Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 15 marzo 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 15 marzo 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 15 marzo 2022.

TOP

NICOLA ZINGARETTI

È venuto ad illustrare le possibilità rappresentate dai fondi strutturali europei, mettendo ben in evidenza il lavoro che si è fatto e si sta facendo per quanto riguarda le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma è venuto anche per far capire a tutto il Pd provinciale che a Frosinone non si può scherzare: è stato lui a convincere Domenico Marzi ad accettare, è stato lui a spingerlo sul palco del Dream Cinema affinché l’ex sindaco indicasse chiaramente la strada per la vittoria. (Leggi qui Lo schiaffone di Zingaretti per lanciare il Pd e Marzi).

Ma Nicola Zingaretti ha effettuato un passo in più, quando ha voluto ricordare i motivi che lo hanno indotto a rassegnare le dimissioni da Segretario nazionale del Pd un anno fa. Rivendicando l’opportunità di quella mossa e lodando l’operato di Enrico Letta.

Per dimostrare una volta di più che a volte c’è bisogno di scelte impopolari e dolorose.

Comandante in capo.

LUIGI DI MAIO

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio

Come ministro degli Esteri sta viaggiando ovunque per cercare di trovare soluzioni alternative all’approvvigionamento energetico. Per ridurre la dipendenza dalla Russia. Luigi Di Maio ha assunto una dimensione governativa da tempo, ma con Mario Draghi a Palazzo Chigi ha effettuato un salto di qualità evidente.

Questo gli consente di volare alto anche nei Cinque Stelle, dove le polemiche non finiscono mai e dove la leadership di Giuseppe Conte non è mai piena. Tra un anno si tornerà alle elezioni politiche e se non verrà abolito il limite dei due mandati, Luigi Di Maio non potrà ricandidarsi. Ma attenzione: non potrà ricandidarsi nel Movimento Cinque Stelle.

È un po’ complicato immaginare che non ci saranno forze politiche, vecchie o nuove, che non si richiameranno all’esperienza di Mario Draghi.

A futura memoria.

FLOP

SILVIO BERLUSCONI

Antonio Tajani con Silvio Berlusconi Foto © Daina Le Lardic / Imagoeconomica

Antonio Tajani continua a proporre Silvio Berlusconi, insieme ad Angela Merkel, come mediatore con Vladimir Putin. Forse però il fondatore di Forza Italia avrebbe dovuto prendere le distanze da Putin in modo netto e inequivocabile e questo non è avvenuto.

In effetti lo spazio individuato da Tajani è giusto: Forza Italia avrebbe dovuto caratterizzarsi come un Partito di governo e di mediazione sul piano europeo e internazionale. Ma non è più così. Soltanto i ministri Renato Brunetta, Marta Carfagna e Maria Stella Gelmini hanno questa dimensione, mentre il Partito oscilla tra il governo e l’opposizione, tra il centrodestra e un centro che finisce sempre all’angolo.

Silvio Berlusconi non ha intenzione di indicare una svolta vera.

Fermo.

RENZI-CALENDA

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto Paolo Lo Debole / Imagoeconomica)

Il problema di entrambi si chiama Enrico Letta. Il Segretario del Pd, ad un anno dall’insediamento, non sta sbagliando una mossa.

Il Partito ha vinto le amministrative e adesso sta gestendo benissimo la questione della guerra in Ucraina. La partecipazione di Enrico Letta alla manifestazione di Firenze ha fatto capire che oggi i moderati si fidano più del Pd che di chiunque altro.

Matteo Renzi e Carlo Calenda sono tra i politici più competenti e brillanti, ma continuano a restare a distanza da un’alleanza netta con i Democrat. Perché ci sono i Cinque Stelle (dice Calenda), perché su determinati temi gli atteggiamenti dovrebbero essere altri (dice Renzi).

Invece, ad un anno dalle elezioni, il rafforzamento del centrosinistra attraverso Azione e Italia Viva potrebbe dare una svolta. Ma entrambi soffrono la leadership di Enrico Letta.

Troppo impulsivi.