Primarie Pd, come si leggono i numeri di Anagni

Come si leggono i numeri delle Primarie Pd ad Anagni. Non tanto quelli sui voti ai due candidati. Ma quelli sull'affluenza: il Partito sembra avere perso la sua capacità di portare alle urne gli elettori

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Sono stati 302 i voti complessivi espressi ad Anagni per i due candidati alla guida del Partito Democratico. Voti ripartiti in questo modo: a Stefano Bonaccini sono andate 162 preferenze, ad Elly Schlein invece 140.

Il dato ancora più preciso è poi quello dei due seggi allestiti in città: nel primo, allestito nei pressi di Casa Barnekow, in pieno centro, sono stati 59 gli elettori per Bonaccini, 83 per la Schlein. Ribaltata completamente invece la prospettiva per quanto riguarda l’altro seggio, in località Osteria della Fontana: in questo caso 103 sono stati i voti per Bonacini 57 per la Schlein.

Nel complesso, quello di Anagni è un voto nel solco del Pd ciociaro. Che aveva scommesso sulla continuità di Bonaccini. Esattamente come avevano fatto a Latina i quadri provinciali del Partito. E si sono trovati davanti ad un volto nuovo e non preventivato come la Schlein. (Leggi qui: Lì dove Elly Schlein l’hanno vista arrivare: ma non nel Pd).

Il voto per il nuovo Segretario è la voce di un popolo che esiste, ma che non ne vuole più sapere di apparati. Soprattutto dice che è stufo di un dibattito infinito che non conduce mai ad una decisione su nessun tema. Un voto andato oltre ogni legittima previsione. Come sottolinea il leader di Pensare Democratico Francesco De Angelis: “Queste Primarie hanno dimostrato che non è vero che il popolo della sinistra non esiste più. C’è, è vivo ed ha una grande voglia di dire la sua con delle Primarie vere, combattute e che vedevano contrapporsi due persone che sintetizzano al meglio i valori e gli ideali della sinistra. È stata una bella giornata per la democrazia”. 

Le chiavi di lettura delle Primarie

Pier Luigi Bersani ed Elly Schlein

Un voto, quello di Anagni, che si presta ad una serie di interpretazioni. La prima, non molto confortante, è quella di un Partito che in città sembra essere in discesa lenta ma piuttosto costante. Tanto per citare qualche dato: nel 2012, all’epoca delle Primarie che avrebbero eletto Pier Luigi Bersani, a votare in città erano state circa 800 persone. Più del doppio di oggi.

Un altro dato che va messo in evidenza, per capire la situazione, è quello delle ultime elezioni Regionali. Anche se in questo caso i numeri non sono sicuramente molto omologabili, va ricordato che ad Anagni, qualche settimana fa, il Partito Democratico, trainato anche dalla figura della candidata locale Alessandra Lalla Cecilia, aveva portato a casa circa 1.600 preferenze. (Leggi qui: I voti di Lalla ed i nuovi equilibri).

Luigi Vecchi

Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il Pd anagnino, se non c’è il traino di un appuntamento elettorale vero e proprio, se non c’è la spinta di un esponente di peso arrivato da fuori (Pompeo, in questo caso) non sembra più in grado, come invece era accaduto fino a qualche tempo fa, di trascinare masse più consistenti alle votazioni. E questo lascia aperti molti interrogativi su quello che sarà il ruolo del Partito Democratico alle prossime Comunali.

Come noto, ad oggi il Partito Democratico locale non ha ancora deciso cosa fare e chi appoggiare. Sembra, almeno sentire gli esponenti più importanti del Partito, che non ci sarà un avvicinamento ufficiale né verso il Campo civico né verso LiberAnagni. Anche perché in tutti e due casi la richiesta sarebbe quella di andare senza il simbolo di Partito, come forza civica; cosa che invece la dirigenza del Pd locale non intende fare.

Il rischio, serio, è quello di condannarsi all’irrilevanza.