Telefonata Di Maio – Zingaretti: «Conte bis, prendere o lasciare»

Foto © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Telefonata Di Maio - Zingaretti. Si rparte da Conte: prendere o lasciare. All'ora di pranzo la svolta in 2 messaggi. Fanno cadere l'ipotesi di Roberto Fico . Si torna alla casella di partenza. I sospetti su Zingaretti

La telefonata c’è stata. Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti si sono sentiti. Il leader del Movimento 5 Stelle ha fatto sapere al Segretario Pd quello che dalle ore 13 di domenica tutti avevano ben chiaro. E cioè che la trattativa può partire solo da un Conte bis. Prendere o lasciare.

Giuseppe Conte Roberto Fico © Imagoeconomica

È la mossa con cui compattare il MoVimento, facendo uscire dall’angolo Luigi Di Maio. (leggi qui Il gioco di Conte, la fine di Di Maio e la strategia di Zingaretti: si riparte da Fico). Passando il cerino acceso al campo avversario e puntando sulle diverse sensibilità interne al Pd. Nicola Zingaretti – assicurano fonti della Segreteria Dem – ha confermato la linea tracciata dalla Direzione Nazionale: no ad un Conte bis, no ad un Pd che fa la ruota di scorta con cui sostituire la Lega, si ad un governo solido e di legislatura.

L’ultimatum di Di Maio avvicina di più alle elezioni che Zingaretti vorrebbe affrontare. Dal Pd giurano che “si lavora comunque a una soluzione“. Quella più gradita dal Segretario è il voto.

Il post delle ore 13

La situazione era cambiata all’ora di pranzo. Ore 13 di domenica 25 agosto: sulla bacheca Facebook di Luigi Di Maio appare un post. Il testo è quello di un anno prima, ripreso e attualizzato da un commento del vice premier uscente. Il testo è breve ma efficace.

«Saluto con grande piacere il professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi…». Così scrivevo a proposito del nostro Presidente del Consiglio, a maggio del 2018 e questo è il mio pensiero a distanza di un anno.

Roberto Fico

Come si legge? Per capirlo è necessario attendere solo pochi minuti. Le agenzie di stampa battono una nota informale, composta solo da una frase. È attribuita ad ‘ambienti vicini alla Presidenza della Camera dei Deputati’. È la formula che si usa quando l’interessato non ritiene opportuno apparire in prima persona. La frase è «Roberto Fico ricopre l’incarico di Presidente dei Deputati e intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo».

Ora il primo post, quello di Luigi Di Maio, è più chiaro. Il Movimento 5 Stelle non si schiererà a favore di una presidenza del Consiglio dei Ministro a Roberto Fico. La possibilità era circolata nella serata di sabato. (leggi qui Il gioco di Conte, la fine di Di Maio e la strategia di Zingaretti: si riparte da Fico) Non lo vuole Luigi Di Maio, non lo vuole l’ala radicale del Movimento, non lo vuole quella parte di M5S che è lì perché detesta il Pd. E sono tanti. Lo dicono i sondaggi, lo testimoniano i messaggi sulle bacheche interne, non lo vorrebbe nemmeno Casaleggio Jr. dicono.

Di Maio e Salvini

Soprattutto, la candidatura di Roberto Fico avrebbe frantumato il MoVimento. La stessa cosa che accadrebbe se fosse Luigi Di Maio a fare il premier. Il punto di sintesi sarebbe Giuseppe Conte con un suo bis. Fresco di apprezzamenti sullo scenario internazionale del G7, forte di una linea politica chiara rappresentata dal no ad un suo governo bis con la Lega ancora dentro.

Franceschini e Zingaretti

Proprio in queste ore è cresciuto il consenso verso il premier uscente all’interno delle file del Partito Democratico. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha usato verso di lui termini positivi. Dario Franceschini non scarta l’ipotesi. I bene informati assicurano che anche Matteo Renzi potrebbe essere d’accordo: perché teme che l’apertura a Fico fatta da Nicola Zingaretti sabato sera in realtà serva solo a gettare sabbia negli ingranaggi ed a far inceppare tutto il meccanismo della trattative. Per andare invece a nuove elezioni. I sondaggi sono sempre più favorevoli: la Lega scende in modo consistente, risale il Pd e risale il M5S. ma le elezioni rappresenterebbero la decimazione della pattuglia renziana in parlamento.

In questo vorticoso gioco dell’oca, si torna alla casella iniziale. Tutto come nel giorno delle consultazioni con il presidente della Repubblica. Che lunedì vorrebbe iniziare a sapere qualcosa in più. Per capire se mercoledì deve sciogliere le camere e mandare tutti a nuove elezioni.