L’arroganza che finisce per bruciare il potere

Le liste leggere per le Europee in provincia di Frosinone. Le scelte elettorali su Cassino che ribaltano lo schema dopo appena 7 settimane. L'elettore non è più quello di una volta. Impiega meno tempo a buttare a mare gli idoli che non portano miracoli.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’arroganza del potere nasce dalla convinzione che nessuno verrà a chiedere conto delle nostre azioni. E che tutti ci seguiranno lungo qualsiasi strada, senza domandarsi se sia o meno quella giusta. Una sorta di delirio d’onnipotenza che pretende di riportare gli orologi indietro di qualche secolo: a quando non c’era la tv satellitare che ti fa vedere mentre sei in ufficio a Frosinone che Notre Dame sta bruciando a Parigi; non erano stati ancora inventati i cellulari che ti permettevano di inviare subito uno screeenshot delle fiamme a tua sorella che sta a casa a Cassino; andare a Londra da tuo nipote non è più un viaggio da pianificare con mesi d’anticipo, lasciando finanche il testamento: ora con due clic sei in volo e ti costa meno che parcheggiare l’auto a Ciampino.

Tutto è più rapido, si è accorciato. Compresi i tempi concessi all’arroganza ed al delirio: se i risultati non arrivano, come in ogni epoca, gli idoli vengono gettati a mare. E sostituiti con altri. Ne sa qualcosa Matteo Renzi che sull’arroganza di chi lo aveva preceduto ha costruito un 40% carico di speranze. Ma dopo un anno e mezzo stava al 18%. Lo stanno imparando a loro spese i vertici del Movimento 5 Stelle: sull’arroganza renziana hanno costruito il loro 35% già diventato 20% alle Regionali.

Illuminante è il fondo (nei giornali, un tempo, si chiamavano così) scritto da Giorgio La Porta direttore di centro-destra.it

Ho visto un transatlantico del 40% chiamato PdL affondare mentre la ciurma di yes man cantava sulle note di ‘meno male che silvio c’è; ragazzini inesperti nei listini bloccati, seduti sulle tazze del cesso o vestiti da porci; statisti che hanno fatto grande la Destra italiana finire nella merda per colpa dei cognati; ministri dell’interno assumere fratelli alle poste e finire col culo per terra.

Tutto questo è avvenuto perché l’esercito degli yes man non ha mai osato dire nulla per non contraddire il Capo. E più i capi facevano cazzate e più loro gli dicevano di essere bravi, per paura di non essere miracolati di nuovo. Quando poi i leader son finiti con il culo a terra, tutti questi grandi uomini si sono dileguati nel nulla. 

E nella cenere abbiamo bruciato milioni di voti, migliaia di bravissimi amministratori capaci che però non sapevano dire sempre di sì o infilare il nome del capo tre volte nella stessa frase.

Il dramma che si sta consumando in queste ore sul territorio è lo stesso denunciato dal direttore La Porta. Liste costruite non tanto per chiedere il consenso degli elettori su un progetto. Ma per lanciare l’arrembaggio su un potere ormai del tutto spolpato. E del quale è rimasto al limite qualche pennacchio che potrà essere indossato fino a quando non verrà di nuovo chiesto conto.

È esattamente ciò sul quale punta il dito il fondo. Scritto dopo avere dato un’occhiata alle liste della Lega per le Europee.

Oggi sono deluso per la prima volta anche da Matteo Salvini, perché ho visto una lista debole e povera che non ha nulla da invidiare al listino della Polverini del 2010. E tutti sappiamo che quello fu l’inizio della fine. 

Ora Mattè o crei una struttura di gente capace o sarà difficile immaginare una fine differente. Ho visto decine di volte deputati incapaci massacrare nelle liste gli amministratori capaci e oggi è avvenuto di nuovo.

Il merito non può essere una colpa.

E mai nessuno stipendiato o dipendente da te avrà il coraggio di dirti ste cose. Ma se qualcuno ti stima, ti avverte quando vede l’iceberg all’orizzonte. Anche per questo non avrò i requisiti per lavorare con te, ma forse la mia libertà vale di più di uno stipendio… 

Sulla debolezza della lista per le Europee, costruita su misura intorno ad alcuni nomi di Roma e Latina è già stato detto. (leggi qui L’insostenibile leggerezza della provincia di Frosinone). È solo la replica più in grande di quanto avvenuto alle scorse Politiche: i voti degli elettori di Frosinone sono serviti solo per eleggere un deputato di Latina, il rispettabilissimo Francesco Zicchieri, che ora lavora per far crescere il territorio pontino nel quale vive ed ha le sue amicizie, non quello ciociaro che lo ha mandato a Montecitorio.

È lo stesso delirio che ha portato il centrodestra a fissare un solo obiettivo a Cassino, seconda città della provincia. L’obiettivo era: dobbiamo far vedere che siamo stati capaci di realizzare l’unità del centrodestra. Se si fossero posti questo stesso traguardo 7 settimane prima l’amministrazione di Carlo Maria D’Alessandro non sarebbe caduta, Forza Italia avrebbe un sindaco in più, la Lega avrebbe un vicesindaco, Fratelli d’Italia si ritroverebbe un assessore, l’intera coalizione – grazie ai voti Ponderati di Cassino – avrebbe ribaltato il risultato delle Provinciali vinte dal centrosinistra.

Il problema sarà per chi dovrà spiegarlo agli elettori. Gli stessi che ora stanno iniziando a fare proprio quelle riflessioni che La Porta ha profetizzato nel suo fondo. (leggi qui La grande fuga dal centrodestra di Cassino). Una volta tanto, nella periferia dell’impero, siamo avanti.