Mal’aria ciociara: Frosinone città fuorilegge per lo smog

Il rapporto annuale di Legambiente parla chiaro: il capoluogo ciociaro è nella lista nera sia dei parametri nazionali che dell'Oms. Dito puntato sulle politiche ambientali light, e sulla deroga al blocco degli Euro4.

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Mal’aria ciociara batte mal’aria romana, con Frosinone Scalo che nella classifica nazionale dello smog si prende un poco lusinghiero posto d’onore e si piazza fra le 10 peggiori città fuorilegge in quanto a polveri sottili. Il capoluogo ciociaro ha fatto rilevare 30 microgrammi di Pm10 per ogni metro cubo d’aria, a fronte dei 20 microgrammifissati in Italia come tetto di allarme e vicino ai 40 che la normativa europea fissa come tetto di dannazione ambientale.

Ma c’è di più: Frosinone è presente anche fra le ‘hit in negativo’ individuate dai parametri dell’Oms sulla salute delle persone. Insomma, nel capoluogo ciociaro l’aria è cattiva e fa male. Così come fa male saperlo in merito ad un anno, il 2020, che con il Covid avrebbe dovuto produrre regressi, non tristi conferme.

Il report sullo smog e le accuse

Il report di Legambiente è impietoso

Il report di riferimento è quello annuale di ‘Mal’aria di città 2021 di  Legambiente. Un’indagine per stilare «la classifica delle città fuorilegge per  avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili  (Pm10). E la graduatoria delle città che hanno superato il valore  medio annuale per le polveri sottili (Pm10)».

Legambiente accusa senza mezzi termini le elusioni continue degli accordi sul tema, E indica il classico esempio. Quale? La deroga sul blocco dei veicoli Euro4 che avrebbe dato un colpo gagliardo all’inquinamento da smog.

Sono valori suggeriti dalle linee  guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Oms che «stabilisce in 20  microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea». Valori che tra l’altro dicono che a Roma le percentuali registrate di biossido di azoto sono oltre il limite stabilito.

Capoluoghi inquinati: sono 35

E il dato che emerge è di quelli che scoraggiano. Perché se da un lato la pandemia aveva illuso su una riduzione dell’inquinamento, dall’altro non è andata affatto così. Covid avrà pure piegato tessuto produttivo e traffico veicolare, ma non abbastanza da incidere su un ambiente già troppo minato.

Il risultato? Anche in tempo di pandemia in Italia l’emergenza smog non si arresta. «Nel 2020, su 96 capoluoghi di  provincia analizzati, 35 hanno superato almeno con una centralina il  limite previsto per le polveri sottili (Pm10). Cioè la soglia dei 35  giorni nell’anno solare con una media giornaliera superiore ai 50  microgrammi per metro cubo».

Lista nera: Frosinone Scalo c’è

Frosinone Scalo fra le zone ‘maglia nera’

La classifica parte dal Piemonte e non ci mette molto a toccare la Ciociaria.

A Torino spetta la maglia nera con 98 giorni di sforamenti registrati  nella centralina Grassi. seguita da Venezia (via Tagliamento) con 88, Padova (Arcella) con 84, Rovigo (Largo Martiri) con 83 e Treviso (via  Lancieri) con 80.

Al quinto posto in classifica si trova Milano (Marche) con 79 giorni di sforamento. Che è seguita da Avellino (scuola  Alighieri) e Cremona (Via Fatebenefratelli) con 78, Frosinone (scalo)  77, Modena (Giardini). Inoltre Vicenza (San Felice) che con 75 giorni di  superamento dei limiti chiudono le 10 peggiori città.

L’Oms ha filtri più rigidi, ma neanche qui va bene. «Poco rassicurante anche il confronto con i parametri dettati dall’Oms, di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea. Parametri che hanno come target esclusivamente la salute delle persone».

Nel 2020 sono 60 le città italiane (il 62% del campione analizzato) fuorilegge. Cioè che hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’Oms.

A guidare la classifica è sempre Torino con 35 microgrammi/mc come media annuale di tutte le centraline urbane del capoluogo. Torino è seguita da Milano, Padova e Rovigo (34µg/mc), Venezia e Treviso (33 µg/mc). Poi Cremona, Lodi, Vicenza, Modena e Verona (32 µg/mc).

«Oltre alle città del nord però, a superare il limite suggerito dall’Oms sono anche città come Avellino (31µg/mc), Frosinone (30 µg/mc), Terni (29 µg/mc), Napoli (28 µg/mc), Roma (26 µg/mc). Poi Genova e Ancona (24 µg/mc), Bari (23 µg/mc), Catania (23 µg/mc) solo per citarne alcune».

Smog nell’aria e misure light

L’emergenza smog dunque la fa ancora da padrona. E per Legambiente, il 2020, oltre ad essere stato segnato dalla pandemia ancora in corso, da essa è stato anche contrassegnato. Da quella e «dalla mancanza di misure specifiche per uscire dalla morsa dell’inquinamento. Lo dimostra la mancanza di ambizione dei Piani nazionali e regionali. Inoltre degli Accordi di programma che negli ultimi anni si sono succeduti». (Leggi qui la situazione nel passato: Venticinque città nello smog: tuttte in Padania, tranne Frosinone).

L’Italia è sotto indagine per infrazioni alle norme sull’inquinamento (Foto: Recondoil)

«Accordi che, nella realtà dei fatti, sono stati puntualmente elusi e aggirati localmente. Questo pur di non dover prendere decisioni impopolari insieme al ricorso sistematico della deroga. (Come nel caso del blocco degli Euro4 nelle città che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre 2020. E che è stato prima posticipato al gennaio 2021 e poi all’aprile successivo)».

Due ‘altolà’ europei all’Italia

L’associazione ambientalista rigira il coltello nella piega e chiama in causa i legiferati Ue. «Lo dimostrano anche le due procedure di infrazione comminate all’Italia. Procedure per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti della Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto. E a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora da parte della Commissione europea in riferimento».

Su cosa? «In merito alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5). Procedura a cui ora l’Italia dovrà rispondere, essendo state giudicate ”non sufficienti” le misure adottate dal nostro Paese per ridurre nel più breve tempo possibile tali criticità».