Top e Flop, i protagonisti del giorno: lunedì 19 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di lunedì 19 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di lunedì 19 settembre 2022.

TOP

LUCA E GLI ALTRI

I volontari in azione nelle Marche dopo l’alluvione

In questi momenti bisogna affrontare la realtà vera, non quella dei social“: Luca e gli altri stanno tutti stretti a mazzo in quella frase. Ci stanno un po’ stretti perché per ognuno di loro devi contare una grossa pala che a volte è più spessa dei polsi che la reggono. Le prime immagini di Luca lo ritraggono mentre spalla d’impeto ed usa le braccia, stancandosi subito e tanto. Un secondo frame lo coglie già più esperto: non carica con le braccia ma spinge coi reni e con le ginocchia flesse, sta imparando.

Luca e decine di altri sono gli “Angeli del fangoche neanche sanno di quegli altri angeli, quelli che a Firenze nel ’66 accorsero a dare tre dimensioni alla solidarietà. No, molti di loro ignorano un episodio che fece nascere una polla di gloria nei flutti irosi di una tragedia. E mai come in questo caso l’ignoranza d’etimo è stata sponda per la commozione. Perché i giovani sono solidali e attivi nella solidarietà d’istinto e non sotto l’usta della memoria storica.

E perché quest’ultima, anche nelle sue accezioni più negative, maestra di vita lo è stata solo nei libri di testo di una scuola che ci disegna come vorrebbe che fossimo invece che come siamo già. E lui, Luca e gli altri, di angeli del fango e di angeli in genere non ne sanno nulla. Loro sono persone che accorrono, e che nelle Marche sepolte dalla mota ci ricordano di cosa ha veramente bisogno l’Italia: di accorgersi di che gran bella gente sono gli italiani.

Niente ali, qui si spala.

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Ancora una volta. Quando tutti erano convinti di averlo stretto in pugno lui è scivolato via: grazie ad una delle sue intuizioni. Ineccepibili sul piano formale, geniali sul piano strategico. Il governatore uscente del Lazio ha convocato i Capigruppo di maggioranza e di opposizione e con loro deciderà la data in cui la Regione tornerà al voto. (Leggi qui: La strategia di Zingaretti per evitare la trappola delle dimissioni).

Il centrodestra gli chiedeva di sgomberare subito e dimettersi, il centrosinistra gli chiedeva di applicare le norme che gli consentirebbero di restare formalmente in carica fino a febbraio inoltrato. E cioè quasi alla scadenza naturale. Chiaro il diverso obiettivo politico: il centrodestra punta a sfruttare il vento delle elezioni Politiche del 25 settembre; il centrosinistra punta a confermare la coalizione zingarettiana messa in discussione dalle recenti alleanze nazionali ma per questo gli occorre tempo.

Nicola Zingaretti, notoriamente, come si prova a stringerlo ‘sguscia’ dalle mani. Lo ha fatto anche questa volta: vero che lo Statuto gli consentirebbe di tirarla per le lunghe, vero altrettanto che una volta eletto alla Camera è inopportuno che rimanga un minuto in più in Regione. Se fosse stato per lui, si sarebbe dimesso il giorno dell’accettazione della candidatura in Parlamento: è rimasto quando gli hanno fatto notare che si sarebbe innescato un caos unico perché si sarebbero sovrapposte due elezioni.

Ma non vuole essere oggetto di polemiche. Tantomeno intende apparire né incollato alla poltrona regionale né un egoista che non concede ai Partiti il tempo necessario per affrontare in maniera serena la competizione. La soluzione? La Regione è di tutti e allora si decide tutti sulla data in cui tornare al voto: in questo modo, quando si dimetterà, ci sarà già una data concordata. Soprattutto sarà chiara una cosa: che tranne a FdI è a tutti che conviene prendere tempo e votare ad una adeguata distanza dalle Politiche. (Leggi qui: La strategia di Zingaretti per evitare la trappola delle dimissioni).

Effetto saponetta.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

Il Presidente del Consiglio pensi piuttosto a trovare i soldi per le bollette invece che a parlare di pupazzi“. Matteo Salvini, che con il loop del “sacro impegno” a Pontida 22 ha giocato tutto sommato di repertorio, ha ammesso con i giornalisti di non aver assistito alla conferenza stampa finale di Mario Draghi.

E tutto sommato siamo con lui quando dice che c’è “nessuna legge che lo imponga“. Solo che poi Salvini decide di fare Salvini all’ennesima potenza e tutto diventa plumbeamente retorico. La fa alla vigilia dell’atto fondativo della sceneggiat(ur)a lombardo-veneta, dove si è giocato il tutto per tutto per non diventare la colf di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Chi sono i “pupazzi” a cui alludeva Salvini alludendo a Draghi mentre alludeva al caro bollette? Sono quelli che Draghi ha citato nel rassicurare il Paese che, no, il dossier Usa sui soldi russi per corrompere le democrazie occidentali non ha l’Italia in elenco. Draghi aveva sostanzialmente fatto capire che il sistema italiano era rimasto sano malgrado Putin e “i suoi pupazzi prezzolati“. Da qui poi la semi reprimenda del Capitano e il suo doppio strafalcione.

Perché doppio? Perché se Salvini dice di non aver ascoltato una cosa allora è inutile che ne citi frames ad effetto. Altrimenti ci fa la parte del finto disinteressato che invece muore dalla voglia di utilizzare quei contenuti. E poi perché se Salvini sul Russiagate mancato ha già cantato vittoria e chiesto scuse dai Partiti che lo hanno tenuto in indice allora non può sentirsi chiamato in causa come “pupazzo”.

Quello di Salvini è uno dei peggiori errori tattici di sempre. Perché prendere il largo da una grana e pasturare ancora in quelle acque non significa che non c’entravi, ma che l’hai sfangata.

Dai che è finita Matte’.

VITTORIO SGARBI

Vittorio Sgarbi (Foto Paolo Lo Debole © Imagoeconomica)

Geniale. Nel piegare la situazione a suo favore, in un solo istante di tempo. Riuscendoci così bene che a qualcuno è venuto il sospetto fosse tutto programmato. Invece Vittorio Sgarbi è proprio così: geniale, esagerato, non convenzionale. Esattamente come è stato in questo fine settimana appena trascorso.

È candidato in Lombardia e sta compiendo il suo tour elettorale. Venerdì sera lo attendevano in un castello per un incontro con i suoi elettori della bassa bergamasca. E lui, puntuale, si è presentato al volante della sua auto: raggiunto il paese di Calcio ha imboccato per il Castello Silvestri e vedendo tante auto parcheggiate all’esterno si è infilato con sicurezza pari alla baldanza.

Per scoprire, dopo pochi secondi, che aveva sbagliato castello: si era infilato in un matrimonio di due persone che non conosceva. A quel punto? Beh, pure quelli erano suoi elettori: e allora ha scelto di rimanere, partecipando al ricevimento, concedendosi per foto e selfie e naturalmente per un video augurale con gli sposi, insieme ai quali ha pure cantato qualche canzone.

Doppiamente geniale. Perché quelli che l’attendevano al castello giusto erano comunque suoi sostenitori e l’avrebbero votato in ogni caso; in quest’altro castello qualche voto in più è sicuro che lo abbia rimediato. Ed in campagna elettorale ogni voto in più vale oro.

Vittò esistono i navigatori.