Bonelli, il negazionismo climatico legittimo ma non legale

Un'idea sensata ed una proposta strampalata. Perché un sindaco che non va ad una conferenza sul clima è uno che mette in chiaro la sua linea di pensiero. Non un criminale. Come invece si vorrebbe fare

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Decisamente sul fatto non ci piove: la proposta del parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli farà riflettere e discutere. Riflettere perché – adesso con le parole ci giochiamo poco – sui cambiamenti climatici è il caso di imbastire molto più che una discussione. C’è un’iperbole da cui partire. Ed è quella per cui discutere per mettere chi nega i cambiamenti climatici in casella di punibilità penale è la cosa più “fascista” che un anti-fascista patentato come Bonelli potesse partorire di questi tempi.

E attenzione: sono tempi questi in cui ad invocare il fascismo sono in molti, non ultima Carola Rackete che si candiderà all’euro Parlamento proprio per fare argine allo stesso. Mentre ad averlo seppellito nella fossa comune delle cose da disprezzare sono stati tantissimi, inclusi tanti fra quelli a cui quel “fascismo di ritorno” viene attribuito.

La differenza tra un reato ed un’idea

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Veniamo alla polpa: questa manica di giorni agostani è stata caratterizzata in parte dalla proposta di Bonelli di introdurre il reato di negazionismo climatico per chi lo praticasse da caselle di pubblica responsabilità.

Come si pratica il negazionismo climatico? Ovvio, affermando che il clima non sta cambiando e che, qualora lo stesse facendo, le responsabilità dell’uomo sono a scartamento ridotto. Nel farlo si invoca una ciclicità primordiale di un pianeta che fa da sempre tutto da sé e si additano come talebani quelli che dicono che sì, c’entriamo noi umani.

Quindi sono-sarebbero responsabilità limitate e non certo passibili di costrutti sistemici sui cui intervenire attivamente in punto di Diritto.

E’ una linea di pensiero molto ma molto discutibile, ma è pensiero. Ed anche quando si traducesse in condotta essa sarebbe solo e soltanto l’espressione per parte “politica” o istituzionale di un convincimento che rientra nel legittimo parterre delle opinioni.

“Chi mistifica fa più danni della grandine”

Foto © Denis Allard / Leextra / Opale

Sì, direbbero gli studiati in fregola di polarizzazione, ma anche pensare che gli ebrei erano una razza da sopprimere era a ben vedere un “pensiero”. E quando lo stesso si è tradotto in condotta si è fatto Aberrazione Massima della storia occidentale da quando la storia esiste.

Ovvio che non è così, ed ovvio che comparare le due cose per accasare l’orrore della prima in condominio con l’inopportunità della seconda sarebbe già di per sé un crimine. Crimine contro il buon senso, oltre che faccenda da lite temeraria. Bonelli ha lanciato la proposta “perché chi mistifica, specialmente se ha ruoli istituzionali, fa più danni di grandine, alluvione, caldo e siccità”.

Perciò alla bisogna e forse settandosi con troppa tempestività sulla parte pratica della faccenda ha annunciato che presenterà una proposta di legge a proposito. Il caldo estremo, gli eventi meteo molto più che severi, le indubbie scalmane di un clima in piena rivoluzione contro le corsie preferenziali che l’umanità ha approntato sembrano tutti motivi ottimi dunque. Ma sono motivi per affrontare il tema con dovizia istituzionale, non certo per metterlo in casella giudiziaria qualora quella dovizia non dovesse avere la “giusta tensione”.

Buschini e l’ambientalismo d’avanguardia

Mauro Buschini

E’ come se sul caso di specie fosse intervenuto quello che Mauro Buschini, che alla Pisana è stato assessore all’Ambiente e che con la nomina ad Egato è andato a fisiologica crasi per questa sua skill, definisce “ambientalismo di retroguardia”. L’esponente dem è in predicato di ricevere un parere di merito dal Tar in ordine alla delibera della Pisana a trazione destra-centro che annullava ente e funzioni correlate. E sul tema ha sempre avuto idee molto chiare, tutte legate ad una dicotomia secca.

C’è un “ambientalismo d’avanguardia, che è quello produttivo, generazionale e con basi culturali empiriche, per il quale oggi esistono norme equalizzate sul rapporto uomo-natura. Poi invece c’è “l’ambientalismo di retroguardia”, che è quello ideologico, improduttivo e retoricheggiante. Una sorta di “habitus” a prescindere che invece di cambiare le cose umetta le gole di chi deve imporsi come fautore di quel cambiamento, ma solo in punta di logorrea.

Un esempio pratico: un sindaco che non predisponesse misure congrue dopo un allarme meteo della Protezione Civile è un potenziale inguaiato. Perché se innescasse una strage sarebbe soggetto passibile di finire a dibattimento per disastro colposo. Ma se quello stesso sindaco decidesse, per orientamento politico, scelta personale o semplice astenia sul tema, di disertare un summit sui cambiamenti climatici, cosa diventerebbe? Una persona con incarico pubblico che esplicita una linea di pensiero e ci imbastisce una condotta o un potenziale criminale?

L’approccio vago

Foto: Gerhard / Blende12

L’approccio di Bonelli è vago, di calderone largo e talebano, ed è anche un mezzo trappolone politico. Lo è a contare che il suo annuncio mette in casella di cognizione una cosa vera, cioè il rapporto tra clima ed attività umane.

Tuttavia al tempo stesso piazza in casella di azione penale una cosa falsa, cioè che negare quel rapporto possa sempre generare condotte illecite. L’idea che ci sia una scriminante giudiziaria appare forzata dunque. L’usta definitiva a Bonelli glie l’hanno data, in modalità tenaglia, l’ondata di caldo ed il maltempo che ha colpito alcune zone del Paese, e che ha fatto anche vittime.

“L’Italia è diventato un hotspot climatico, con una crescente serie di eventi meteorologici estremi che hanno causato danni ingenti in tutto il Paese“. Poi la virata in politichese stretto: “Tuttavia, per questo governo negazionista e climafreghista, il nemico su cui concentrarsi sono gli ecologisti e la transizione ecologica. Continuando con la retorica degli ‘ultrà del fanatismo ecologista’”.

C’è un dato su cui riflettere, dato che è claim di ogni cosa di cui si discetti in questi mesi e fino al 2024: Bonelli è co-portavoce di Europa Verde e l’anno prossimo si andrà al voto europeo, quindi servono “temi a tema”.

Il clima, le omissioni e la reprimenda

E serve un clima politico che metta al centro il clima meteo e le presunte omissioni di chi ne avversa la genesi. A ben vedere quindi, per denunciare una presa di posizione politica, politica avversa, Bonelli ha utilizzato lo stesso “contenitore” che per altri condanna. Ovviamente lo ha fatto contrabbandandolo per ideologia di necessità e con una dose di buona fede che ad uno serio come lui non nega nessuno. Ma il sugo, a parte l’antica diatriba sull’evanescenza dei reati di opinione, è quello.

E il sugo sta tutto in una sorta di Massima Reprimenda a Giorgia Meloni: “Lei e il suo governo siete l’espressione del fanatismo negazionista climatico”. Un fanatismo “che accusa gli ambientalisti di voler impoverire le persone, quando solo in poco più di 6 mesi lo Stato ha dovuto spendere 10 miliardi di euro per danni climatici sottraendoli alla sanità, ai trasporti e alla transizione ecologica”.

Dal canto suo Meloni ieri ha twittato in senso decisamente poco alla “me ne frego”. “Gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova l’Italia. Il Governo ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone. Stiamo istruendo le richieste di stato di emergenza avanzate dalle Regioni colpite per deliberare le prime risorse. Siamo al lavoro per dare risposte immediate ed efficaci.

Meloni twitta, Renzi ricorda, Bonelli attacca

Matteo Renzi

Matteo Renzi un po’ ha deprecato, un po’ ha fatto l’oppositore soft e un po’ ha giocato a fare il pioniere. “Dopo i disastri di questi giorni Giorgia Meloni giustamente dice: facciamo un grande piano nazionale di sicurezza e prevenzione. Bene. Noi siamo pronti a dare una mano ma il piano c’è già, si chiama Italia Sicura e lo abbiamo fatto seguendo le indicazioni di Renzo Piano.

“È stato cancellato all’improvviso dal primo governo Conte, senza motivo. La maggioranza si era impegnata a rimetterlo in funzione già dal novembre scorso, ma ancora nulla. Cara Presidente Meloni, non servono tanti diremo, faremo, proveremo: basta recuperare quel piano, quel progetto e farlo ripartire. Non c’è da inventare niente, basta copiare il nostro progetto fatto con Renzo Piano. I soldi ci sono già. Corriamo!”.

(Foto: Can Stock Photo / zhuda)

Abbiamo una chiosa di Bonelli che è un proposito, anche se assomiglia agli spottoni di una stagione politica in cui ormai fare “reclame” è la sola via possibile. “Presenterò una proposta di legge che introduce il reato di negazionismo climatico. Si dovrebbe cominciare ad ammettere che il negazionismo climatico non è differente rispetto ad altri tipi di negazionismo.

E magari si dovrebbe cominciare anche ad ammettere che esiste anche il negazionismo dell’opportunità di non gridare sempre al negazionismo. E che quella neanche è reato, ma resta una gran cavolata. Come lasciare ad esempio che una diffamazione a mezzo stampa vada prescritta in sette anni e mezzo. Gli stessi anni che ci vogliono per la corruzione. Ma quella parte lì del Codice non l’ha toccata nessuno. E nessuno si è inalberato perché non è stata toccata ancora.