L’onore di Isabelita, la figuraccia di Nicola, la disfatta dei sindaci

Da qualche ora vivono nell’incubo. Nascosti dietro alle tende fissano l’asfalto di via Armando Fabi cercando di individuare in anticipo le forme dell’eventuale auto in arrivo. I più accorti hanno riportato da case qualche oggettino che lei aveva regalato e l’hanno collocato bene in vista sulla scrivania. Al primo piano della palazzina Asl riservata alla dirigenza hanno il terrore che si presenti la professoressa Isabella Mastrobuono, reintegrata con tutti gli onori alla guida dell’Azienda Sanitaria Locale di Frosinone.

Ma resterà un incubo, perché la Isabelita non tornerà. Il 4 febbraio le scade il contratto e neppure un messo notificatore con le sembianze di Mercurio (il messaggero degli Dei) riuscirebbe a fare il miracolo. Anche perché la Regione Lazio farà quello che la politica fa quando deve difendere il fortino rifiutando di ammettere gli errori e chiedere scusa: le barricate. 
Verrà presentato ricorso al Consiglio di Stato con richiesta di sospensiva dell’esecutività della sentenza del Tar. Nel frattempo resterà il commissario Luigi Macchitella, che sicuramente sarà confermato. Con l’attuale o con un’altra formula.

Tutto questo, però, nulla toglie ad una sconfitta politica e amministrativa rimediata dalla Regione Lazio (e non solo) nella vicenda di Isabella Mastrobuono.
 Gli avvocati Castiello e Giardino hanno demolito il castello di carte messo in piedi con unico scopo: cacciare Isabella Mastrobuono. (leggi qui le motivazioni della sentenza)Non poteva essere bocciata, non poteva procedersi alla nomina del commissario, i criteri utilizzati per la valutazioni hanno rappresentato una forzatura vaga e debole.

Isabella Mastrobuono aveva un solo scopo: recuperare l’onore. La sentenza le dà ragione: può rientrare dalla porta principale nell’elenco dei manager idonei, avrà diritto alla corresponsione delle mensilità non percepite e probabilmente al risarcimento dei danni. Ma soprattutto potrà sventolare una sentenza dalla quale emerge che la politica voleva farla fuori.
Infatti il parere dei sindaci non poteva avere alcuna influenza.

Allora è il caso di sottolineare ancora una volta l’approssimazione di sindaci che non votano studiando le carte e guardando i fatti. Ma alzano la manina secondo logiche politiche assurde, strumentali e perfino ridicole.
 Esponendo poi il territorio a figuracce e i cittadini a pagare il conto. Come è successo tante volte sull’acqua, come è successo tante volte sulla sanità.
 La sentenza è chiara: Isabella Mastrobuono aveva centrato tutti gli obiettivi economici, organizzativi e sanitari che le erano stati assegnati dalla Regione. I sindaci invece il 26 ottobre 2015 l’hanno bocciata sostenendo il contrario. Quei sindaci non ci hanno capito niente: lo dicono le carte esaminate dal Tar.

A dirigere l’assalto dei sindaci contro Isabella Mastrobuono, quel giorno c’erano il poi assessore regionale Mauro Buschini (Pd) ed il già presidente del Consiglio Regionale Mario Abbruzzese (Forza Italia). (leggi qui l’assemblea che affondò Isabella Mastrobuono). Non avevano alcun titolo e nessuna ragione per determinare sostanzialmente la bocciatura di un manager come Isabella Mastrobuono, che stava portando avanti un processo di riorganizzazione serio della sanità frusinate, che non prevedeva di lasciare aperte strutture inutili che avevano e hanno il solo scopo di portare un riscontro elettorale.

Per questo è stata estromessa dopo che per mesi Nicola Zingaretti l’aveva proposta per la guida dello Spallanzani. Sarebbe anche il caso che la professoressa Mastrobuono convocasse una conferenza stampa per dire urbi et orbi i veri motivi per i quali non l’hanno voluta allo Spallanzani.
 Chi sono le persone alle quali aveva detto no. Se c’è un collegamento tra la sua partenza da Frosinone e l’avvio delle procedure per promozioni, trasferimenti, assegnazioni avvenute subito dopo che era salita sul treno. Se pensa che a spingerla fuori dalla Asl di Frosinone siano state le gare che aveva bloccato più volte. Chi bussava alla sua porta? A chi non rispondeva, facendolo irritare?

Quell’assemblea non serviva ad altro che ad avere un alibi politico. Infatti – spiegano i giudici – non ha avuto peso, non è stata tenuta in considerazione, negli atti con cui la manager poi è stata bocciata.

Ma sulla sentenza del Tar deve riflettere molto pure Nicola Zingaretti. Il presidente della Regione Lazio nell’ottobre 2015 ha voluto fare un favore politico a Mauro Buschini, innescando una procedura che ha esposto la Regione Lazio ad una figuraccia senza precedenti. Accentuando quel profilo (detestato dai cittadini) della politica che usa il proprio potere anche a costo di sacrificare logica, merito e competenze. Perché è stato Nicola Zingaretti ad introdurre la novità di affidare la Sanità a manager competenti, non guardando alle tessere di Partito.

La vittoria di Isabelita Mastrobuono è un colpo durissimo a questa logica.
 Nella classifica Governance Poll sul gradimento Nicola Zingaretti è precipitato al 36%, in quart’ultima posizione. Forse è anche per questo che, nonostante gli annunci, sta pensando di candidarsi alla Camera o al Senato.

Nessuno può cantare vittoria. Non Zingaretti, non Buschini e Abbruzzese, non i sindaci. 
Isabelita non tornerà a guidare la Asl di Frosinone. Ma nessuno l’ha cacciata. 
Un’ultima cosa: nessuno parla più della nomina di un direttore generale alla Asl di Frosinone. La politica ha bisogno dei commissari. Altrimenti non saprebbe dove mettere le mani. Meglio continuare a tramare nell’ombra. Poi qualcuno si meraviglia ancora che a Frosinone il Dea di secondo livello non ci sarà mai.

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