Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 18 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende sabato 18 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende sabato 18 giugno 2022.

ROBERTO GUALTIERI

Roberto Gualtieri

Se tutte le nostre azioni andranno a buon fine, dalla settimana prossima ci auguriamo di tornare alla normalità. Riuscendo anche a smaltire l’arretrato”: avrebbe potuto gridare all’emergenza, invocare tavoli straordinarie riunioni di governo. Invece il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha puntato ad una cosa sola e concreta: risolvere il problema dei rifiuti. Che era indegno di una capitale europea come Roma, lo è meno ancora adesso che un incendio ha messo in ginocchio uno degli impianti di lavorazione.

La soluzione l’ha trovata, tamponerà la situazione di Malagrotta e proseguirà spedito con la costruzione del termovalorizzatore che renderà finalmente Roma una Capitale al passo con le più moderne città europee: Brescia non porta rifiuti in discarica ed ormai anche Milano è pressoché a ridosso dello zero; in cambio hanno acqua calda e riscaldamento garantiti.

Andremo avanti, sul termovalorizzatore e sugli altri impianti. Vorrei essere l’ultimo sindaco di Roma che deve passare gran parte del suo tempo a cercare dove portare la spazzatura” ha dichiarato nelle ore scorse ad Il Foglio. Grillini o non, la rotta è tracciata. Con tutto ciò che consegue per l’intero Lazio: perché per nessuno è un mistero il fatto che l’immondizia di Roma abbia rappresentato per anni un serio problema per le province intorno; Frosinone ha esaurito la sua discarica, Viterbo è sulla via dell’esaurimento, Civitavecchia non ha più volumi, Colleferro è già stata chiusa.

Basta con le buche.

GIOVANNI ACAMPORA

Giovanni Acampora

A prescindere dai risultati, quelli si vedranno nei prossimi mesi, il presidente della Camera di Commercio del Sud Lazio ha portato l’Italia a confrontarsi sull’Economia del Mare, le sue potenzialità, il contributo enorme che può dare alla ripresa ed allo sviluppo del Paese. E lo ha fatto da Gaeta, restituendo a quella città ed al territorio del Lazio Sud un ruolo centrale nel dibattito nazionale.(Leggi qui Blue Forum, il X Rapporto: un mare che moltiplica e ridisegna i confini).

Allo stesso tempo è riuscito a creare un evento che mettesse in relazione tra loro le persone. Il dopo Forum è stato un inteso taglia e cuci sul futuro della politica regionale e sulle alleanze che stanno prendendo forma. Il dialogo tra il vice presidente uscente Daniele Leodori ed il leader di Pensare Democratico Francesco De Angelis è un segnale chiaro; tanto quanto lo è stato l’attivismo del coordinatore della Maggioranza Mauro Buschini con i Cinque Stelle. (Leggi qui: Il Forum nel Forum, tutti i taglia e cuci a Villa Irlanda).

Per i risultati concreti si dovrà attendere. Nemmeno troppo. Perché se c’è la volontà politica si riesce a raggiungere il traguardo. E quattro ministri a confrontarsi su un tema non è propriamente un panino con la mortadella azzannato alla bocciofila.

Se son barche navigheranno.

FLOP

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

DI MAIO – CONTE

Il Movimento 5 Stelle è morto. E se non lo è dal punto di vista numerico (l’uno per cento registrato alle Comunali di domenica scorsa non fa testo) lo è dal punto di vista del MoVimento stesso. Perché quello di oggi ha nulla da spartire con il Partito dei Vaffa Day, con le piazze, con i No a qualunque cosa, con i 2mila euro al mese ai parlamentari più rimborsi, con il limite a due mandati per evitare i professionisti della politica. Quello è servito a quei fessi dei loro elettori che ci hanno creduto e li hanno votati.

L’ultima trincea grillina è il limite dei due mandati. Finché erano gli altri a restare oltre in parlamento erano “gli incollati alla poltrona“. Ora che è arrivato il loro turno di liberarla, i grillini scoprono l’importanza dell’esperienza.

La sostanza è ben conosciuta. È la stessa che caratterizza ogni lotta di potere: lo scontro e la via della scissione. Da un lato quelli di Luigi Di Maio che non se ne vogliono andare e dall’altra quelli di Giuseppe Conte che con i Vaffa hanno meno dimestichezza. La settimana prossima potrebbe esserci l’assalto decisivo: se il M5S (o una sua parte) dovesse prendere posizione contro il Governo e la linea delle armi all’Ucraina, sarebbe spaccatura. Il sottosegretario Enzo Amendola sta iniziando a contare gli effettivi su un fronte e sull’altro. Luigi Di Maio sta facendo altrettanto.

Beppe Grillo ha preso posizione: No al terzo mandato, appoggio alla linea Conte. Di Maio parla di radicalizzazione del confronto.

Comunque vada a finire c’è un’evidenza: il Movimento 5 Stelle è già finito.

L’ora del tramonto.

MARIA ELENA BOSCHI

Chiariamolo subito: quel “perché il fatto non sussiste” in ordine al processo di primo grado su Banca Etruria non è un suggello assoluto di mondezza, dato che la Procura ha annunciato appello, ma è un bel passo avanti per poterla proclamare se alla sbarra ci era andato tuo padre. Un passo sostanziale. Che va a traino di un giudicato che dice che le consulenze esplorative avviate per circa 4 milioni dall’istituto non furono una violazione di legge.

Fissato questo step che trova polpa in procedura ed etica al contempo però, il modo con cui Maria Elena Boschi ha commentato su Repubblica l’assoluzione dei 14 imputati fra cui suo padre è apparso decisamente un po’ sottotono ed in leggero predicato di banalità. Ha detto l’ex ministra del governo Renzi: “Il tema non è l’inchiesta, ma il massacro mediatico. Se io non fossi stata così visibile, a quei tempi, nessuno avrebbe parlato di Banca Etruria e di mio padre”. Se avesse detto che il sole sorge ad est avrebbe detto una cosa meno ovvia.

Insomma, come al solito la colpa è dei giornalisti cattivoni. Rei di avere dato rilevanza mediatica ad un fatto perché concettualmente (non certo proceduralmente) era “collegato” ad una esponente dell’esecutivo.

Questa storiella di voler invocare ad ogni fiata un “giornalismo buono” che censisca cose indipendentemente dal calibro politico delle persone che a quelle cose sono afferenti anche se non coinvolte è una faccenda che va chiarita una volta per tutte. Certo che se un fascicolo riguarda un potente o un parente di un potente la cosa è più seguita. E certo che se a vice presiedere Banca Etruria ci fosse stato un anonimo dirigente la faccenda sarebbe stata grave ma non gravissima. Ed importante ma non importantissima.

E’ evidente che all’epoca si “maggiorò” il rilievo del fatto perché di mezzo c’era il papà di una ministra. È altrettanto evidente che una cosa del genere non è affatto un’aberrazione. La rilevanza penale di un fatto non è mai cosa certa fin quando non ne maturi la prova in tre dibattimenti. Ma la rilevanza mediatica è arbusto precoce e non sta sottomessa ad alcuna asseverazione in punto di Diritto e questo l’ex ministra Boschi dovrebbe saperlo benissimo.

Che quindi la Boschi ribadisca ai quattro venti che l’innocenza di suo padre vada esposta con le stesse modalità e con il medesimo volume di fuoco di quando non era censita in un giudicato è fatto sacrosanto. Ma che lei punti il dito offesa contro chi a suo tempo mise una notizia di giudiziaria nella teca alta delle cose che hanno più polpa perché di mezzo c’era il papà di una politica molto potente e già parte grossa dell’esecutivo è faccenda banalotta e un po’ infantile.

Inutile dire perciò che “molti dei protagonisti di quelle vicende erano legati a doppio filo con parte della classe dirigente mediatica, finanziaria, culturale di questo Paese”. Se invece di invocare la Spectre la Boschi invocasse il suo diritto a vedere colonne maggiorate sulla vicenda del genitore ne guadagnerebbe in autorevolezza. E non ci farebbe la parte di quella che, come moltissimi altri in Italia, non potendosela prendere con la frittata se la prende con la padella.

Più classe, please.