Quando arpionammo la Balena Bianca, ma senza ucciderla affatto

Trent'anni fa e dopo la tempesta perfetta di Mani Pulite finiva un ciclo ma non finiva quello che quel ciclo aveva fatto all'Italia

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Colpita dall’ultimo rampone di Achab Moby Dick si immerge mentre si scaglia addosso al Pequod per l’ultima volta. E mentre scende verso l’abisso trascina con sé l’uomo che l’aveva odiata e braccata per tutta la vita. E che la odiava forse perché in segreto ne amava le aberrazioni che sentiva come sue. Poi lo porta con lui nel buio dei flutti. A dire il vero era il solo finale possibile, quello in cui, a voler essere sottili, non muore nessuno, muoiono tutti e la sola cosa a restare in piedi è la potenza indomita di una lotta che sopravvive ai lottatori.

In un giorno di fine luglio di 30 anni fa accadde più o meno la stessa cosa con un’altra Balena Bianca, altrettanto indomita, e vorace, e padrona del suo mare. All’Eur Ciriaco De Mita disse a Mino Martinazzoli “che Dio ti aiuti, Mino”. Poi la Democrazia Cristiana affondò. Affondò negli abissi della tempesta perfetta di Mani Pulite e morendo in quel mondo non fece mai sapere nulla della sua vulnerabilità per altri versi, forse con un processo già in atto. Portò con sé i Costituenti, il Boom, il delitto Moro ed altre cento facce dell’Italia, anche di quella com’è oggi. E, come tutte le cose spirate non alla fine di una parabola ma come effetto di un terremoto, la DC divenne mito. Un po’ come Hendrix ma con i capelli più corti, via.

Tanto a lungo nella Storia da diventare mito

Mino Martinazzoli (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Mito bifronte, mito ambiguo tra beatitudine e dannazione, ma indiscutibilmente mito. Cioè una cosa che sta per tanto di quel tempo nella Storia che alla fine ne deve scavalcare i confini empirici ed ascendere alla Mistica. Ce ne accorgiamo oggi, 30 anni, dopo, quando ogni massaia chiosa con l’immancabile “almeno prima stavamo bene tutti” e sospira. In Ciociaria magari lo fa pensando a quando Lino Diana faceva 11mila preferenze, o a quando Ignazio Senese da Sora riuscì a “salvare” la Fiat di Cassino scrivendo su un foglio di carta intestata del sottosegretario al Commercio Estero ‘Si autorizza lo sbilancio con la Polonia, senza informare il ministro, senza informare il Governo, senza avvisare la Nato. Pensiamo alla mistica anche quando perfino un cronista ortodosso come Corrado Formigli da quel di Veroli arriva ad ammettere che “quelli di prima erano migliori, solo magari un po’ più ladri, mentre oggi sono ladri e spesso anche coglioni”. Ovivo che tra i primi i più “quelli di prima di tutti” erano i democristiani. (Leggi qui: La filosofia di Formigli a Veroli: è obiettiva, non imparziale).

Vincenzo Ignazio Senese (Archivio IchnusaPapers)

Che significa? Che la Democrazia Cristiana è sopravvissuta a se stessa abbastanza bene da lasciare non una, ma due eredità. La prima è quella di genealogia in doppler, dove l’eco decrescente della natura primigenia del partito più potente della storia repubblicana si è andato via via stemperando. Con aggiustamenti plastici, e con nuovi nomi e nuovi protagonisti. Martinazzoli a Roma annunciò la terza fase storica e diede uno schiaffo sulle natiche del Partito Popolare, che già vagiva in vecchiaia o già invecchiava in infanzia, come Benjanim Button.

Le due eredità e dove stanno annidate

La seconda eredità è quella più di polpa su cui dovremmo essere chiamati a riflettere tutti oggi. Polpa furba perché vestita dell’abito etereo degli spettri, ma più tridimensionale di quanto noi tutti si sia disposti ad ammettere. In certi comportamenti degli italiani la Democrazia Cristiana era viva addirittura prima che nascesse, il che fa pensare che il successo di quel partito fu proprio quello di aver dato asilo comodo ad una macro categoria sociale, non di averla plasmata. Il cerchiobottismo infido ma utile, la propensione alla mediazione dopo una prima fase polarizzata per finta dove tutti sembrano cani rabidi.

E poi la capacità di piegare Dio ai desiderata di una sola parte di umanità e di sfruttarne il magnetismo per fare sistema con la più parte possibile di umanità. Quella che fece avere più del 48% a De Gasperi nello stesso anno della percentuale. Una volta chiesero a Giulio Andreotti come mai lui e De Gasperi andassero entrambi in chiesa ma mentre De Gasperi parlava con Dio Andreotti parlava con i preti. Quest’ultimo pare rispose: “I preti votano, Dio no”.

Ma c’è un fronte molto più concreto sul quale la DC ha lasciato non solo eredità “etiche ed estetiche”, ma veri modelli operativi. Modelli camuffati come il trucco approssimativo di certi clown che volontariamente si danno il cerone ma senza snaturare troppo i loro lineamenti. Per far sapere cosa c’è dietro ogni successo. E magari, più meschinamente, cosa si celi dietro ogni sconfitta.

E che lo fanno perché scientemente giocano sull’ambiguità di una maschera che deve lasciare affiorare tesi ed antitesi. Esempi ne abbiamo? A decine. Silvio Berlusconi fu il primo dei piazzisti riformatori o l’ultimo dei democristiani travestito da socialista?

Berlusconi e il Grande partito Nazionale

Silvio Berlusconi nel ’94 con Antonio Tajani (Foto: Carlo Carino © Imagoeconomica)

Chi potrebbe afferrare una sola delle due letture senza l’inquietudine sottile di aver barato o enunciato in carenza voluta? Il Grande Partito Nazionale che il Cav ha fondato, tra l’altro con il nome di uno slogan elettorale della DC del 1987, era davvero così altro dalla Balena Bianca pur invocando la patente di movimento post disillusione?

Mastella, Cesa, Buttiglione, Casini, cos’altro non furono costoro se non i Tolomeo ed i Perdicca della DC? Cioè i principi che alla fine della Grande Storia tennero viva la fiammella dei suoi lasciti in una sorta di “ellenismo ideologico”? E il fatto che ad almeno due di loro il tempo verbale coniugato al passato si adatti malissimo, visto che sono in piena attività, non dice forse molto di più del fatto che sono longevi come uomini?

Matteo Renzi aveva due sogni nel cassetto ed uno grande in testa: far parlare di sé ad ogni costo e concimare la Margherita nel Pd. Per vincere. Spargerle fosfati ricchi attorno fino a renderla più forte della falce e del martello che in quel Pd del dopo Lingotto con essa coabitava in crasi ancora oggi sghemba. Il Pd di Renzi, quello delle Europee record del 2014, ebbe vita breve perché per essere democristiani bisogna esserlo senza trucchi ed in mood sfacciato, ma il mondo nel frattempo era cambiato.

Renzi, il renzismo e perfino Meloni

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Tuttavia il dato politico è che anche lì, tra Rignano, Palazzo Chigi e Bruxelles aveva germinato un pezzettino di Balena Bianca. Ed anche lì ha fatto tana una cosa è molto democristiana e che è ancora viva.

Quale? Quella di irretire un popolo che di reti non ne ha mai avuto bisogno, semmai della coscienza di essere parte di un tutto tranquillo. Un tutto che fa mutui, cresce figli e prega svogliatamente per accedere ad un Paradiso in cui non crede. O per evitare un Inferno a cui non credere tutto sommato è da coglioni, specie se si è vecchi e si sente il fiato della Signora Nera sul collo.

Perfino Giorgia Meloni non è stata immune dal lascito della Balena Bianca. Nel suo caso è stato lascito sottile. Ma cos’altro è la progressiva ed ineluttabile transumanza dal sovranismo urlato dell’opposizione all’europeismo soft del governo attivo se non un loop vecchio di decenni? Quello cioè per cui, come diceva Zavattini, “si nasce incendiari e si muore pompieri”?

Dove stavano davvero Dio, Patria e Famiglia

Dio Patria e Famiglia sono davvero concetti nuovi di pacca? O addirittura incasellabili nella mistica post-fascista, oppure sono le fondamenta evocate di un partito repubblicano che dopo il fascismo prese le redini del paese pizzicando le sue corde più sensibili? Non c’è bisogno di evocare la Democrazia Cristiana, non serve perché quello si fa con i defunti.

Ma non lo puoi fare con i dispersi. Con quelli di cui hai visto l’ultima carica, e il rampone andare a segno, e la coda insanguinata scendere tra i flutti trascinando via con sé la stessa orgia che li aveva figliati e che avevano figliato. Ma di cui non hai un cadavere e non ce lo avrai mai. Perché certe cosa magari le arpioni e le scacci via dal corpo originario. Ma non le ammazzi, e prima o poi ritornano e ti dicono che non hai mai smesso di essere quello che giuravi non saresti più stato.