E dopo gli stupri, le malattie veneree (Storie nella Storia)

L'emergenza sanitaria legata agli stupri subiti con il passaggio delle truppe marocchine durante la II Guerra Mondiale. Per non dimenticare quesi drammatici giorni vi proponiamo a puntate un capitolo del volume «Liberatori? Il Corpo di spedizione francese e le violenze sessuali nel Lazio meridionale nel 1944». L’intero volume è disponibile presso il Cdsc Onlus – Centro Documentazione e Studi sul cassinate

Gaetano De Angelis Curtis

Università di Cassino Laboratorio di Storia Regionale Dipartimento di Lettere e Filosofia

La tragedia delle donne vittime di abusi sessuali durante l’avanzata delle truppe franco-marocchine nel corso della II Guerra Mondiale. Il racconto del prof. Gaetano De Angelis Curtis. Nella I parte, l’avanzata (Leggi qui la I parte). Nella seconda, l’ipocrita dibattito in Parlamento. (Leggi qui la II parte). Ora, l’emergenza sanitaria legata agli stupri.

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In merito alle misure di natura igienico-sanitaria adottate dalle autorità italiane fin dai primi istanti in cui furono messe a conoscenza delle violenze, il sen. Tessitori elencò una serie di provvedimenti che non appaiono emergere dalle relazioni stilate dagli ufficiali sanitari giunti sul posto o dai funzionari della prefettura. Infatti il sottosegretario fece presente che nel 1944, subito dopo avere appurato la veridicità delle violenze, fu inviato in provincia di Frosinone, «nei luoghi colpiti e privi di possibilità di comunicazione», un «autotreno completamente attrezzato per l’assistenza». Quindi nei Comuni rimasti privi di farmacie furono «dislocati 40 armadi farmaceutici … forniti di preparati antileutici, antimalarici, antiscabbiosi, disinfettanti e vaccino antitifico».

 

Le malattie veneree

Le donne contagiate furono assistite con spese a totale carico dello Stato e, a seconda delle loro condizioni, o furono ricoverate in vari ospedali oppure furono curate ambulatorialmente «con somministrazione completamente gratuita di medicinali».

Nonostante i provvedimenti adottati, tuttavia, nel 1946 «si verificò una recrudescenza nella diffusione di malattie veneree, specialmente di endometriti blenorragiche» in particolare a Esperia e in qualche altro centro della Valle del Liri. I motivi di tale recrudescenza vennero individuati nel fatto «che varie donne violentate, per spiegabili motivi di riservatezza e di pudore, non si presentarono tempestivamente alla visita medica, mentre altre decisero di sottoporsi alla cura sanitaria solo dopo l’aggravamento della malattia», oltre al rientro di reduci e sfollati che contribuirono alla diffusione di malattie veneree indipendentemente dai fatti accaduti nel 1944.

Conseguentemente si giunse a incrementare il servizio dermoceltico per la cura delle malattie veneree e della pelle e un «sanitario esperto in dermosifilopatia», docente dell’Università di Roma, venne inviato in quei luoghi con l’incarico di visitare le «vittime dei marocchini», anche andandole a ricercare «sulle montagne e nei campi», e «di provvedere all’istituzione di ambulatori e di assicurare uno speciale servizio di assistenza e di profilassi» adottando i «provvedimenti necessari con larghezza di mezzi».

Tali misure «diedero risultati notevoli» tanto che nel 1947 in tutta la provincia di Frosinone «vennero riscontrate solo 42 donne affette da sifilide e, di esse, due sole con manifestazione contagiosa in atto; 217 donne, invece, [risultavano] affette da endometrite blenorragica».

Quindi alla fine del 1950 erano state solo tre le donne che avevano richiesto il ricovero in strutture sanitarie e «tutte e tre vennero riscontrate sane».

 

Il Governo se ne lava le mani

In definitiva per il sottosegretario le «vittime delle truppe marocchine non [avevano] più bisogno di una particolare assistenza sanitaria». Parimenti difese l’operato del governo al quale non potevano essere rivolte critiche perché in quegli anni aveva «attuato tutto ciò che era umanamente possibile nel settore igienico-sanitario».

L’on. Maria Maddalena Rossi, nella sua replica, finì per polemizzare fortemente con il rappresentante del governo in merito, soprattutto, ai provvedimenti di natura economica e legislativa da adottare nell’immediato futuro. Se dunque il governo nazionale, per tramite del suo sottosegretario, non intendeva impegnarsi per modificare le vigenti norme sulle pensioni, dimostrando di non giudicare la violenza sessuale «più orrenda e ripugnante di qualsiasi altra violenza che la guerra può recare con sé», la parlamentare comunista annunciava che il suo gruppo politico si sarebbe fatto carico di presentare una proposta di legge che prevedesse un «trattamento speciale, diverso dagli altri, per queste vittime, che erano vittime diverse dagli altri».

Anche l’on. Preti, dopo aver affermato che la «collega Rossi era stata forse eccessivamente severa nei confronti dell’onorevole sottosegretario», giudicò che la risposta del sen. Tessitore non potesse «ritenersi del tutto soddisfacente», peccando di «eccessivo formalismo».

Lo esortò, quindi, a riconsiderare la questione «soprattutto sul piano umano», effettuando un «approfondito esame» che, «forse», gli avrebbe consentito di giungere «a conclusioni diverse» rispetto a quelle espresse e convincerlo che «tuttavia valeva la pena di fare qualcosa di più per la risoluzione» del problema».

 

Leggi qui la I puntata

Leggi qui la II parte

 

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