Parisi a Fiuggi traccia il futuro: «Dopo Silvio una squadra forte»

MONICA GUERZONI

per IL CORRIERE DELLA SERA

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Lo accolgono con un applauso breve e misurato, ma alla fine il saluto degli azzurri a Stefano Parisi è quasi un’ovazione. Dopo settimane di risse verbali tra i vertici di Forza Italia, l’ex manager ha portato alla convention di Antonio Tajani a Fiuggi un vento di novità: «Non sono un tecnico prestato alla politica, sono diventato un politico e voglio dare il mio contributo».

 

«Niente leader, nel futuro una squadra forte»

Tono deciso, oratoria sciolta e un discorso che traccia, a grandi linee, un programma di governo alternativo al centrosinistra. Ma prima Parisi prova a chiudere le polemiche interne e, grazie alla mediazione del padrone di casa Tajani (vicepresidente del gruppo del Ppe), porge il ramoscello d’ulivo della tregua: «Nel nostro futuro non ci sarà un leader, ma una squadra forte». Poi il paragone con Renzi, che scalda la platea: «Vedete com’è isolato? Non si fida di nessuno che non sia di Firenze… A noi non serve un altro leader mediatico che risolve tutto».

 

Rinnovamento senza rottamare

Quanto all’atteso derby con Giovanni Toti, il gelo si scioglie quando Parisi dal palco ringrazia il presidente della Liguria, che doveva tornare a Genova e non si è fermato ad ascoltarlo: «A Toti dico grazie. Non è una notizia che ci stringiamo la mano, non abbiamo mai litigato». È la linea di Berlusconi, unità e rinnovamento ma «senza rottamare nessuno». Solo così Forza Italia può sperare di recuperare i voti perduti, che Parisi quantifica in dieci milioni.

Adesso, sprona l’ex candidato sindaco di Milano, bisogna rimboccarsi le maniche e guardare avanti. Al centro dei ragionamenti con cui Parisi progetta di costruire un fronte liberale, moderato e popolare in grado di vincere nel 2018 c’è l’Europa da rifondare dopo i «grandissimi errori» commessi, c’è la «crescita zero dell’Italia» causata – a giudizio di colui che nel ’94 guidava il dipartimento economico di Palazzo Chigi – dalle scelte di Monti, di Letta e poi di Renzi: «Lo stato ci sta uccidendo. È ostile alle imprese, alle famiglie, alle persone. Sospetta che ogni cittadino sia un evasore…». E se Renzi «prende in giro gli italiani e va col cappello in mano in Europa», certo la soluzione non sono i cinquestelle, con il «populismo inesperto e pericoloso» di Grillo, Raggi e compagni.

 

Prima le idee

Tajani è contento, ma chissà quanto durerà la tregua vista la divergenza di strategie e di orizzonti. Toti non vuole, ha detto, «nemici a destra» e rilancia l’alleanza con Salvini e Meloni anche per il 2018. Parisi invece ribalta i fondamentali: prima le idee, poi la scelta dei compagni di strada.