Quanto assomiglia la Veroli che vede Cerquozzi alla Veroli che verrà

La consigliera dem, le amministrative 2024 e la fine di un lungo silenzio sul Mauro Buschini pubblico: "E' mio marito, non il mio influencer"

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Ci sono volte in cui i Partiti si affidano ai nocchieri da cassero e volte in cui scommettono tutto sugli ufficiali di bordo che amano la murata. Lo fanno perché non è la feluca che fa un comandante ma quanto chi aspiri a diventarlo sa mettersi a registro con l’equipaggio. Con un distinguo però: che in marineria ci sono ciurme ma in politica ci sono cittadini. Gente che beve meno rum e che non deve prendere ordini, ma “darli”: indicando con l’esercizio del voto chi dovrà condurre la nave su una data rotta che è temporale.

Oggi Veroli questa è: una nave che sta per cambiare capitano e che aspira a cambiare rotta. Non perché quella precedente sia stata errata, anzi, ma perché le nuove direzioni vanno sempre di pari passo con le nuove esigenze. Perciò si cambia, non per sovvertire il passato, ma per fare tesoro del presente e dare un upgrade al futuro. Il centro sinistra ha una visione con focus dem, crederci è legittimo e provarci a volte è eroico.

Perciò Francesca Cerquozzi sta coniugando tutti e due i verbi, anche se sul secondo per ora se ne sta saggia, senza suggello ma con una grinta aggiuntiva in cui la sincerità è tutto meno che un habitus.

Amministrative 2024 e “nuovo corso” del Pd

Simone Cretaro

Le amministrative di Veroli 2024 ormai incombono nella parte in cui la trama si schiude sul capitolo cruciale: cercare consenso e cercare metodi per dare polpa allo stesso. Nel caso di Cerquozzi “sganciandolo” da quelle velleità basiche che sono fatte di numeri, liste, nuovo sessappiglio social, indirizzi, “uomini forti” e prospettive.

La consigliera con delega alla Cultura è donna del Partito Democratico, un Pd che punterebbe alle primarie per individuare chi correrà per la “successione” a Simone Cretaro. Lei grip social ne ha sempre avuto, “numeri” nel suo campo ne ha fatti e come, e la forza che cerca sta tutta nella gente. Non quella evocata ed invocata a step quando c’è da votare, ma quella che esiste, vive e a volte bestemmia tra voto e voto perché tra urna ed urna, tra comizio e adunata c’è una vita da vivere. Vita a volte difficile.

Pd che ha in Veroli una “roccaforte” strategica fondamentale, dove andranno a briscola tutte le istanze di Francesco De Angelis e Daniele Leodori, presidente e segretario regionali dei dem. Il primo è ciociaro e “master and commander” di quelle terre, il secondo è assieme al primo il totem di un nuovo corso di pluralismo meno flagellante, dialettico ma non bizantino.

Cerquozzi lo sa e sta lavorando ad un quadro complesso, in cui il consenso sia effetto e non causa del nuovo approccio con società ed elettorato.

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Cominciamo dalla Politica: ha scommesso più lei sulla politica o la politica su di lei? In termini fiduciari e affettivi, intendo.

La partecipazione attiva alla Politica e all’amministrazione della cosa pubblica per me non è stata una scommessa e nemmeno un modo per “fare carriera”. Ho deciso di dedicare parte della mia vita alla Politica quando ero ancora all’università e l’ho fatto senza farmi troppe domande o aspettarmi riconoscimenti. Era ed è un bisogno di impegnarmi attivamente ed in prima persona per la costruzione di una società più giusta ed equa. Poi è arrivato l’impegno per Veroli.

Ho sempre sognato una città che puntasse davvero sul futuro, sul lavoro, sull’ambiente, sulla cultura, sull’integrazione sociale, sul sostegno all’imprenditoria. Ed è proprio per questo obiettivo che bisogna continuare a lavorare con impegno, passione e coraggio. Tutto questo può sembrare banale. Ma non lo è. Veroli può e deve diventare la città dove le persone scelgono di vivere e non perché semplicemente ci sono nate. Dopo tutto il lavoro di questi anni ora Veroli deve diventare la città delle opportunità.

Come consigliera delegata alla Cultura di un comune che di cultura e turismo vive, sente che c’è qualcosa da migliorare ancora?

Dobbiamo dircelo: Veroli non vive ancora di turismo e cultura. Abbiamo lavorato tanto e non ci siamo mai cullati sui risultati raggiunti, che sono comunque sotto gli occhi di tutti. Con punte di eccellenza, sia a livello culturale che turistico, sia per ciò che riguarda le infrastrutture che a Veroli abbiamo per organizzare gli eventi.


Detto questo bisogna sicuramente investire di più e meglio sul versante della promozione e della comunicazione. E poi, sicuramente, come ho già sostenuto in molte occasioni, è necessario coinvolgere anche le contrade nel progetto complessivo e trasformare tutto quello che abbiamo realizzato in ulteriori opportunità. La nostra è una laboriosa città di artigiani, commercianti, professionisti e imprenditori ed il lavoro sulla cultura e il turismo deve diventare un’opportunità soprattutto per loro.

Pensiamo solo per un istante alla necessità di cogliere l’occasione del prossimo Giubileo ed a quale indotto straordinario può creare il turismo religioso. Questo in una città che ha la fortuna di avere una delle tre Scale Sante del Mondo ed una delle Abbazie benedettine più conosciute, solo per fare alcuni esempi. Dunque se ancora tutto il territorio non vive di turismo e di cultura, questo può essere indubbiamente un nuovo canale di crescita, sviluppo e benessere.

Recentemente lei è stata tra gli organizzatori dei festeggiamenti per San Michele Arcangelo a Sant’Angelo in Villa. Cosa ha scoperto? Che sensazioni ha provato?

Devo dire la verità: per me, fare parte del comitato festeggiamenti di San Michele Arcangelo, patrono della mia contrada, è stata un’esperienza straordinaria che mi ha dato tanto. Anzi tantissimo. Una festa che mi ha arricchita e migliorata soprattutto a livello umano. Il comitato, Don Stefano, sono diventati una famiglia per me. Sono persone reali, schiette, sincere. Vere. Li ringrazio davvero tanto e con il cuore.

Ecco, per me la Politica è spinta popolare, è empatia, è fiducia. La politica non può e non deve essere vissuta solo nei Palazzi o in piazza tra pochi addetti ai lavori. Sono le persone a tenere vivo il senso vero della Politica, che si fa sempre e solo per la gente e con la gente.

E’ corretto dire che Veroli per troppo tempo è stata identificata con Veroli centro e che ci sono tante altre Veroli che hanno moltissimo da dire e dare?

È corretto. Bisogna lavorare di più sulle contrade. Non bastano interventi di riqualificazione edilizia e urbanistica, serve prima di tutto riconoscere la presenza di esperienze attive sui territori, dalle associazioni passando per cooperative sociali, singoli abitanti, insegnanti, educatori e parrocchie. Servono tante e diverse iniziative culturali e sociali. Bisogna far sentire tutti i cittadini coinvolti nella vita della città. E infine bisogna valorizzare le specificità di ogni contrada.

Scopriamo le carte: lei è data come candidata sindaca certa alle elezioni amministrative del 2024? Smentisce, conferma o precisa?

Guardi io mi emoziono sempre quando, per esempio, vado al supermercato e mi chiedono se mi candiderò a sindaco, o quando mi viene detto che Veroli ha bisogno di una Sindaca donna. Ma sono altrettanto consapevole che a Sindaco non ci si candida individualmente. Si viene candidati dalla coalizione, dalle liste, dai comitati, dai cittadini, che ti indicano come la persona migliore per interpretare e portare avanti un progetto per la città.

Per questo penso che a Veroli debba essere innanzitutto la coalizione, che è il giusto mix tra politica e civismo, a decidere come andare avanti. E come arrivare ad una sintesi che indichi la candidatura migliore.

Lo farò di tutto per salvaguardare l’unità di un gruppo che ha governato bene e per far si che questa coalizione possa allargarsi anche ad altre esperienze civiche. Serve dare continuità a progetti avviati e magari aggiungere la giusta freschezza e la necessaria innovazione per garantire a Veroli un futuro all’altezza dei risultati raggiunti finora.

La gente che incontra lei l’ha definita “semplice e reale”? E’ quella la gente che vuole conquistare come donna pubblica?

Io non la voglio conquistare. Voglio stare tra loro ed essere una di loro. Perché sono su quelle persone, semplici e reali, che camminano i progetti e le idee che abbiamo in mente per Veroli. Capire i loro bisogni, ascoltare i loro problemi, è la cosa più importante da fare. Sono loro che, in fondo, ci indirizzano ed è per loro che dobbiamo lavorare. Con grande semplicità ma anche con grande senso di responsabilità.

E le dico un’altra cosa: dobbiamo far si che anche le persone lavorino con noi. Non si fa politica solo in consiglio comunale. Ne è la prova chi, pur non essendo stato eletto alle ultime amministrative, ha sempre lavorato e continua a lavorare per le persone, per la città come se fosse un consigliere comunale. Ecco, dobbiamo educarci a ragionare così. Perché al primo posto c’è il bene di Veroli.

Veroli epicentro dei convegni sui temi mainstream, come quello sulle nuove frontiere del lavoro. Lei come la pensa?

Veroli ha dato prova di essere una città vitale, dove sono centrali i grandi temi che attraversano il nostro tempo. Bisogna continuare su questa strada e tutti coloro che vorranno organizzare iniziative, convegni, approfondimenti saranno sempre i benvenuti nella nostra città.

Il prossimo festival della Filosofia lo organizzerà lei o lo farà organizzare, magari da un “suo” consiglier* delegato alla Cultura?

Il festival della filosofia è di Veroli ed è nato per Veroli. Non per Francesca Cerquozzi. Abbiamo lavorato moltissimo, grazie all’impegno del direttore artistico, del Dott. Ranelli e grazie alla fiducia del Sindaco, per farlo affermare come un grande momento culturale. Momento in grado di richiamare appassionati e non solo da tutta la provincia ma anche da tutta la Regione. E devo dire che i risultati sono arrivati; a volte rileggo con emozione l’elenco delle personalità che sono venute in piazza a ragionare con noi e non mi sembra vero.

Guardi quelle piazze che si sono riempite di persone che vogliono riflettere, ascoltare e discutere. Segno che in fondo la nostra società non è così piatta come si pensa. Oggi il Festival è una delle iniziative estive che qualifica la nostra città e deve continuare a crescere. In termini di qualità ma anche in termini di offerta. Per rispondere alla sua domanda le dico che io ci sarò e darò sempre una mano.

Le primarie per scegliere la proposta da fare agli elettori verolani: sono la scelta giusta o quella migliore per non lasciare impronte digitali su chi non correrà?

Mettiamo un po’ di ordine: le primarie, nonostante siano un metodo caro al Pd, non sono una imposizione o una scelta di parte. Penso si debba partire da questa amministrazione, uscita vincente dalle scorse elezioni grazie al buon governo ed una larga alleanza capace di tenere insieme partiti e liste civiche.

Questo per allargarci ed aprirci ancora di più, generando un nuovo progetto di governo della città, in grado di appassionare persone che finora si sono tenute distanti.

Se le primarie uniscono il gruppo ben venga. Io ci sono. Se invece sono un ulteriore motivo di divisione cerchiamo una via alternativa. È un percorso che va deciso tutti insieme.

Chiudiamo light: ha comprato le cuffie isolanti per le smanie da carpentiere riciclone di Mauro Buschini che in casa ormai sembra Geppetto?

Cuffie ed aspirapolvere direi… è una sua vecchia passione. Recuperare , riciclare le cose, dal legno al ferro, dare una seconda vita alle cose. Con affetto verso alcuni oggetti: per esempio quello che avete visto in rete è il risultato del recupero del legno del suo papà. Diciamo che di quella passione, il recupero ed il riciclo, ne ha fatto la base del suo agire professionale e politico. Ora poi, che questo tema sta diventando centrale per la nostra economia ed il futuro del pianeta mi tocca sentire, oltre al rumore, anche le teorie. E vi risparmio il racconto di quello che combina se resta per qualche minuto il rubinetto dell’acqua aperto

Ma visto che in questa intervista abbiamo affrontato molti temi importanti approfitto per affrontare anche questo. Sul nostro rapporto si è scritto, detto ed a volte malignato molto, spesso a sproposito. Nessuno dei due ha mai influenzato l’altro nelle scelte o nell’agire quotidiano. Di certo come in ogni coppia si discute e ci si confronta, ma l’idea che dietro quello che fa una donna ci debba necessariamente essere un uomo è una cosa che può dire solo chi non conosce le donne e la determinazione che le caratterizza.