Smeriglio: «Il Pd è sulla strada giusta, ora più coraggio» (di C. Trento)

Foto © Imagoeconomica, Raffaele Verderese

L’europarlamentare: «Matteo Salvini è solo un pifferaio magico, sta portando l’Italia a sbattere». «Il Pd ha imboccato la strada giusta, ma occorre maggiore coraggio sulla giustizia sociale e sulle alleanze»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Massimiliano Smeriglio è stato l’architetto della Piazza Grande che ha consentito a Nicola Zingaretti di portare il Pd fuori dalle secche del 18% del 4 marzo 2018. Ma è il primo a sapere che il cantiere è sempre in costruzione. Un po’ come la Sagrada Familia progettata da Antonio Gaudì. Perché la situazione politica italiana è in continuo divenire. Massimiliano Smeriglio adesso è europarlamentare e il 2 luglio a Strasburgo ci sarà la proclamazione degli eletti. Lo abbiamo intervistato. 

Allora Smeriglio, iniziamo dal ballottaggio di Cassino? 

«Bellissima vittoria quella di Enzo Salera, alla guida di un centrosinistra largo e inclusivo». 

E nel resto d’Italia? 

«Continua l’avanzata della Destra. Della Lega soprattutto, nonostante il fallimento del Governo. Sono preoccupato, non lo nascondo». 

Perché? 

«Matteo Salvini è un pifferaio magico. Il suo schema si basa su due archetipi. Il primo è la logica del “capro espiatorio”: va tutto male per colpa dei migranti. Il secondo è il nemico esterno: l’Unione Europea cattiva che vuole affamare gli italiani. Naturalmente non è così. I nemici dell’Italia sono gli alleati di Salvini: i governi dell’Austria, della Polonia, dell’Ungheria. La nostra proposta è far sì che chi arriva in Italia mette piede in Europa». 

Però i cittadini, con il loro voto, dimostrano di credere a Salvini. 

«Infatti noi dobbiamo essere bravi a smontare questa “narrazione”. Il Governo è al minimo storico di credibilità e gioca a palla con l’economia. Senza rendersi conto (anzi fregandosene) che alla fine il conto della procedura di infrazione e dello spread lo pagheranno gli italiani con l’aumento dei mutui e con tutto il resto. E poi cominciamo a dire che ai vertici europei sulla sicurezza Matteo Salvini è spesso assente. Grande affabulatore ma sul piano operativo “pronto e indeciso a tutto”». 

Il Governo reggerà? 

«Tra Lega e Cinque Stelle il collante è rappresentato solo dal potere. Dalle poltrone. Dipende soprattutto dai Cinque Stelle, se vorranno continuare a far crescere il loro “carnefice” politico, che in più sta letteralmente mandando a sbattere l’Italia». 

Il Pd è salito al 22,6%. Ma come si arriva al 34%, soglia minima per essere davvero competitivi? 

«Intanto nulla era scontato: Nicola Zingaretti si è mosso nella direzione giusta e i risultati ci sono stati. Però è vero quello che dice, non siamo ancora competitivi per il governo del Paese. Penso che dovremo avere più coraggio in alcune scelte irrinunciabili e decisive. Mi spiego meglio: tra le priorità dell’Italia c’è quella di una redistribuzione delle risorse. Un’operazione di giustizia sociale. Poi occorre intervenire seriamente sui salari. Terzo: basta con le politiche di austerità in Europa. Guardiamo alla scelte che sta facendo Sanchez in Spagna. E che in ogni caso fanno parte anche del programma del Pse». 

Basta così? 

«Assolutamente no. Sul piano delle alleanze serve una “Sinistra civica diffusa”. Il tema delle alleanze larghe fa parte del dna del centrosinistra. Bisogna includere i poli repubblicani e liberali ma anche i mondi ecologisti ed europeisti. Senza perdere di vista, però, il rafforzamento del Partito Democratico. Perché senza il Pd non si va da nessuna parte». 

In Italia c’è stato il trionfo di Salvini, ma in Europa i sovranisti non hanno sfondato. E adesso che succede? 

«Intanto è stato importante fermarli. Se avessero vinto i sovranisti il processo di disgregazione sarebbe stato inevitabile. Però non abbiamo risolto nulla: la battaglia politica inizia adesso. In Europa il Governo italiano è isolato per le parole d’ordine che muove. La responsabilità che si stanno assumendo Salvini, Di Maio e Conte è enorme. Il Paese è sull’orlo di un burrone. Vediamo ora quali scelte adotteranno per il commissario europeo: se guarderanno al Sistema Paese o al piccolo cabotaggio. Ma c’è qualcosa nella Lega che vada oltre il piccolo cabotaggio e il brevissimo periodo?». 

In Ciociaria straordinario successo del Pd alle comunali, ma percentuale (16%) alle europee decisamente più bassa di quella nazionale. Come mai? 

«Intanto perché il gruppo dirigente del Pd provinciale è straordinario e brillante. Oltre che credibile. Questo spiega il capolavoro alle comunali. Alle europee bisogna sempre tener presente i dati storici sui territori. E in questo senso un miglioramento rispetto alle politiche di un anno fa c’è stato». 

Soddisfatto del suo dato alle europee in provincia di Frosinone? 

«Felicissimo. Con De Angelis e Buschini è stata fatta una grande e leale operazione politica». 

Cosa pensa della questione della scuola sovranista di Bannon alla Certosa di Trisulti? 

«Una vicenda tragicomica. La Certosa non può certo diventare la sede della scuola del nuovo Fascismo su scala mondiale. Inoltre l’intera operazione ricorda molto la “fontana di Totò”». 

Il 22 giugno Frosinone ospiterà il Lazio Pride. Ci sono polemiche sul percorso. 

«Nicola Ottaviani, al di là della recente adesione alla Lega, è un sindaco navigato, concreto, pragmatico, che conosce la fatica del governare. Mettiamola così: sarebbe un grave errore ostacolare la libera espressione del Pride. Si tratta di una festa, di un momento di felicità, ma anche di arricchimento sotto tutti i punti di vista. Per l’intera città. Mi auguro che il percorso sia centrale». 

Sempre a Frosinone si discute molto sulla realizzazione di una Moschea. 

«Sto seguendo il dibattito. È una battaglia di civiltà: a Frosinone c’è una comunità islamica integrata, che lavora, produce e paga le tasse. Io dico che qualunque politica di “emersione” della libertà di culto deve essere benedetta. Bisogna preoccuparsi quando certi processi restano invisibili. Una Moschea garantisce rispetto, tolleranza, serenità e sicurezza».

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