Ricorso respinto: l’aumento della tariffa sui rifiuti è corretto

Il tar ha detto no al ricorso del Comune di Frosinone. Chiedeva di annullare l'aumento della tariffa dei Rifiuti. Per i giudici, gli accordi tra Comuni e Regione sono già intervenuti a modificare la materia. E valgono anche per Frosinone. Nonostante non li abbia firmati

Ricorso respinto. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha detto no all’istanza con cui il Comune di Frosinone chiedeva di annullare la determina G05552. È l’atto con cui la regione Lazio ha aumentato la tariffa per la lavorazione dei rifiuti nello stabilimento Saf di Colfelice.

La I sezione Quater del Tar ha detto no anche all’annullamento di tutti gli atti che avevano portato la Regione ad approvare l’aumento.

 

Lo scontro risale ai giorni in cui i Comuni si sono ritrovati a fare i conti con la nuova tariffa dei rifiuti. Una tariffa che era stata approvata dalla Regione, poi era stata sospesa (leggi qui Rifiuti, stop all’aumento della tariffa: l’assessore sconfessa i dirigenti), quindi era stata riattivata.

Aumentava l’importo che i Comuni devono pagare per ogni tonnellata di immondizia consegnata all’impianto pubblico Saf per lavorarlo: la nuova tariffa teneva conto del costo di lavorazione a Colfelice, del costo di smaltimento nel termovalorizzatore di San Vittore del Lazio, del costo di interramento dei residui nella discarica provinciale Mad di Roccasecca.

La Regione aveva dato il via libera per un motivo su tutti: erano stati i sindaci a chiedere l’aumento, approvando i bilanci degli anni precedenti. Infatti, per legge, la tariffa deve coprire tutti i costi. Perché in questo modo i cittadini sono invogliati a produrre meno spazzatura. L’allora presidente Saf Mauro Vicano aveva avviato l’iter con cui prendere atto dei nuovi costi di lavorazione e smaltimento.

 

Il Comune di Frosinone aveva deciso di impugnare quella determinazione dirigenziale. Ed anche la precedente determinazione del 2017 che faceva partire l’iter, il decreto del 2015 che fissava i criteri di calcolo delle tariffe.

Il tar ha detto no

tenuto conto della intervenuta Determinazione della Regione Lazio del 31 luglio 2018 e del disposto procedimento istruttorio nei confronti delle Amministrazioni competenti da concludere entro il 30.11.2018 e che tale accordo quadro, pur non sottoscritto dal Comune di Frosinone, appare condurre a successive nuove determinazioni da parte della Regione procedente, con effetti anche nei confronti del Comune ricorrente.

 

Significa che la regione Lazio ha già rivisto le sue posizioni. E lo ha fatto il 31 luglio scorso (leggi qui  Rifiuti, la Regione dice si ai sindaci: la stangata si può evitare) dopo una serie di confronti con i Comuni della Provincia di Frosinone. (leggi qui Rifiuti, doccia fredda in Regione: niente sconti. E dopo Roccasecca si va a Paliano). Che avevano avanzato un piano in base al quale rivedere gli aumenti, ricalibrarli, congelandone una parte. (leggi qui Saf, un fronte di 45 sindaci per evitare gli aumenti delle bollette)

Quell’accordo, dicono i giudici, produce conseguenze su Frosinone anche se il Comune capoluogo non l’ha sottoscritto.

 

Passa, insomma, la linea dei 45 sindaci che avevano proposto l’accordo, accettando l’aumento ma abbattendolo. Viene confermata la linea della Saf.

 

Ma non finisce qui. Contro l’aumento della tariffa era stato depositato anche un altro ricorso. Dai Comuni di Cassino, Pontecorvo e Piedimonte San Germano. In questo caso, i giudici hanno accettato la richiesta di rinvio per depositare altri atti: «abbiamo dimostrato – spiega il sindaco Carlo Maria D’Alessandro – che la delibera regionale non recepisce tutte le nostre riserve».

Per questo motivo è stato chiesto il rinvio, in modo da poter depositare memorie aggiuntive.