Qualcuno finalmente si ricorda dell’editoria locale. D’Amico: «La politica protegga l’informazione di qualità, altrimenti…»

Foto © Paolo Cerroni / Imagoeconomica

Il presidente di ConfimpreseItalia prende spunto dal libro di Ferruccio De Bortoli e lo cala anche sul piano locale: “Per non diventare naufraghi della rete è fondamentale creare le condizioni affinché i giornali e i siti affidabili e seri possano lavorare con tranquillità. I politici non possono continuare a nascondersi”.

Ha ragione Ferruccio De Bortoli quando dice che questa Italia “che attende il segno di una riscossa non può esimersi dal preservare l’integrità dell’informazione, per non diventare naufraghi della rete”. Guido D’Amico, presidente nazionale di ConfimpreseItalia, tocca un tema non soltanto attuale ma che va oltre i confini provinciali e regionali, andando a toccare le corde della democrazia ai tempi della Terza o Quarta Repubblica.

Ferruccio De Bortoli © Canio Romaniello, Imagoeconomica

Guido D’Amico è uno che per il ruolo che occupa con la politica si confronta da anni, quotidianamente. Ferruccio De Bortoli, già direttore (due volte) del Corriere della Sera e de Il Sole 24 Ore, editorialista, è uno dei giornalisti più importanti ed influenti in Italia. Nell’annuale manifestazione denominata “Agosto degasperiano”, De Bortoli ha toccato il tema dei temi: quello dell’informazione. Partendo da una premessa fondamentale del suo ultimo libro “Ci salveremo. Appunti per una riscossa civica”, Garzanti editore.

Ha detto De Bortoli: 

«Penso che il giornalismo abbia fra i propri compiti anche quello di costruire, non soltanto quello di denunciare e indicare le priorità a una classe dirigente, a una classe politica e a un’opinione pubblica e mi sono accorto che in questi anni abbiamo un po’ sottovalutato gli aspetti positivi della nostra vita comune. Per esempio il fatto che ci sia un grandissimo capitale sociale».

Ferruccio De Bortoli © Sara Minelli, Imagoeconomica

Nel libro De Bortoli scrive: «Gli errori li commettiamo tutti, l’importante è riconoscere gli errori che si commettono perché con una comunicazione che è diventata istantanea, non è più come quarant’anni fa, che i giornali uscivano una volta al giorno… adesso i giornali escono ogni minuto, ogni secondo e la tempestività, purtroppo, fa premio sull’accuratezza dell’informazione».

«È chiaro che la buona informazione è un’informazione che riconosce i propri errori ma anche che si assume le responsabilità. Oggi abbiamo una quota crescente di informazioni, spesso false, spesso manipolate, delle quali non conosciamo le origini, gli autori, quindi non è possibile rintracciare i responsabili di eventuali manipolazioni o falsificazioni. Questo è lo stato di quella “blogosfera” che è anche un fattore di grande libertà, che però richiede regole, disciplina e responsabilità».

«La regola di fondo dell’informazione è quella americana racchiusa nella formula accuracy and credibilità, accuratezza-credibilità. Penso sia quella che ancora oggi vale».

Guido D’Amico: © Paolo Cerroni, Imagoeconomica

Guido D’Amico prende quei concetti e quegli allarmi. Li sposta sull’editoria locale. E fa notare che il dramma, i limiti, i problemi, sono gli stessi. “È importante che anche a livello locale ci si confronti con certi temi. Perché altrimenti restiamo tagliati fuori. L’importanza dell’informazione è vitale. Parlo dei giornali, che sono una ricchezza del Paese. Ma parlo anche delle realtà digitali, on line, che ormai ci accompagnano nella nostra vita quotidiana. La parola chiave è Qualità. Perché soltanto quella fa la differenza. Oggi le crisi politiche si consumano soprattutto sui social, sui messaggi lanciati, su come vengono percepiti, sui like. Può anche non starci bene, ma è così”.

Sembra andare controcorrente e contro la storia recente, Guido D’Amico. Dice che i giornali devono riprendersi il ruolo che gli è appartenuto fino a poco tempo fa. «Credo che le risposte alternative ci siano. Intanto sarebbe importante restituire, con i fatti però, centralità ai giornali, che raccontano quotidianamente da anni le realtà nazionali, regionali e locali. E’ venuto il momento di dimostrarlo con i fatti». Insomma: il giornale non può prescindere dai fatti: è da lì che deve partire la sua narrazione al pubblico.

Il presidente di Confimprese Guido D’Amico con il professor Emanuele Emmanuele della Fondazione Roma

Che ruolo dovrebbe avere allora quella che Ferruccio De Bortoli ha definito la blogsfera e che oggi rappresenta una realtà altrettanto centrale nell’informazione, quanto i giornali tradizionali? «Sulla blogosfera bisogna necessariamente fare delle distinzioni. Si tratta di un oceano immenso, anzi di uno spazio quasi cosmico. Tutti possono navigare. I rischi  dai quali l’informazione soprattutto politica deve difendersi sono quelli delle fake news ma anche della superficialità. Ha ragione De Bortoli. Non basta descrivere i fatti, gli stessi vanno spiegati, illustrati, argomentati. C’è chi lo fa e chi non lo fa».

C’è un comune obiettivo, i due mezzi non sono avversari. «Il senso di responsabilità collettivo si rianima attraverso la qualità dell’informazione, cartacea e digitale. La politica però non può limitarsi ad essere trasportata assecondando gli umori del momento. No. La politica, anche quella locale, deve assumersi le proprie responsabilità. Uscendo allo scoperto, distinguendo tra fake news e attendibilità. Non si chiede alla politica di fare le pagelle dei buoni e dei cattivi, ma si chiede alla politica di creare le condizioni affinché merito, qualità, impegno, sacrifici e rispetto delle regole vengano premiati. Dal livello nazionale a quello locale. Altrimenti ha ragione De Bortoli: diventeremo tutti naufraghi della rete”.