Lessico antico e problema moderno: così Israele diventa una scusa, per tutti

Le parole della politica italiana sul terrorismo di Hamas e l'incapacità di andare oltre antiche accuse: senza risolvere o riflettere

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Quattro mozioni possono essere tante cose: prova provata di dialettica su un tema che ne chiama tanta. O cartina di tornasole di una lettura non perfettamente pro Israele della narrazione complessiva sull’attacco terroristico di Hamas. Più che un problema di ambiguità però, quello del Parlamento italiano e della politica nostrana in genere sembra essere un problema di lessico. Lessico vecchio, stantio, polarizzato, che non lascia spazio ad analisi e che quindi chiude molte porte in faccia alle iniziative.

Insomma, nel Paese che per primo ha applicato i sistemi complessi della politica è proprio la politica ad essere regredita ad una condizione basica e primordiale. Dove cioè ogni cosa di grave che accade in un mondo interconnesso diventa occasione per segnare schieramenti e non per elaborare una credibile strategia. Ce la giochiamo quasi mai in scelta attiva, quasi sempre in punta di lessico e, come accade in questi casi, in Italia le parole sono quelle “chiave” di un ammalamento che noi non abbiamo saputo superare.

Quello che nessuno ha detto (quasi) mai

Mussolini e Hitler

Spieghiamola e prepariamoci agli stracci in faccia, ma ci sono cose che in questo Paese nessuno dice. A differenza della Germania, che fu nazista e macellaia, l’Italia, che fu fascista e criminale, non ha mai superato del tutto il problema della giusta equalizzazione con il suo passato. Accade quindi che da noi ogni volta che in ballo nel magma della storia c’è il popolo ebraico noi scattiamo non ad equalizzare le sue sacrosante ragioni, non solo almeno. No, noi corriamo tutti ad armarci di quelle parole totem che dimostrano che sì, il fatto di essere stati a braccetto ed in simbiosi con gli assassini di Hitler noi lo abbiamo ben chiaro.

Facciamo la tara ad orrori giganti ed incommensurabili, passati e odierni, e spieghiamo “light”. Guareschi considerava i paragoni una cosa maledetta ma Guareschi in Parlamento aveva materia di prima scelta. Noi italiani siamo mediamente, per “genius loci”, come quegli amici che una volta ci hanno fatto il peggiore degli sgarri. Amici che, una volta che li abbiamo perdonati e rimessi in rubrica telefonica, diventano i nostri più fanatici bodyguard. E schizzano a picchiare chiunque ci minacci anche quando a cominciare la rissa siamo stati noi, a prescindere.

Non possono essere pacieri perché il ricordo di quello che ci hanno fatto li ammorba e toglie loro un ruolo che in grezza intenzione li auto redime. Rimorso e analisi sono nemici, nemici acerrimi.

Sottolineato col lapis: Hamas è solo terrorismo

Scontri nella striscia di Gaza

Postilla: la chiave di lettura della guerra di Hamas ad Israele resta monda e ferrea. Un’organizzazione terroristica che ammazza bambini e che rapisce civili non ha alcuna dignità comparativa, mai ed in alcun contesto, con una democrazia strutturata. Democrazia occidentale ficcata a cuneo in un oriente satrapo e massimalista che scalcia, letteralmente, per esistere e mettere cuscini muscolari ai propri confini.

La prima macella, la seconda a volte tracima dall’essenza della sua mission istituzionale e libertaria perché l’Oriente non sarà mai completamente saldato come noi ai suoi principi. Da essi se ne deroga a scatti come succede ovunque dopo i Balcani e dopo Suez, caso mai la guerra di Mosca a Kiev letta in una chiave paneuropea in purezza quanto farlocca non ce lo avesse ancora insegnato/ricordato. Ad est non è come da noi. Tuttavia una democrazia imperfetta ed una ghenga di tagliagole non sono, né saranno mai la stessa cosa.

Sottigliezze queste che sono derogate, in punto di analisi geopolitica, sempre e solo ad un momento secondo, quello in cui l’impatto emotivo della miccia di sangue dei criminali delle Qassam si sarà attenuato. E il mondo comincerà a ragionare, ma solo dopo aver fatto cessare l’acuzie del fenomeno. In Italia accade qualcosa di molto più ambiguo ed ogni grande questione internazionale diventa uzzo per tirar fuori gli spettri e chiuderli nel vocabolario secco della accuse reciproche tra le parti. Più che attori noi siamo caratteristi.

Donzelli vs Boldrini: “Ricevuto un sodale di quelli”

Laura Boldrini (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Aneddoti colpevolistici, parole di grevità storica raffazzonata e tutto lo starter pack della rissaccia tra bettolari prendono il posto del lessico della politica matura. Giovanni Donzelli di FdI di questo italico mood sta fra i Pontefici: “Volevo specificare alcune cose rispetto ad alcuni interventi che mi hanno preceduto su un dibattito televisivo. Mi fa piacere che nel Pd ci sia chi mi guarda in tv la sera. Dopodiché esiste un problema serio”. Donzelli parlava alla Camera mentre le opposizioni ululavano come Zanna Bianca. C’era stato già un prequel televisivo, infatti.

“Alcuni deputati hanno intrattenuto rapporti istituzionali con un signore che secondo le intelligence di mezzo Occidente è persona che finanzia Hamas e terroristi. Tra le persone che hanno fatto foto istituzionali con questo signore c’è la onorevole Laura Boldrini. Io lo reputo un fatto grave”. Antefatto: a maggio l’ex Presidente della Camera insieme a Matteo Orfini e Nicola Fratoianni, aveva ricevuto Muhammad Hannoun.

Chi è il “chiacchierato” Muhammad Hannoun

Mohammad Hannoun

L’uomo è molto più che chiacchierato e in giro ci sono sue foto con Abu Osama al-Kurd, ex ministro del dopo voto in cui in urna le aveva prese Fatah. La Boldrini insomma aveva ricevuto un rappresentante pro Palestina che però in quanto tale era anche in odor di essere pro i terroristi che operano in un certo modo e per una certa Palestina. Non tutta, specie dopo una Oslo che abbiamo chiuso tutti in cassetto e tiremminanz.

Le accuse di Donzelli alle ambiguità della mozione di Pd-M5s-Avs sono partite dal presupposto, logico e per certi versi giusto, che oggi con Israele ci si sta senza se e senza ma. Funziona ma con timing e lessico più ponderati.

Spieghiamo: l’uomo della strada ha il diritto di polarizzarsi come un hooligan qualunque, dal politico ci si aspettano forme e contenuti diversi. Donzelli però ponderato non lo è stato mai ed ha calato la briscola di lessico sghembo. “In questo momento chiunque ritenga di negare il diritto di Israele ad esistere e a difendersi, ma continui a ritenere che tutti gli altri popoli abbiano questo diritto tranne Israele, lascia venire il dubbio.

“Antisemitismo”, “squadrismo” ed annessi

Quale? “Che dietro a questa difesa della Palestina ci sia un nuovo e strisciante antisemitismo.

Eccola, la fionda al contrario della Storia. Non “antisionismo”, il che collocherebbe temporalmente e concettualmente il problema, ma “antisemitismo”, cioè uno spettro che marca la questione come santa e come eretico chiunque non la legga come va letta.

E sull’altro fronte la risposta è stata altrettanto di maniera. A Donzelli glie l’ha data Nicola Fratoianni: “Il vostro è squadrismo intenzionale, di cui vi dovreste vergognare”. Arieccolo, il vocabolario di un’Italia che fa le risse invece di fare la storia, con un altro termine mutuato da un passato che proprio non vogliamo cassare. E come accade in questi casi nel mood tricolore di lanciarsi bordate serve sempre il siluro di rincalzo.

Lo storytelling di Donzelli da questo punto di vista pare l’Enciclopedia Britannica e Fratoianni ha lanciato la torpedine. “Ci avete già provato a inizio legislatura ad accusare parlamentari della Repubblica di essere conniventi con i terroristi ma vi è andata male”.

Fratoianni, il caso Cospito e Fazzolari “mazziere”

Giovanbattista Fazzolari (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

A cosa alludeva? Ovvio, al caso Cospito. Serviva un paciere ma che fosse paciere con le idee chiare e Giovanbattista Fazzolari in quel campo non ne sbaglia una. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e uomo della comunicazione di Giorgia Meloni ha fatto come quelli che rimettono le carte a posto e tagliano il mazzo quando in ballo c’è ancora un punto. “A noi interessava soltanto una cosa: la condanna di Hamas da parte del Parlamento. Ed è quello che è successo. Non poteva uscire fuori una cosa di ‘se’, di ‘ma’, di ‘sebbene’ e di ‘malgrado’.

La chiosa su Il Foglio è da Tardo Barocco: “Sarebbe stata una pessima figura per il nostro Paese. La capacità dei giornali di sinistra di raccontare queste cose mi sorprende sempre”. E il problema è sempre e solo stato quello: non collocarsi in una scacchiera mondiale per rispondere alle grida del mondo, ma uscirne con la nomea intatta e manovrare per indebolire l’avversario interno, bilateralmente e con parole stantie.

Senza spettri, senza figuracce e senza paura

Senza figuracce con i nostri spettri ma senza guardare seriamente chi oggi muore. E chi ha il diritto di vivere perché la morte non l’ha data. E, da una parte e dall’altra di quel maledetto confine, è solo l’ostacolo tra una pallottola e il suo obiettivo. Ideologico, integralista e antico, come a volte siamo noi.

Noi che dovremmo prendere e scolpirci nel cuore la frase postata sui social da una politica italiana che nel 2014 disse tutto quello che c’è da dire in questi casi: “Un’altra strage di bambini a Gaza. Nessuna causa è giusta quando sparge il sangue degli innocenti. Israele e Palestina, due popoli, due stati”. E come darle torto, a Giorgia Meloni?