Missione unità, Ruspandini candidato unico al Congresso

Ha aperto la via alla destra nel comune di Ceccano, la ex Stalingrado di Ciociaria. da quel successo Fratelli d'Italia in provincia di Frosinone si è consolidata. Ed ora, Ruspandini è candidato unico alla guida del Partito. Lo acclamerà domenica il Congresso. Il gioco degli equilibri

Senatore della Repubblica, Deputato alla Camera, assessore Provinciale, vicesindaco: nessuno di quei traguardi personali vale per lui quanto un altro in particolare. E cioè avere piantato la bandiera della destra nel municipio di Ceccano, la città simbolo della sinistra in Ciociaria: la Stalingrado del centro Italia. (Leggi qui: Da Stalingrado ciociara a roccaforte di patrioti)

Massimo Ruspandini c’è riuscito otto anni fa facendo un passo indietro: rinunciando alla sua candidatura come sindaco, identitaria ma dirompente per quei tempi. E favorendo quella del luogotenente dei carabinieri Roberto Caligiore: civico che poi ha aderito ai ruoli di Fratelli d’Italia. È stato il primo passo di un lungo cammino. Non solo ceccanese.

Verso il congresso

Da quel giorno Fratelli d’Italia in provincia di Frosinone è cresciuta moltiplicando i suoi amministratori. Tenuti insieme sulla base di una regola. Aperta ma ferrea. Discussione accesa quanto si vuole, sensibilità ampie purché dentro un quadro di destra: ma nessuna corrente, nessuna divisione. Gli scontri che fisiologicamente si accendono sui territori? In questi anni il Partito ha lasciato ai Circoli la più totale possibilità di autodeterminarsi, intervenendo solo se la matassa si ingarbugliava.

Sta in questo solco la strada che ha portato Massimo Ruspandini ad essere il candidato unico alla presidenza di Fratelli d’Italia in provincia di Frosinone. Lo acclamerà domenica il Congresso provinciale.

Un percorso unitario. Nel quale lasciar sviluppare il dibattito e le sensibilità. Che in questi due anni non ha generato agguati.

Chi è il Presidente

Massimo Ruspandini aderisce a Fratelli d’Italia già nel 2013 e si candida alle Regionali preferendo quella che in quel momento politico è una audace scommessa. Per la quale dice no alla lista Storace. Si racconta che l’ex governatore del Lazio sia andate su tutte le furie: perché Ruspandini era cresciuto nella destra sociale di Alemanno e di Storace; soprattutto perché i rampelliani che ora avevano fondato un nuovo Partito chiamato Fratelli d’Italia erano i nemici.

È la fase in cui la Casa delle Libertà vede centinaia di uscite che ne determineranno la chiusura ed il ritorno alle formazioni che l’avevano costituita. Quasi tutti scelgono di accasarsi verso Forza Italia di Silvio Berlusconi ed il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Ma in tanti vanno sul carroccio della Lega. Invece l’area di Massimo Ruspandini fa una scelta di panciae sceglie Fdi. Era assessore provinciale nella giunta di Antonello Iannarilli ed in quei giorni agli organi di informazione spiegò “Scelgo Giorgia Meloni perché non mi piego allo strapotere di Mario Abruzzese e di Antonello Iannarilli”.

Approda in un partitino dello zero virgola. Dove ci sono alcuni mostri sacri delle tessere: rispetto a loro ha una dimensione marginale. Si narra che l’unica a volerlo fosse Giorgia Meloni in persona. Il vero motivo per cui non lo volessero diventa chiaro quasi subito: Ruspandini inizia la sua battaglia politica contro l’area di Marsilio che gli preferisce l’allora sindaco di San Giovanni Incarico Antonio Salvati. Finisce con una tregua e poi con la vittoria di Ruspandini ed il suo manipolo.

Coriacei e pervicaci

È solo l’inizio. la componente di Ruspandini nel corso dei decenni ha avuto una tendenza e un marchio di fabbrica precisi. Sopravvive a tutto. Attraversa il periodo dell’iconico senatore Romano Misserville senza essere misservilliani, quello del federale Alessandro Foglietta senza essere fogliettiani. Supera la fase di Franco Fiorito senza essere fioritiani, quella del filosofo Biagio Cacciola senza essere caccioliani. Con i romani ha buoni rapporti restando però filociociaro.

È la linea dell’autonomia quella che ha caratterizzato l’area. Ribadita con froza davanti a Francesco Rocca due settimane fa in occasione degli Stati Generali.
Autonomia e ricambio generazionale. L’area di Ruspandini ha allevato un’intera generazione di quadri del Partito: inevitabile dopo avere rimproverato ai tanti big della storia della destra provinciale di cercare solo la loro personale sopravvivenza a se stessi senza lasciare eredi.

Oggi la componente e diventata praticamente l’80% del Partito in provincia di Frosinone. E quella nuova generazione è diventata la schiera di trentenni che governano ad Anagni, Fiuggi, Ceccano, Castro dei Volsci, Amaseno, Fumone, Alatri, Piedimonte San germano. Sono loro che guidano i processi interni accanto ai nuovi big: dal consigliere regionale Daniele Maura al sindaco di Ceccano Roberto Caligiore; dall’assessore Riccardo Del Brocco al presidente Saf Fabio De Angelis.

La geografia verso il voto

Fabio Tagliaferri

Le altre sensibilità contano figure di spessore come l’avvocato e deputato Paolo Pulciani, il commissario ed assessore a Frosinone Fabio Tagliaferri, il deputato ed ex presidente regionale di Coldiretti Aldo Mattia, la presidente della Commissione Sanità in Regione Lazio Alessia Savo , il vice presidente uscente ed avvocato Gabriele Picano.

Tranne Pulciani, sono sensibilità arrivate nelle fasi successive: con le quali è stata applicata la regola dei rapporti costruttivi non obbligatoriamente distesi. Ma all’interno di un solo Partito.

La vera partita non sarà vincere il Congresso: ma costruire un sistema di equilibri che faccia sentire tutti all’interno di un sistema. Da giorni sono in corso le consultazioni e le trattative. A gestire le alchimie è stato mandato Riccardo Del Brocco: l’area con l’80% delle tessere rinuncia ai suoi pretoriani e lascia i 5 posti del Direttivo alle altre sensibilità, per lanciare la corsa tra gli iscritti che si contenderanno i 9 posti elettivi. Lezione di democrazia dal Partito che per antonomasia dovrebbe esserne contraltare. Il percorso di affrancamento dalle nostalgie e la costruzione di una destra europea passa da lì. (Leggi qui: L’inutile lavoro di Giorgia Meloni).

L’elezione a presidente provinciale di Fratelli d’Italia apre la strada a Ruspandini verso la sfida che si è imposto fin da ragazzino: diventare il successore da destra a ciò che è stato per la sinistra provinciale Francesco De Angelis.