Social, giovani ed Europa: cosa non sta funzionando e che c’entra l’Unicas

Lo studio dell'ateneo cassinate e le nuove implicazioni sugli elettori del futuro prossimo: che stanno messi bene ma non benissimo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Ci sono accadimenti che quando vengono diffusi non si limitano a dare terribile esibizione di sé. Del proprio merito fattuale. Ma funzionano come spia della situazione culturale dei sistemi complessi che li analizzano. Un esempio? Il caso Navalny, che da questo punto di vista è il più paradigmatico di tutti. Perché? Perché ha messo sì d’accordo tutti i Partiti, ma non trova sponda univoca negli utenti social.

Anche a fare la tara a cose decotte in punto di logorrea simbolica (come la libertà di espressione e la tendenza alla polarizzazione), da noi compaiono in rete cose forti. Cose come questa: “Era nella CIA e dalla CIA è stato ritenuto ormai utile solo da morto, guarda caso subito dopo l’intervista di Tucker Carlson a Putin con 1/2 miliardo di visualizzazioni. Ma quando ti chiami Calenda.. e non sto difendendo quel viscido voltagabbana di Salvini.

L’analisi impietosa di Calenda

Carlo Calenda (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

E lui, Carlo Calenda, ha risposto, spiegando che l’utente X “è solo uno dei tanti fascio-comunisti, proputin, razzisti, No-Vax, Complottisti, terrapiattisti. Antioccidentali che stanno in queste ore infestando i miei social. Sono tanti”.

E in chiosa: “Raccontano dell’unico vero disastro che l’Occidente ha combinato: la mancanza di istruzione di base combinata con la possibilità di comunicare offerta dai social. Se le democrazie liberali cadranno sarà soprattutto per questo”.

Al di là dei toni truci usati dal leader di Azione, Calenda ha ragione. Ed ha schiuso gli occhi su un mondo che andrebbe guardato più in prospettiva. Cioè attraverso due poli funzionali che sono la summa della società allo stato dell’arte, oggi.

Un paese ignorante e libero di farlo vedere

E’ quello di un mondo e di un Paese ignorante e soprattutto libero di farlo vedere. Abilitato a dare mostra di sé, e del suo peggio. Ma quali sono i due temi-raffronto? Da un lato i giovani, che dei social sono i fruitori più massicci. Dall’altro l’Europa, che è il contenitore politico ed argomentativo più mainstream di questo periodo. Lo è dato che tra l’altro fra tre mesi bisognerà votare per essa.

Partiamo da un report dell’Università di Cassino del 2022. Era stato curato dal dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute e proposto da Startup Italia. A coordinarlo è Simone Digennaro, ricercatore e presidente dei corsi di laurea in Scienze Motorie. Secondo quel report “l’88% degli under 14 usa i social network e oltre il 50% ritocca la propria immagine”.

Attenzione: sono i futuri elettori di domani, “personcine” che oggi hanno già16/17 anni e che presumibilmente voteranno alle prossime Elezioni Politiche. Ed è evidente che questo è un trend di immaturità (nel loro caso legittima ma passibile di upgrade) che riguarda anche moltissimi adulti.

I futuri elettori e il problema dell’immagine

Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Ci sono e resteranno percorsi sociali e culturali in senso evolutivo che saneranno quelle potenziali aberrazioni, è vero. Tuttavia la politica e la società dovrebbero occuparsi di chi resta indietro, non di chi esce immune dalle trappole del mondo. Attenzione: “l’88% degli intervistati, senza grandi differenze tra maschi e femmine, dichiara di usare con regolarità i social network. E la percentuale sale al 100% se vengono presi in considerazione soltanto i tredicenni”.

Non era e non è un dato di per sé negativo, però significa con certezza una situazione per cui le interazioni sociali e quelle social sono ormai quasi sovrapposte. E secondo la quale moltissime coscienze si formano a suon di click.

Poi un dato apparentemente legato all’età acerba dei target: “Oltre il 50% degli intervistati afferma di aver modificato almeno una volta una foto prima di aver deciso di postarla. Di questi oltre il 14% lo fa spesso, mentre quasi il 6% ammette di farlo sempre”.

Lo scopo: apparire migliori di come si è

Lo scopo è “migliorare la propria immagine e circa un terzo per osservare come il proprio corpo potrebbe apparire. Ben il 42% vorrebbe essere nella vita reale così come appare nelle foto modificate. Eccolo, il punto: essere nella vita reale come si è dietro la tastiera.

Ora immettiamo il fattore Europa nell’equazione, sempre social, e saliamo di età. Un report di Vis Factor per AdnKronos ha esaminato il dato. Lo ha fatto tramite Human, una piattaforma di web e social listening. Per gli italiani dietro la tastiera l’Europa genera precisi sentiment. “Il 54,52% degli italiani esprime sui social network in prevalenza un sentiment positivo nei confronti dell’Europa. Contro il 45,48% che la guarda con sospetto e attacca in Rete”.

“Le emozioni che emergono dalle conversazioni sui social sono in prevalenza fiducia (31%), preoccupazione (24%) e rabbia (9%). Ma c’è anche un 17% di indifferenti”. Sul tema si esprimono più uomini che donne e i due grandi blocchi sono divisi in questo modo. “Chi mostra un giudizio favorevole sostiene che l’economia è in ripresa ed è cautamente ottimista verso il futuro, inoltre mostra fiducia nelle istituzioni europee. I critici sono invece preoccupati per il ruolo dell’Europa nello scacchiere internazionale, oltre che per l’immigrazione e la sicurezza.

Il report di Vis Factor su Human

Ma i dati sono altri: a funzionare da “esca” per l’interesse social sono i casi eclatanti e non le questioni di sistema. Casi come quello di Ilaria Salis e quello legato alla protesta dei trattori. E il paese che si connette è più o meno eguale al paese reale. Nel senso che “al Centro e, soprattutto, al Nord, prevale nettamente un sentiment positivo. Al sud e sulle isole, invece, negativo”.

Che significa? Che ci sono due Italie: una che si sforza e non sempre con mezzi personali sufficienti, di maturare un giudizio di sistema. Poi un’altra Italia che matura il suo giudizio sulla scorta degli umori dei singoli fatti. Fatti a cui aggioga la sua personale visione. Che però spesso è deficitaria perché risente del meccanismo perverso della Seo. Cioè dei temi individuati a monte come più “da acchiappo”. Temi spesso appaltati dai politici, e poi proposti come gli unici argomento sui cui val la pena “dibattere” (sentenziare senza avere una pre-formazione al contraddittorio).

Niente sistemi, solo fatti “forti” ed eclatanti

Foto: Geneviève Engel © EU Press Service

Si crea quindi un buco, anzi, una voragine, dalla quale sono esclusi i grandi temi si sistema. E che lo sono a vantaggio di questioni di pancia su cui il giudizio è manicheo, carente e spesso aggressivo. Al Nord si parla più di economia ed al sud di lavoro. Questo è un bene, perché quei temi riflettono le situazioni oggettive delle grandi aree del Paese, ma dappertutto c’è una base social che le spara grosse.

E che lo fa perché percepisce la propria vita in pixel e come una proiezione migliorata di sé che può interloquire coi potenti e dire la sua, spesso arrivando a “cazziarli”. Ed è esattamente il meccanismo di cui si era occupata l’Unicas per i ragazzini di ieri, che sono i quasi adulti di oggi e che saranno gli elettori di domani.

Poca istruzione ed involuzione della politica, che prima doveva stimolare sorniona un elettore e che oggi lo deve solo allamare, creano un vero Paese della Cuccagna per l’utente social. E’ quello in cui “piccoli” casi di cronaca diventano occasioni di massimo sistema. E dove grandi questioni sistemiche diventano la prova provata del fatto che i “Poteri forti” vogliono gabbarci. Roba quindi da evitare come la peste. I media, a corto di danè ed editori in purezza e tutti protesi verso Seo e clickbait, fanno la loro parte.

Cantarle “in faccia” ad un politico, che golosità

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Perciò si prendono gli improperi di “pennivendoli” ma vanno comunque a meta. Lo fanno perché non piegano più la politica ai suoi doveri primevi, ma la inseguono. Lo fanno sul terreno infido di una gran fuffa che non sviluppa coscienza, ma incrementa supporters. Gente che vuole sentirsi altra da com’è davvero invece di ammettere com’è e provare ad essere altra impegnandosi a capire.

Con un filtro e qualche spiegone aggressivo. Come l’antagonista di Calenda su Navalny. E Come i ragazzini analizzati dall’Università di Cassino: quelli che tra qualche anno non voteranno perché “è tutto uno schifo”. Oppure voteranno senza avere un’idea serena del quadro generale. Seguendo l’usta di chi, a furia di parlare alla pancia del paese, si ritroverà al potere grazie a quel che della pancia è sbocco naturale.