Scandalo Vaticano: le accuse a Di Ruzza tornano indietro

Il caso del palazzo acquistato a Londra con i fondi del Vaticano. E che coinvolge il funzionario ciociaro Tommaso Di Ruzza. Una parte del processo viene azzerata. Cosa significa. E cosa succede ora

Le carte non ci sono. Mancano i dvd con migliaia di files, soprattutto manca la videoregistrazione delle rivelazioni fatte da monsignor Alberto Perlasca il ‘pentito‘ dello scandalo finanziario in Vaticano legato alla compravendita di un palazzo nel cuore di Londra. Sono troppi i buchi nell’inchiesta che ha fatto saltare un cardinale del calibro di monsignor Angelo Becciu (già responsabile della Segreteria di Stato), il dottor Tommaso Di Ruzza (ex direttore dell’Antiriciclaggio presso la Città del Vaticano) e coinvolto altri otto imputati. Buchi talmente grandi da dover bloccare una parte del processo, riaprire le indagini, ripartire da presupposti diversi.

Lo ha deciso questa mattina il presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Pignatone nel corso di un’udienza durata appena un quarto d’ora ma che scatena un terremoto nell’intero procedimento. Da un lato ha detto No alla richiesta dei difensori che chiedevano di annullare l’intero processo. Ma ha detto si a quasi tutto il resto. Mettendo in seria discussione una parte cruciale dell’impianto accusatorio.

La decisione di Pignatone

Giuseppe Pignatone (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

Il magistrato ha preteso di sapere quale sia la posizione processuale del pentito sul quale molto s’è basato; ha dato tempo fino al 3 novembre per procedere al deposito degli atti ancora mancanti, tra cui le audio e video registrazioni del testimone-chiave. Soprattutto ha ordinato la parziale restituzione degli atti all’Ufficio del Promotore di Giustizia (il corrispettivo del Procuratore della Repubblica nell’ordinamento italiano) perché vengano rifatte le indagini.

In pratica è una parziale marcia indietro. Non è un azzeramento ma per alcuni capitoli si deve ricominciare da zero per sanare i vuoti lasciati da quei buchi.

Nelle nove pagine di ordinanza, il presidente Pignatone dispone che vengano restituiti all’accusa gli atti riguardanti monsignor Mauro Carlino, Raffaele Mincione, Nicola Squillace e Fabrizio Tirabassi per tutti i reati contestati. In pratica viene a cadere per loro l’intero provvedimento che ha disposto l’apertura del processo.

Cadono i rinvii a giudizio

Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Tornano al mittente anche gli atti relativi al cardinale Angelo Becciu per i reati di subornazione di testimone e peculato (restano in piedi quattro ipotesi di peculato e due di abuso d’ufficio); a Enrico Crasso per un’ipotesi di peculato, una di corruzione, cinque di truffa, una di falso e una di riciclaggio (rimangono due ipotesi di peculato, due di corruzione, una di truffa e una di estorsione).

Deve ripartire da zero anche una parte delle accuse mosse a Tommaso Di Ruzza: cade l’intera parte in cui si ipotizzava il reato di peculato (restano in piedi sei ipotesi di abuso d’ufficio e una di pubblicazione di documenti segreti). In pratica? L’Abuso viene contestato per omesso rapporto, cioè non avere informato le autorità finanziarie su un’operazione sospetta da 15 milioni. La violazione del segreto per la diffusione di un contratto che invece per sua natura doveva restare riservato. Nessuna accusa di corruzione, né di avere intascato denaro né di averne rubato.

Ipotesi invariate per Cecilia Marogna (peculato), René Bruelhart (quattro presunti abusi d’ufficio) e per il finanziere Gianluigi Torzi.

Per tutte le altre posizioni non rimandate indietro il processo prosegue il 17 novembre. Per le parti azzerate si dovrà procedere agli interrogatori degli indagati, decidendo poi sulle nuove basi, o per un nuovo rinvio al giudizio del tribunale oppure per l’archiviazione.

“Processo di fatto azzerato”

Rene’ Brulhart e Tommaso Di Ruzza Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Spiega l’avvocato Fabio Viglione, difensore del cardinale Becciu, che la restituzione degli atti al promotore di giustizia “è una bocciatura della metodologia utilizzata. Tutto quello che abbiamo eccepito è stato accolto“. In sostanza, “parte del processo è regredita, non era matura per andare in aula. Due capi d’accusa del cardinale non erano maturi per il processo. E domani possono anche cadere“.

Per gli avvocati Massimo Bassi e Cataldo Intrieri, “il clamoroso processo sulla vendita dell’immobile di Sloane Square è di fatto azzerato e limitato ad ipotesi di reato secondarie“.

Il capitolo Di Ruzza

Di Ruzza, stando all’accusa ora rimandata indietro dal presidente del tribunale, avrebbe dovuto capire che dietro un’operazione da 15 milioni di euro sottoposta alla sua vigilanza si nascondeva una tangente. Gli viene contestato di non essersene accorto e di non avere bloccato quei soldi prima che arrivassero al destinatario, avvisando le autorità investigative.

Perché è fondamentale la restituzione degli atti e l’obbligo di ascoltare il dottor Tommaso Di Ruzza? Fino ad oggi il funzionario ciociaro non ha mai potuto fornire la sua versione al magistrato che indaga su di lui. E nemmeno consegnare il materiale che potrebbe mettere in discussione quel filone d’indagine. Di Ruzza ha sempre ribadito il totale rispetto delle procedure. Un’inchiesta interna della vigilanza finanziaria lo ha confermato. Attendeva di essere convocato nelle sedi opportune per spiegarlo. (Leggi qui Di Ruzza: Giochi di spie ed interessi sovrani).

Tommaso Di Ruzza (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Lo aveva lasciato intendere quando aveva rilasciato la sua finora unica dichiarazione. Dicendo «Sono in gioco attività istituzionali di intelligence finanziaria, inclusa la collaborazione con agenzie estere, che richiedono adeguate procedure e garanzie non solo a tutela del diritto alla difesa ma anche degli interessi sovrani sullo sfondo». Un messaggio chiaro per gli addetti ai lavori, quello fornito da Tommaso Di Ruzza. Cioè? Si parla di cose che hanno sullo sfondo una parte degli interessi sovrani dello Stato Pontificio. Che non possono e non devono essere messi in piazza.

Ora le carte che lo riguardano tornano indietro. Per consentire a chi doveva svolgere le indagini, di riaprire il caso.