Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 27 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 luglio 2022

TOP

ENRICO LETTA

Enrico Letta durante la Direzione Nazionale Pd Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica

Aveva una sola strada buona davanti. E l’ha percorsa. Ha galvanizzato il Partito Democratico cambiando completamente la prospettiva delle prossime elezioni di settembre. Ne ha fatto una faccenda internazionale e non di provincia, ricordando la responsabilità dell’Italia di fronte alla Storia ed al Continente. Con un discorso pieno di coerenza e vuoto di furbizie e doppiogiochismi. Se sarà efficace solo le urne potranno dirlo. (Leggi qui: Letta “Non ci sarà pareggio”. I nomi entro domenica: Pompeo non si candida).

In una condizione nella quale tutti gli analisti fanno le loro previsioni tenendo in mano la calcolatrice, Enrico Letta ieri ha fatto un intervento pensato su una prospettiva del tutto diversa. Concepito pensando a quella sterminata platea di elettori che non ha più fiducia né nei politici né nella politica e per questo non va più a votare; su quelli che a votare ci sono andati fidandosi del M5S e trovandosi provvedimenti come i banchi a rotelle ed i redditi di cittadinanza dati a tutti in cambio di nulla a differenza del Reddito che prima veniva assegnato dai precedenti governi.

Ha fatto un ragionamento di coerenza e non di vantaggio. Nessuna armata Brancaleone pur di vincere. È il segnale di un Pd diverso.

La forza del Segretario.

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Per anni l’hanno trattata come se fosse l’elemento folkloristico della compagnia: l’unica donna, la più minuta di corporatura, la più giovane, la più a destra e quindi la più ideologizzata in un contesto marpione. Sbagliavano. Lei li ha lasciati fare. Ed al momento giusto li ha messi di fronte alla realtà: essere donna non fa differenza, non è la statura a fare lo statista, non è la furbizia ma la coerenza a pagare di più in politica. E non s’è fatta abbindolare dalla prospettiva di cambiare le regole del gioco per impedirle di diventare premier incaricato nel momento in cui il centrodestra dovesse vincere le prossime elezioni e FdI dovesse essere il primo Partito.

Lo ha detto a brutto muso: se queste sono le intenzioni allora ognuno va alle elezioni per fatti suoi. Che è come dire: “Ragazzì, mi porto via il pallone”. E non l’ha detto tanto per darsi un tono. Ha fatto capire che l’avrebbe fatto davvero. Condannando, con ogni probabilità, alla sconfitta i suoi ‘alleati‘.

Già nelle ore successive la posizione di Silvio Berlusconi è sembrata più morbida. Ma di dire che il premier designato sarà il leader del Partito più votato non ci pensa, sta elaborando formule che gli consentano una scappatoia. Oggi alle 17 Giorgia Meloni metterà in chiaro chi è a trainare la coalizione. Oppure sarà strappo: ed in queste condizioni sarebbe vincente.

Quando sei incudine statti, ma quando sei martello batti.

FLOP

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi (Foto Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Un minuto dopo lo scioglimento delle Camere si è dipinto la faccia, ha stretto il coltello tra i denti ed è sceso in campagna elettorale. È il terreno nel quale Silvio Berlusconi si è sempre mosso con più abilità di chiunque altro. Assestando colpi micidiali. Sono rimasti nel lessico il “milione di posti di lavoro” promesso alla sua prima discesa in campo; oppure la frase sulla sigla finale del confronto elettorale con Romano Prodi: “Italiani, se mi eleggete toglierò l’Imu“, spiazzando del tutto il Professore.

Anche questa volta Silvio Berlusconi ha cominciato subito. Dimostrando di conoscere meglio di chiunque altro la ‘pancia‘ degli italiani e la loro sensibilità. Infatti, ha annunciato che avrebbe piantato un milione di nuovi alberi. Micidiale. In comunicazione si chiama ‘effetto diplopico‘: ha richiamato alla memoria il suo ‘milione di posti‘, toccato la sensibilità ambientalista di un’Italia alle prese per la prima volta in maniera massiccia con i cambiamenti del clima.

Ma questa volta, sul suo camminoi Silvio Berlusconi ha incontrato Enrico Letta, Segretario nazionale del Partito Democratico. Che durante la Direzione Nazionale di ieri ha detto: “Berlusconi ha annunciato che pianterà un milione di alberi. Ma la sola Emilia Romagna di Stefano Bonaccini in questa legislatura ne pianterà 4 milioni, di cui uno già piantato. Per dire“.

Colpo a vuoto.

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Nessun dubbio. Matteo Renzi è tra i politici più lucidi del suo tempo. E tra i pochi dotati di una visione ampia. Con una capacità di prospettiva paragonabile a quella di uno statista. Non si può negare che i provvedimenti più concreti a vantaggio della ripresa industriale italiana siano arrivati sotto i suoi governi: da Industria 4.0 al super ammortamento alla riforma del Diritto del Lavoro.

Possiede poi un gusto per la battuta tipicamente fiorentino: rapidissimo e micidiale; con la quale stracciare di dosso i vestiti all’interlocutore: “Beppe esci da questo blog, fuori c’è il mondo reale con i problemi veri degli italiani” oppure “Nel Pd, al tempo degli iPhone c’è chi va in giro con il gettone a cercare una cabina”.

Alla battuta non sa resistere. Non ci riesce proprio. E prima o poi i conti si pagano. Soprattutto se ti trovi sul percorso un altro genere di toscano: i pisani. Più silenziosi, meno estroversi dei fiorentini. E dalla memoria lunghissima. Come Enrico Letta. Che ieri alla Direzione Nazionale Pd ha chiuso la porta in faccia a pochi. Uno dei quali è Matteo Renzi.

Dopo quel portone sul naso hanno chiesto al leader di Italia Viva come siano oggi i rapporti con Enrico Letta, a più di otto anni da quel famoso “stai sereno“. La risposta “Molte delle persone protagoniste di quella vicenda sono oggi i principali collaboratori del segretario dem. Quella ferita è stata ampiamente rimarginata. (…) Ho dato una mano a Letta nel passaggio della sua candidatura a Siena, senza Italia Viva le cose sarebbero andate diversamente in quel collegio. Voglio pensare che la distanza tra noi e Letta sia solo politica e non legata a fatti personali. Se fosse legata a fatti personali sarebbe un problema solo suo, non mio“.

La ruota gira: Matteo, stai sereno.