«Piacere, Stefano Parisi e voglio portare l’efficienza nel Lazio»

Il candidato governatore del Centrodestra ad Alessioporcu.it Ecco cosa voglio fare. Un candidato toppa? Un'occasione: un non politico che sta antipatico ai politici ed è pronto a mettere a disposizione la sua esperienza fatta alla guida di metropoli e colossi industriali

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Arriva nel Salone delle Feste del Grand Hotel Palazzo della Fonte quando ormai sono le 23. Stefano Parisi è il manager prestato alla politica, l’uomo che ha diretto Confindustria e Fastweb, il city manager del Comune di Milano sconfitto per una manciata di voti alle scorse elezioni, la soluzione di emergenza per un centrodestra incapace di raggiungere un equilibrio per le prossime Regionali del Lazio. (leggi qui Fumata bianca, il candidato nel Lazio è Stefano Parisi. Chi è)

A Fiuggi fa la sua prima uscita non ufficiale da candidato governatore. Arriva per salutare e fare gli auguri a Ciociaria Oggi che festeggi i 30 anni in edicola.

 

Alessioporcu.it – Presidente, cosa ci fa un milanese candidato alle elezioni Regionali del Lazio?

Stefano Parisi – Non sono milanese per niente: sono romano di Roma. Solo che ho vissuto una parte della mia vita professionale a Milano quando il sindaco Gabriele Albertini mi chiamò a fare il direttore generale, il city manager del Comune. Da lì è uniziata una mia vita di lavoro milanese. Ma sono e resto romano di Roma.

 

Quale valore aggiunto può portare alla Regione Lazio un romano di Roma trapiantato a Milano?

C’é tanta esperienza da portare. Ho lavorato tanto sia nell’amministrazione pubblica che nel privato. Credo che l’efficienza, la qualità del lavoro, siano importanti per mettere a posto questa Regione. È un peccato che il Lazio sia gestito così male, che sia la Regione con le tasse più alte in Italia, che ci sia una burocrazia che soffoca l’economia e le imprese. Allo stesso modo è un peccato che ci sia uno sistema dei trasporti ed un sistema di gestione dei rifiuti da terzo mondo. Credo che i nostri concittadini abbiano il diritto di vivere in una Regione civile. E penso che questa Regione debba diventare il motore dell’Italia. Il Lazio è considerato da troppe persone la palla al piede dell’Italia: perché ci sono i ministeri, c’è la burocrazia… Invece dobbiamo rigirarla e farla diventare il luogo dell’efficienza ed il motore dello sviluppo del Paese.

 

È un test politico importante: la Capitale è governata dal Movimento Cinque Stelle che pra punta a fare il salto in Regione.

Il governo di Roma Capitale è un disastro. Basta girare per Roma e sentire i romani. Basta rendersi conto che non c’è competenza, non c’è qualità, non c’è un disegno… Non c’è la voglia di far diventare Roma quello che merita di essere: una grande Capitale orgogliosa del suo passato e del suo futuro. La stessa cosa vale per la loro idea di Regione Lazio: non ci sono progetti, non c’è una visione, tutto è chiuso in se stesso, in questa ideologia dell’uno vale uno. Del non fare per non rubare. Io conosco persone che lavorano, fanno girare i soldi, fanno investimenti e non rubano. La responsabilità della politica non è quella di non far nulla ma di far girare l’economia,in modo da far tornare grande grande Roma ed il Lazio. Bisogna mandarli via, c’è un potenziale enorme di crescita di questa Regione.

 

Parisi è stato una toppa messa all’ultimo mento su un buco della politica?

Mettiamola così: c’è un momento nel quale la dialettica tra i Partiti diventa molto difficile. Per tante ragioni. La soluzione richiede tempi lunghi. In quel caso ci sono persone prestate alla Politica, che hanno competenze manageriali, in grado di mettere a disposizione le loro capacità agendo per un periodo al posto della politica. Così è nato negli anni Novanta Silvio Berlusconi, così nasce la mia disponibilità all’impegno in politica. Nel Lazio, nella mia regione, si è creato uno di questi momenti nei quali la politica aveva bisogno di più tempo per raggiungere i suoi equilibri: Silvio Berlusconi ha ritenuto opportuno puntare su una persona che non fosse un politico di professione. Mi sono messo a disposizione.

 

La politica non sopporta Parisi: fino a qualche giorno fa non la volevano al loro tavolo.

È normale. Non sono un politico. Qualcuno, simpaticamente, mi ha detto che sono un grillino di centrodestra. Sono una persona che conosce come si amministra una grande azienda, come si governa una grande città: l’ho fatto con Fastweb, l’ho fatto con Milano, l’ho fatto con Confindustria. Se il Lazio vuole approfittare di questa occasione che vede in campo un non politico, pronto a governare ed amministrare con competenza e professionalità, io ci sono.

 

Il centrodestra non è unito: il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi non intende ritirare la sua candidatura.

Penso che il centrodestra sia l’unico in condizione di poter battere Nicola Zingaretti. Questo però, è possibile soltanto se siamo uniti, a  Pirozzi dico che chi ha a cuore il governo e il futuro di questa  regione deve convenire che solo un centrodestra unico può vincere. Spero che Pirozzi ascolti questo mio appello io ho già unito contro il centrodestra a  Milano. Spero che Pirozzi sia un alleato, la sua esperienza e la sua  visibilità possono essere una grande opportunità per governare al  meglio la regione. Io penso ancora che sarebbe stato il candidato  migliore se avesse udito il centrodestra.

 

Questa parte del Lazio, la provincia di Frosinone, storicamente ha avuto il piu alto tasso di industrializzazione. Fca ha appena stabilizzato 300 precari ma a dicembre ne ha mandati via 500, Ideal Standard è stata spremuta fino alla buccia e ora viene gettata via. Da manager e da politico quali prospettive vede per questo territorio?

C’è stato un tempo nel quale la politica aveva una visione. Il sud del Lazio, la provincia di Frosinone, è stato un grande polo industriale perché c’é stato una disegno politico per farlo essere tale. E questo ha radicato una cultura industriale che nonostante le crisi durissime, ha avuto la capacità di riprendersi. L’industria della provincia di Frosinone è riuscita a dare segnali di ripresa nonostante il peso di una burocrazia regionale impossibile. I ritardi del Lazio nel concedere le autorizzazioni alle imprese non sono un mistero. In questa Regione la burocrazia invece di liberare le energie positive delle imprese della provincia di Frosinone del Lazio, di chi vuole investire, le soffoca. L’occupazione la fanno le imprese con i loro investimenti. Non la fa la Pubblica Amministrazione.