L’anno che verrà a Frosinone e quello che se ne sta andando

Come si chiude il 2023 per Frosinone. e come è stato questo anno. Cosa accadrà nel 2024. Ed è vero che il sindaco...

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Un bilancio dai mille volti. Riuniti sotto un unico denominatore: il 2023 del Comune di Frosinone è stato del tutto diverso dai cinque anni precedenti. Ed il segno del sindaco Riccardo Mastrangeli sarà pure nel solco del suo amico e predecessore Nicola Ottaviani ma tra i due tratti c’è poco in comune.

Talmente accentratore Ottaviani da dare l’impressione che Consiglio e Giunta fossero solo un suo ornamento, altrettanto decentratore Mastrangeli da dare l’impressione a tratti di essere ostaggio della sua maggioranza. Con un fattore comune: Frosinone continua ad essere un cantiere costantemente aperto e la realizzazione delle opere autorizzava Ottaviani a soffocare i suoi amministratori tanto quanto ora autorizza Mastrangeli oggi a lasciarli fare sul piano politico, anche facendogli opposizione dall’interno, purché non intralcino gli iter amministrativi.

L’antefatto e le differenze

A giugno del 2022, all’esito del ballottaggio vinto contro il candidato del centrosinistra Domenico Marzi, i cittadini di Frosinone espressero 10.794 preferenze per Riccardo Mastrangeli pari al 55,32% dei consensi e 8.719 voti per Marzi pari al 44,68%. Per l’effetto di questo risultato, nell’Aula consiliare del capoluogo siedono oggi: per la maggioranza 5 consiglieri della lista Ottaviani, 4 consiglieri di Fratelli d’Italia, 3 consiglieri della lista Mastrangeli Sindaco, 3 consiglieri della lista per Frosinone fondata da Gennarino Scaccia e guidata oggi dal figlio Antonio, 2 consiglieri di Forza Italia, 2 consiglieri della Lega, 1 consigliere della civica Per Frosinone Capoluogo, 1 consigliere della lista Vicano Sindaco.

Per l’opposizione la situazione invece è la seguente: 3 consiglieri per il Pd, 3 consiglieri per la Lista Marzi Sindaco, 2 consiglieri per la lista Polo Civico, 1 consigliere per la lista Marini, 1 consigliere per il Partito Socialista. Totale generale: 23 voti disponibili per la maggioranza (22 consiglieri + il Sindaco) 10 per l’opposizione.

Sulla carta e per numeri una maggioranza schiacciante, granitica e inattaccabile. Il 2023 che sta per finire, ha dimostrato che non è così.

Mai sotto

Premessa doverosa. Mastrangeli e la sua maggioranza, nel corso dell’anno 2023 non sono mai andati sotto, in nessuna votazione. Anche se buona parte delle cose viene definita in seconda convocazione, escamotage normativo utilizzato per avere la necessità di un numero minore di consiglieri per approvare le delibere. Addirittura i documenti di Bilancio, quelli più importanti per ogni amministrazione, sono stati votati sempre con 22 / 23 voti.

Quindi tutto bene madama la marchesa? Proprio no. Perché all’interno della maggioranza i malumori di più di qualche Consigliere sono presenti da tempo e sono destinati ad essere alimentati ulteriormente nel corso del 2024.

Perché questi malumori? Ufficialmente, per la mancata condivisione e accettazione di talune iniziative nel programma di governo del Sindaco. Su tutti, i piani per istituire le piste ciclopedonali e le corsi riservate ai mini bus elettrici, restringendo gli spazi per auto e parcheggi. Ma è lampante quanto si tratti di un pretesto: il programma di governo Mastrangeli era stato sottoscritto e da tutti un anno e mezzo fa. Lo avevano siglato Partiti, liste civiche e candidati consiglieri. E su quel documento la nuova visione del traffico c’era, scritta con chiarezza.

Scintille e ragioni

Max Tagliaferri

Posizioni diverse culminate, qualche tempo fa nella mancata sottoscrizione di un documento con la rinnovata fiducia al sindaco da parte di 4 Consiglieri: Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella della lista del Sindaco Mastrangeli, di Giovanni Bortone della Lega e del presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Tagliaferri. Mancata sottoscrizione che ha determinato, come conseguenza, il ritiro da parte del sindaco delle deleghe a Pizzutelli e Bortone.

Tutte posizioni assolutamente legittime, addirittura nobili, nella gestione delle dinamiche amministrative della città. In realtà però i motivi veri, mai confessati,  di tutto questo agitarsi e differenziarsi sono attribuibili alla volontà di costituire un nuovo gruppo consiliare e quindi chiedere al sindaco dei posti in Giunta da assessore. Malumori non solo da parte dei 4 Consiglieri che non hanno firmato la fiducia ma anche di altri.

In sintesi, tanto rumore per una poltrona da assessore: certamente ben remunerata, che lo sarà ancora di più nel 2024. Perché lo prevede una legge dello stato.

Come si è arrivati a questa situazione?

Come ci si è arrivati

Anselmo Pizzutelli

Non è possibile governare le personalità, le aspirazioni, le ambizioni e le idee di 22 persone. Alcune delle quali alla prima esperienza in Consiglio comunale e quindi poco avvezze a come si sta in una maggioranza di governo. È indubbio però che questa congiuntura dura da troppo tempo e rischia di allargarsi ad una parte significativa della maggioranza.

Il decidere di non decidere, fino ad oggi non ha pagato, almeno sufficientemente. Non ha raggiunto il risultato di mettere a tacere le polemiche interne, in maniera definitiva. Dopo appena un anno e mezzo di consiliatura non è normale assistere a “distinguo” da parte di alcuni consiglieri nei confronti del sindaco così diffusi e latenti.

Tenere insieme tutti uniti, dopo appena 18 mesi di amministrazione, era un obiettivo minimo al quale bisognava tendere. Invece, ad ogni question time si assiste a consiglieri di maggioranza che interrogano la propria maggioranza, con il chiaro intento di metterla in difficoltà. E spesso ci riescono pure. Paradosso nel paradosso: a Frosinone alle domande dei Consiglieri non rispondono gli Assessori. Ma i Dirigenti, che hanno ben altro ruolo tecnico e non certamente politico. Che invece è totalmente in capo a chi ha la delega assessorile.

Il detonatore Provinciali

Nicola Ottaviani ed Andrea Amata

Le recenti elezioni Provinciali poi, soprattutto la decisione di non puntare su un consigliere comunale di Frosinone da eleggere a piazza Gramsci, rischia di essere il detonatore in grado di far esplodere, questa volta in maniera fragorosa, la maggioranza Mastrangeli.

I due consiglieri del Capoluogo Sergio Crescenzi di FdI e Maurizio Scaccia di FI, hanno sfiorato l’elezione mancandola per una manciata di voti; entrambi sono primi dei non eletti. Ed entrambi ce l’hanno con l’amministrazione per non averli sostenuti. Sarebbe bastato un solo voto di un collega di Frosinone ed avrebbero varcato il portone di piazza Gramsci. Ma il grosso della maggioranza ha fatto massa critica sul candidato della Lega Andrea Amata risultato, proprio grazie al capoluogo, il primo della sua lista. Ed il Comune Capoluogo avrebbe avuto la propria doverosa rappresentanza alla Provincia, al pari di altri Comuni, dove è stato privilegiato il gioco di squadra ed il candidato locale. (Leggi qui: Provinciali, Frosinone resta a guardare. E ora?).

È certamente vero che Mastrangeli è un sindaco civico in quota Lega e che la condivisione delle strategie politiche con il Partito di Salvini, come nel caso delle Provinciali, è assolutamente comprensibile ed a volte necessario. Ma è altrettanto vero che Mastrangeli governa la città insieme agli altri Partiti e Liste civiche. E ogni tanto bisogna concedere qualcosa. O comunque condividere le opportunità con gli altri Partiti, altrimenti si rischia il cortocircuito. Politico prima ed amministrativo dopo.

Il punto di non ritorno nel 2024

Per tutti questi motivi il 2024 con le sue elezioni Europee di giugno, dove c’è la gara esasperata tra i Partiti, per l’Amministrazione Mastrangeli rappresenterà una sorta di punto di non ritorno. Una vetta da scalare di slancio, anche attraverso una verifica politica forse non più rinviabile, rischiando di perdere qualche pezzo per strada. Che, per come stanno oggi le cose, oggettivamente rallenta la marcia dell’amministrazione, piuttosto che agevolarla.

C’è tutto il tempo per il sindaco di intervenire sui Consiglieri dissidenti, prima dell’approvazione del Bilancio di previsione 2024, il cui termine è stato spostato al 15 marzo prossimo. Oppure prendere atto che la prosecuzione della consiliatura, almeno nella composizione politica originaria, non è più possibile. Ed assumere i provvedimenti di conseguenza.

Significa allargamento della maggioranza o nuove elezioni. Che il sindaco da tempo dice di non temere affatto. Perché si presenterebbe agli elettori dicendo che lui le piazze, le strade, i musei, i centri anziani, le scuole, i parcheggi, i teatri e tutto ciò che è possibile elencare l’ha fatto. Ma si torna alle urne perché alcuni ne hanno fatto una questione politica. Martire amministrativo lanciato verso la beatificazione elettorale.

L’opposizione tra Sparta e Atene

Norberto Venturi ed Angelo Pizzutelli

Se Sparta piange, Atene certo non ride. E Atene è rappresentata evidentemente dall’opposizione di centrosinistra. Opposizione però solo virtuale e sulla carta. Nel corso del 2023 nessuno si è accorto che nel municipio di Frosinone ci sia un’opposizione: le barricate non si fanno qui.

Di fatto, in diciotto mesi la minoranza non è riuscita, nemmeno in una sola occasione, a mettere in difficoltà la maggioranza. Che in difficoltà c’è andata paradossalmente da sola. Peggio ancora: l’opposizione nemmeno è riuscita a dimostrare un briciolo di unità, condivisione di strategie. E quindi a fare veramente opposizione.

Unità che è mancata in ogni occasione: mai è stato presentato un documento sottoscritto da tutti i consiglieri di minoranza. Non c’è stata una battaglia corale, su nessun argomento. Ne tantomeno una comunicazione esterna condivisa, tale da essere percepita dalla città come alternativa all’amministrazione Mastrangeli.

Stesso discorso per la leadership. La minoranza è andata avanti, molto poco, con iniziative estemporanee di qualche singolo consigliere. Mai in virtù di un riconoscimento ufficiale e collegiale.

Oltre il surreale

Nel 2023 si è arrivati al surreale. In presenza di tanti problemi tangibili per i cittadini del capoluogo, il Pd presentata una mozione sul conflitto Israelo palestinese. Che meritava, per la sua dimensione globale, ben altri palcoscenici e interlocutori. E nessuna attinenza aveva con la città.

Unità di strategie che è mancata per le opposizioni, al plurale. Perché di fatto sono più di una a Frosinone, anche per le elezioni alla Provincia. Laddove i consiglieri di minoranza sono andati in ordine sparso, senza concentrare i voti sull’unico candidato di centrosinistra del capoluogo, per farlo eleggere. Anche in questo caso, così come fatto dalla maggioranza, il gioco del traversone è risultato perfetto.

Con questo scenario così frammentato, per il centrosinistra cittadino si chiude un anno di totale impalpabilità. Mentre il 2024 dovrà rappresentare quello della ricostruzione della coalizione. Se veramente si vuole pensare di rendere realisticamente contendibile il Comune capoluogo al centrodestra. Cominciando a lavorare sulle forze politiche e civiche da mettere in campo e sull’ipotesi di un candidato sindaco finalmente unitario per tutto il centrosinistra. Dopo 15 anni di divisioni, rivelatisi puntualmente perdenti.

Anche qualora la crisi della maggioranza dovesse essere più profonda ed irreversibile, nel breve periodo, l’opposizione dovrebbe farsi trovare pronta a dare la spallata finale. Oggi impensabile e irrealizzabile.

Ed è anche proprio per l’inconsistenza dell’opposizione che Riccardo Mastrangeli, da qualche tempo, si dice pronto e determinato ad affrontare, se necessario, nuove elezioni anticipate. Molti lo sentono cantare spesso, tra i corridoi di palazzo Munari, il ritornello finale della canzone di Lucio Dalla che fa “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, ed Io mi sto preparando, è questa la novità”. (Leggi qui: Mastrangeli prenota la fascia tricolore).