promotori, di rinunciare alla sua candidatura a Presidente della Repubblica.

Ed io l’ho immaginato così come svuotato dopo aver abbandonato forse l’ultima grande battaglia della sua carriera politica.

La rinuncia di Silvio

Silvio Berlusconi

Non si sa il motivo per cui abbia rinunciato così presto. Il più probabile è aver constatato l’assenza di numeri necessari alla sua elezione dalle consultazioni tenute.

Anche se con scatto tutto berlusconiano nel commosso comunicato afferma  testualmente l’opposto: “Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centro-destra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione”.

Dunque dice Berlusconi: ho i numeri per vincere ma no, non lo faccio! Tipo la pubblicità “ti piace vincere facile”?

No e ce lo spiega pure nel dettaglio: “ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale, ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta”.

L’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il Paese dalla crisi. La Nazione riparte nei momenti difficili se tutti sappiamo trovare, come avvenne nel dopoguerra, un senso comune di appartenenza nella nostra democrazia, superando le lacerazioni e al di là delle legittime e anzi necessarie distinzioni”.

Per queste ragioni sono stato il primo a volere un governo di Unità Nazionale che raccogliesse le migliori energie del Paese, e che – con il concorso costruttivo anche dell’opposizione – è servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti“.

Allora dice il cavaliere, in sintesi, non mi candido per salvare l’unità nazionale che ho contribuito fortemente a creare. Nobilissimo intento.

Cose da Zelig e da Berlusconi

A questo punto ci sarebbe stata bene una clip del comico Cornacchione. Ve lo ricordate quello che a Zelig osannava Berlusconi piangendo col fazzolettone dicendo povero Silvio. Quanto è bravo Silvio. Quanto è Buono Silvio. Quanto è generoso Silvio. E si scagliava contro i comunisti che lo criticavano.

La più bella che disse era: “Berlusconi è entrato in una chiesa’. ‘A pregare?’. ‘No: a salutare tutti quelli che credono in lui’ ”. Sarebbe stata perfetta.

Insomma, tornando al punto, l’emozione nello scritto è palpabile, anche se non lesina, tra i vari ringraziamenti, una stilettata per Mario Draghi. Lo fa quando scrive “Per questo considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al PNRR, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia.”

Dice a Draghi bello mio” io al Quirinale non ci vado, ma non ci vai manco tu perché servi al governo e non ti muovi da li. E così mette in buca due palle con un tiro.

Insomma cosa afferma Berlusconi, al di là che il dato numerico sia vero o no: io ho la maggioranza ma ai tempi di oggi non basta più la maggioranza. Bisogna allargare. Allargare sempre di più. Insomma è diventato un leit motiv insostituibile ormai questa cosa della grossa coalizione, non basta più la maggioranza pare.

Roba da campi larghi

Nicola Zingaretti

Dev’essere stata colpa di Zingaretti che da un po’ ci ha assillato con questa storia del “campo largo”. Che ha preso talmente piede che ultimamente anche dalle prestigiose colonne di questa testata si è dovuti passare al “campo larghissimo” perché solo largo non bastava più. E visto il comunicato di Berlusconi è stata una previsione azzeccatissima. Ormai il campo largo non è un progetto politico ma un vero anatema.

Vedremo adesso come si risolverà la partita Quirinale, se si troverà questa immaginifica figura in grado di mettere d’accordo tutti, se verrà trovata in pochi giorni, dopo che non ci si è riusciti per decenni. Questo ircocervo in grado di mettere d’accordo tutto l’arco costituzionale e non. Di farsi votare da comunisti, fascisti e democristiani per usare termini del secolo scorso.

Sarà così che sperimentalmente si passerà dal neonato campo larghissimo al campo enorme, poi a quello illimitato, per approdare ad un campo sconfinato. Dove come si diceva una volta che facendo tutto il giro anche gli estremi più opposti finivano per toccarsi

Il NaziMaoismo

Il presidente Mao

Allora mi è tornato in mente il movimento degli anni settanta che i giornalisti denominarono NaziMaoismo.

Che nacque in ambiente universitario romano nel sessantotto ed ebbe anche qualche esperienza elettorale principalmente con la forma di “Lotta di Popolo”.

In questo confluivano movimenti di destra come la Caravella e Primula goliardica. E vi confluirono, inoltre, altri elementi appartenenti all’area della sinistra extra-parlamentare, che tuttavia non si identificavano nelle organizzazioni all’epoca maggiormente attive.

Forse ce lo potrebbe spiegare con maggiore dovizia della mia il grande professor Biagio Cacciola che coraggiosamente guidò il Fuan Caravella negli anni settanta guadagnandosi la stima imperitura di tutta la destra italiana. (leggi qui 30 settembre 1977, la notte che tentarono di assassinare Biagio Cacciola. E leggi Cacciola, l’ideologo che volevano uccidere sia le Br che i Nar).

Ma ovviamente non è il dato storico che interessa, è che adesso per paradosso, a forza di allargare sto benedetto campo, si toccano di nuovo gli estremi in una nuova e modernizzata forma di nazimaoismo. Che però, in questo caso, scevra delle vere passioni e tensioni ideologiche dell’epoca è solo una copertura per la perpetuazione del potere, in senso pienamente gattopardesco.

Il NaziMaoismo contro Berlusconi

Foto: Imagoeconomica / Stefano Carofei

E sotto i colpi del nazimaoismo e del campo enorme è eroicamente caduto oggi con la stessa enfasi del Napoleone manzoniano il prode Berlusconi. A cui non è bastato, sprezzante del pericolo, sorridere alla sinistra, prostrarsi all’Europa parlare bene addirittura dei cinque stelle.

Eppure ormai ci stiamo facendo forse l’abitudine, anche a livello locale vedi gente che quando entri a casa ha il busto del duce sulle scale in procinto di assumere incarichi in quota vecchio Pci o viceversa. Vedi nemici storici pomiciare appassionati sull’altare del campo larghissimo pur di abbozzare traballanti coalizioni.

Tutto nel meraviglioso mondo del campo enorme, che funziona si, ma ad una condizione. Che come ormai è stabilito non si voti mai. O proprio lo stretto necessario. Perché poi quando si vota realmente, non con i grandi elettori, la gente ha voglia di scegliere veramente e nella realtà il campo largo, nonostante il notevole sforzo modernistico lessicale, lo chiamano ancora ammucchiata.

Il presidente del campo ammucchiato

E frutto di una costituzionale, democratica e legittima “ammucchiata” sarà probabilmente il nuovo Presidente della Repubblica. E lo dico col massimo rispetto ma convinto che, più la tua dote da candidato presidente è la mediocrità nel senso latino del termine, più serve che tu sia debole. E dunque per paradosso l’elemento cardine per la scelta del nuovo presidente sarà la debolezza

Se vi fosse invece l’elezione diretta del Presidente le scelte del popolo sarebbero certamente orientate a caratteristiche diverse ed opposte. Ci vorrebbe forza, preparazione, credibilità per farsi eleggere dalla nazione. Non certo mediocrità.

Come nelle elezioni locali quando il voto sarà vero e non ponderato vai a spiegare all’elettore del tuo Comune, al tuo vicino di casa, a cui la volta scorsa hai detto che il tuo alleato di oggi era un poco di buono incapace ma oggi invece ci vai a braccetto. Magari forse lo capisce o molto probabilmente no.

Chissà magari in questa epoca di costumi dissoluti l’ammucchiata va di moda, come lo stile “fluido” come si dice adesso. Oppure se ancora regge il buon stereotipo del “maschio italiano” quello con gli attributi al proprio posto.

De gustibus. L’importante, comunque, in questi campi così larghi resta sempre la stessa cosa. Non perdersi.

(Leggi qui tutte le riflessioni di Franco Fiorito)