Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 18 agosto 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 18 agosto 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 18 agosto 2022.

TOP

ANTONIO BALDASSARRA

Antonio Baldassarra

È uno dei top manager nati e partiti dalla provincia di Frosinone. È lui il fondatore di Seeweb: per non farla noiosa è stata tra le prime società in Italia dove si poteva registrare un dominio su Internet, tra le prime a fornire l’accesso alla rete; i suoi competitor si chiamavano Tin, Tiscali, America on Line, Libero… Oggi è tra i principali operatori europei nel cloud computing ed ha ben 4 data center in Italia più una serie all’estero.

Nelle ore scorse ha affidato proprio al web una sua riflessione. Amara. “So di essere noioso su questo argomento che interessa a nessuno (con mia enorme sorpresa), partendo da coloro che dovrebbero pagare la bolletta; di contro per la login di Dazn malfunzionante per qualche decina di minuti stava per scoppiare la rivoluzione.
Nel mentre il PUN è arrivato a 441€ con un incremento di ben 800% dal 1 settembre 2020
”.

Cos’è il PUN? Il Prezzo Unico nazionale dell’Energia. È cresciuto di 8 volte in 2 anni. Ma nessuno fiata. Nessuno ha chiaro che tra poco sarà l’ecatombe industriale. La pizza passata a 10 euro raccontata ieri sul Corriere da un ristoratore è solo il primo passo. Perché l’energia è indispensabile per fare tutto e sta in tutti i processi produttivi.

Ma qui nessuno fiata. I politici in campo per la campagna elettorale evitano con cura di toccare il tema. Meno ancora se ne preoccupano i cittadini. Ma se Dazn ha problemi d’accesso per qualche minuto si rischia la rivoluzione.

Panem et circenses.

ZINGARETTI e LEODORI

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Se abbiano governato bene o male la Regione Lazio è in parte questione di sensibilità e in parte di curva dalla quale si assiste, come tifosi, allo spettacolo della politica. Ma ci sono temi che prescindono dalla sensibilità e dal tifo: se la sera clicchi sul tuo telefonino e l’indomani trovi già un infermiere pronto a vaccinarti contro il Covid è un dato oggettivo; se all’improvviso i bus del Cotral smettono di incendiarsi perché hai messo come clausola che se si bruciano o si scassano non è affare tuo ma di chi li fornisce (altrimenti niente appalto) è un altro dato oggettivo; se per fare alcune analisi devi aspettare mesi e mesi è un altro dato ancora.

Un dato sul quale non è possibile alzare le bandiere del tifo politico è quello ufficializzato nelle ore scorse da EIGE, l’organismo autonomo dell’Unione europea per l’uguaglianza di genere. In pratica? La Regione Lazio riconosciuta leader per buone pratiche in Europa per la parità di genere.

Che significa? Il Lazio governato da Nicola Zingaretti e Daniele Leodori nel 2020 ha avviato 5 bandi di servizi e forniture in cui, per la prima volta in Italia, sono state richieste condizioni che garantiscano parità di genere tra i concorrenti. Ora i bandi sono diventati 15 e la Regione Lazio annuncia che continueranno ad aumentare.

Il Lazio è stata la prima Regione in Italia ad equiparare lo stipendio degli uomini e delle donne, ponendo fine ad una medioevale differenza di genere. Un Paese moderno passa anche da queste cose. Peccato che in campagna elettorale si perda tempo a parlare male del prossimo e non a parlare di progetti.

Questo o quella per me pari sono.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

In politica le faccende più urticanti ed immediatamente percepibili sono quelle che rimandano alla famosa “excusatio non petita”. Si, proprio quella che agli amanti del latinorum social poi fa scivolare il discorso sulla “accusatio manifesta”. E nel trappolone ha dato sugosa impressione di esserci caduto Giuseppe Conte in occasione delle osannate Parlamentarie del Movimento Cinque Stelle per decidere chi correrà per il voto politico del 25 settembre “moncato” dal taglio dei parlamentari e sotto scacco della più grande manovra di sgomitamento degli 100 anni.

Ad ogni modo Conte che è tipo social ha commentato in risultato in due step alla Braveheart su Twitter: ha dichiarato che ha visto “entusiasmo e partecipazione: un sentito grazie alla comunità M5s per la grande affluenza a queste parlamentarie. I candidati che ho proposto per lavorare alla nostra idea di Paese hanno ottenuto un ampio consenso, sfiorando il 90%”. Bello, bellissimo e vero: al giro di boa di chiusura del voto online hanno votato 50mila persone su un totale di 133.664 aventi diritto, roba monstre a paragone del 2018 quando a cliccare ci andarono 39mila votanti.

Poi Conte ha precisato: “Non si tratta di una lista di fedelissimi bensì di esponenti che ci aiutano nelle nostre battaglie”. Con chi ce l’aveva? Con il “Listino Conte”, vale a dire con la rosa di 15 nomi proposti direttamente da lui per… Per? Lo scopo politico lo ha detto il presidente, “aiutare le nostre battaglie”, lo scopo sotteso era quello, dicono gli infidi del movimento, di battezzare una sorta di “test” pre-elettorale di leadership. Con i nominativi in questione che entreranno con criterio prioritario nelle liste di candidati M5s.

Conte ha fronde multiple in casa, scontenti a mazzi e un garante che gli rompe le palle anche sull’angolo d’attacco delle sopracciglia nelle foto ufficiali, perciò ha fatto benissimo a crearsi una schiera di “giannizzeri” interni che gli eviteranno il capitombolo se le urne fossero crudeli. Male ha fatto a mascherare questa legittima intenzione da pia vocazione sul modello della chiamata degli ausiliari per le stanche legioni romane.

Perché così poi uno nota che si è buttato avanti e pensa subito a quella cosa là, all’excusatio non petita. E a quell’altra cosa che le fa seguito.

Ma chi te lo ha chiesto?

LUCA FRUSONE

Luca Frusone

Per lui non c’è spazio. Luigi Di Maio fatica a trovare un predellino sul quale salire per restare in Parlamento, figuriamoci se ha margini per i deputati ed i senatori che hanno lasciato il Movimento 5 Stelle e lo hanno seguito nella sua nuova e sfortunata avventura.

I maligni hanno detto che il due volte onorevole Luca Frusone di Alatri l’ha fatto perché era già arrivato al limite. E con Di Maio poteva aspirare ad una nuova candidatura, la terza. Lui nega. «Già giorni fa avevo detto che la decisione di passare in “Impegno Civico” non era dovuta a motivi elettorali. Era legata a questioni politiche e scelte fatte di cui non condividevo né il merito né il metodo».

Sia come sia, proprio a causa di una riforma voluta con forza da Luigi Di Maio e le sue truppe parlamentari Enrico Letta non trova spazio per i professori ed i costituzionalisti, figurarsi se ce n’è per sottufficiali e truppa. Luca Frusone ne prende atto e dice «In quei giorni avevo già deciso di non ricandidarmi anche perché non ho mai pensato di fare della politica un lavoro. La regola dei due mandati l’ho sempre trovata una garanzia di ricambio e anche per questo mi piacerebbe vedere forze fresche in una compagine nuova come “Impegno Civico”».

C’è un ma. Anzi due. Il primo: di tutto quel dissenso interno e quel disagio per “questioni politiche e scelte fatte di cui non condividevo né il merito né il metodofino ad ora nessuno aveva saputo nulla. Eppure sarebbe stato utile e buona cosa renderlo pubblico: affinché la base sapesse cosa accadeva. E potesse a sua volta decidere. Il secondo: di quella decisione di “non ricandidarmi anche perché non ho mai pensato di fare della politica un lavoroaltrettanto nessuno ha mai saputo niente. Bastava dirlo nei giorni in cui tutti sgomitavano per il terzo mandato: “Accapigliatevi voi, a me non interessa, non voglio essere ricandidato”.

Ma nessuno ha sentito l’onorevole Frusone dire questo. Diventa poco credibile dirlo ora che è chiara la possibilità di trovargli un seggio pari a quella di vedere Alessio Porcu in tutù rosa e scarpini mentre si cimenta in passi di danza o si mette a dieta. C’è un momento per tutto. E perdere quel momento rende inverosimili le cose.

La volpe che non arriva al seggio.