“Non ti sopporto più, davvero”. La sfida finale tra Zingaretti e Renzi

Il sostegno al Governo Draghi è scontato da parte di entrambi, ma adesso si apre la partita per la leadership della coalizione che si opporrà al centrodestra. Il segretario del Pd punta ancora su Conte, il Rottamatore vuole far saltare l’alleanza Dem-Cinque Stelle. Uno solo ne resterà in piedi.

Il perimetro mediatico è stato quello de La7. Nicola Zingaretti ospite di Otto e Mezzo di Lilli Gruber, Matteo Renzi di Piazza Pulita di Corrado Formigli. Ma è chiaro che la posta in palio politica è quella della leadership del centrosinistra.

Le punizioni di Baggio

Nello studio di Piazza Pulita Matteo Renzi ha sintetizzato così l’appoggio a Draghi: “Non mi metto a dire a Baggio come battere le punizioni”. Poi ha spiegato: “A chi mi domanda perché la crisi rispondo semplice: se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte. Poi il governo Draghi lo fa nascere il Parlamento su indicazione di Mattarella, non il sottoscritto. Io faccio il tifo e voto la fiducia”.

Matteo Renzi (Foto: Alessandro Serranò, via Imagoeconomica)

Poi a La Repubblica Matteo Renzi ha affermato:  “La maggioranza ci sarà. Non ho niente da festeggiare con l’uscita di scena di Giuseppe Conte. Ma sono solo felice di vedere una personalità come Draghi pronta a guidare il Paese. Il governo Draghi sarà la salvezza dell’Italia: ha messo in sicurezza l’euro quasi dieci anni fa, metterà in sicurezza il Recovery Plan per i nostri figli. Una buona squadra scrive il Recovery in tre giorni. Se Draghi è il naturale candidato alla presidenza della Repubblica? La legislatura durerà fino al 2023. Quanto al capo dello Stato deciderà il Parlamento tra un anno. Ora preoccupiamoci di dare la fiducia al governo e lasciamolo partire per la sua navigazione”. 

E ancora: “La linea politica del Pd in questa crisi per me è inspiegabile. Potevano svolgere una funzione di mediazione, di equilibrio, di rilancio. Hanno scelto di appiattirsi sulla posizione “O Conte o voto”. C’è chi sostiene che Zingaretti e Bettini avessero una raffinata strategia in testa. Evidentemente era talmente raffinata da sembrare inesistente. Italia Viva crescerà come punto di riferimento di chi non si allinea all’accordo Pd-M5S-Leu e di chi non vuole morire sovranista. Dal punto di vista personale, invece, voglio rifiatare. Ho vissuto con molto dolore l’aggressione mediatica di queste settimane: l’odio e il pregiudizio non mi avevano mai fatto male come stavolta, devo confessarlo”.

È un’operazione politica

Lilli Gruber con Nicola Zingaretti

Matteo Renzi è consapevole che all’interno della larga maggioranza che sosterrà Draghi lui non avrà la golden share. E neppure il peso dei ministeri che aveva con Conte. La sua è un’operazione politica. Forse punta davvero a rifondare il centrosinistra su basi nuove. Come Macron.

A Lilli Gruber Zingaretti ha detto: “Io ministro? Ne parleremo con il presidente Draghi e con il mio Partito ma faccio il presidente di Regione e faccio già grande fatica così». (Leggi qui Indiscreto – Spifferi roman)

«Un governo di questo tipo può portare credibilmente alla fine della legislatura. Noi chiederemo un governo politico, con ministri bravi, competenti e in grado di misurarsi con le sfide che abbiamo davanti. Ma ascolteremo il professor Draghi, che farà sintesi e noi ne prenderemo atto. Sono molto ottimista che si faccia presto un governo per questo Paese. Da zero a dieci, direi che c’è una probabilità di 8 o anche 9».

La fase nuova

Mario Draghi arriva al Quirinale (Foto: Alessandro Serranò via Imagoeconomica)

«Si è aperta – ha sottolineato Nicola Zingaretti una fase del tutto nuova. La personalità di Draghi è di assoluta forza e grande valore. Può essere la soluzione per portare l’Italia fuori dalla situazione caotica e dal rischio di paralisi che la crisi ha determinato. Credo il Pd debba contribuire al successo di questo tentativo, con i propri contenuti e il proprio contributo. Possiamo lavorare con una linea chiara e una proposta di governo credibile per l’Italia, sostenuta da una maggioranza ampia ed europeista».

Il duello nel centrosinistra è sempre lo stesso, soltanto che stavolta sarà definitivo. Da una parte Nicola Zingaretti, che però prima dovrà preoccuparsi di tenere il Partito, scosso dal naufragio del Conte ter dopo le indicazioni dello stesso Zingaretti e di Bettini. Bisognerà vedere anche l’atteggiamento di Base Riformista e di Franceschini. Dall’altra parte Matteo Renzi, il quale punta alla disarticolazione dell’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle. Si voterà nel 2023. Occorrerà una coalizione in grado di contrastare il centrodestra. Per Zingaretti potrebbe guidarla Giuseppe Conte, per Matteo Renzi assolutamente no. Sarà uno scontro titanico.