Renziani divisi ma è si a Martina. Zingaretti attacca il Governo: Distruttori all’opera

Verso l'Assemblea Pd di sabato. Via libera dei renziani a Martina. Ma c'è spaccatura tra falchi e colombe. Anche gli orlandiani hanno qualche problema. E Zingaretti da Bruxelles parla da leader. È l'unico ad attaccare il governo: «Distruttori all'opera»

Via libera all’elezione di Maurizio Martina a segretario nazionale del Pd, sabato durante l’Assemblea del Partito. E subito dopo si aprirà la fase che porterà al congresso: quello che dovrà stabilire il futuro dei Dem.

È la linea decisa dai renziani in mattinata. Nel pomeriggio l’ha illustrata ai parlamentari fedeli all’ex premier riuniti alla Camera, Lorenzo Guerini.

La proposta prevede l’apertura di una fase congressuale da subito. Con una parte dedicata agli approfondimenti tematici. Una fase da chiudere nel 2019.

Ma chi candideranno poi i fedelissimi di Renzi? Su chi punteranno per guidare il Partito dal prossimo anno? A chi affideranno il compito di affrontare Nicola Zingaretti, che domenica ha rotto gli indugi e annunciato la sua candidatura? (leggi qui La sfida di Zingaretti: «Alle primarie di marzo ci sarò»)

 

Orlando chiede discontinuità

Zingaretti fa parte dell’area politica di Andrea Orlando. Il quale oggi ha chiesto discontinuità politica con il passato ed una data certa del Congresso da tenere entro marzo 2019.

I due punti sono quelli ritenuti irrinunciabili dall’area Orlando per arrivare a una soluzione condivisa all’Assemblea di sabato: “Altrimenti, noi non ci stiamo“.

La linea è stata definita in una riunione al Senato con Andrea Orlando, Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, Marco Di Lello, Anna Rossomando, Andrea Martella, tra gli altri.

E la posizione di Martina? «Martina va bene per guidare questa fase, ma ci deve essere un dispositivo in Assemblea che indica la data del Congresso entro fine marzo. E serve un segnale di discontinuità con Renzi e il renzismo» ha sottolineato chi ha partecipato all’incontro.

 

Le due linee di Renzi

Tra i fedelissimi di Matteo Renzi al momento non c’è una strategia condivisa. Sono due le linee di pensiero, una più rigida e l’altra più dialogante.

I ‘falchi’ chiedono a Martina di riconvocare un’assemblea a novembre per dire a che punto è il suo lavoro e poi fissare il congresso dopo le elezioni europee. Per questa linea sono Luca Lotti, Andrea Marcucci e Antonello Giacomelli.

Ma c’è anche una linea più morbida. Sostiene che bisogna trovare il modo per dire che il Congresso parte subito ma si fa in due fasi: una a settembre, di ascolto, tematica, programmatica; l’altra invece a gennaio: di confronto tra le diverse mozioni. E proprio questa seconda fase dovrà portare alla scelta del nuovo segretari. Prima delle elezioni Europee. Per questa linea sono Graziano Delrio e Lorenzo Guerini.

 

Ma due anche per Orlando

C’è una doppia scuola di pensiero anche nelle file degli Orlandiani. Al punto che si teme la defezione di molti all’assemblea di sabato. Tra i più critici c’è l’ex ministro Cesare Damiano che ha detto di non sapere se sabato andrà in Assemblea. «E, a questo punto, non so nemmeno se restare nel Pd».

Su 220 delegati orlandiani all’Assemblea già una sessantina avrebbero manifestato dubbi sulla loro presenza. Il che mette addirittura in discussione il raggiungimento del numero legale.

Orlando allora avrebbe chiesto un supplemento di riflessione in vista di un incontro ‘chiarificatore’ con Martina da tenere nelle prossime ore, dopo quello che c’è stato ieri.

Domani, tra l’altro, è prevista anche la riunione di Area Dem, in vista dell’assemblea di sabato.

 

E la posizione di Martina

«Credo che dobbiamo ragionare tutti veramente in termini nuovi. Tutte le riflessioni che arrivano da più parti che pongono questa questione vanno ascoltate con attenzione, rispettate, magari non completamente condivise, ma la cosa importante per me è che tutti si faccia un passo in avanti, ci si metta in moto». Maurizio Martina, segretario reggente del Pd ha lanciato così un segnale.

Il pretesto è la posizione espressa da Pier Luigi Bersani a in una lettera al quotidiano La Repubblica.

Martina ha detto che la sua intenzione è quella di dare origine ad un nuovo centrosinistra, che aggreghi le energie, che unisca.

 

Zingaretti: distruttori all’opera

In tutto questo, Nicola Zingaretti oggi è stato a Bruxelles. Ufficialmente per rappresentare il Lazio nella plenaria del Comitato delle regioni. Ma ancora una volta ha parlato da leader nazionale.

«I distruttori – ha detto Zingaretti – sono all’opera: i problemi diventano massi gettati per distruggere e non mattoni per costruire soluzioni insieme. Leggere cosa ha detto il premier polacco al Parlamento di Strasburgo e il rischio di chiusura del Brennero danno la cifra del pericolo ma anche della velleità delle soluzioni proposte dalla destra. Urge una risposta collettiva, unitaria, ampia per le prossime decisive elezioni europee».