Top e Flop, i protagonisti di giovedì 23 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 23 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 23 novembre 2023.

TOP

ROBERTA ANGELILLI

Roberta Angelilli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Crederci. Senza mai abbattersi. Anche quando le condizioni trovate non sono affatto delle migliori. E tutto intorno viaggia nella direzione opposta. Ma per crederci e proporre un Piano B non basta essere testardi, non è sufficiente avere la grinta dell’ostinazione. Occorre essere dannatamente competenti. Come ha dimostrato di essere Roberta Angelilli, vice presidente della Giunta Regionale del Lazio in questa frazione della sua vita.

Nelle precedenti è stata quattro volte parlamentare a Bruxelles e per sei anni vice Presidente del parlamento Europeo. Viene da lontano, si è strutturata nelle sezioni di Partito: in un’epoca nella quale prima di parlare dovevi avere fatto i calli alle mani per mescolare secchi di colla vegetale ed avere le dita sporche dell’inchiostro lasciato dai ciclostilati distribuiti nelle strade. Uomini o donne, non faceva differenza.

Il segreto è che mentre si mescolava la colla si ascoltavano i grandi mentre parlavano, discutevano, si scontravano e poi rimettevano insieme i cocci. Vecchia scuola. Alla quale Roberta Angelilli ha aggiunto un visione moderna come solo quella vissuta in Europa può dare. C’è questo dietro alla tappa raggiunta nelle ore scorse al termine di una estenuante serie di interlocuzioni con il ministro Fitto e una serie di incontri preliminari con gli staff tecnici di Ministero della Coesione e Regione Lazio. Quale risultato?

In viole le aree Zes

La settima prossima verrà aperto ufficialmente un tavolo di lavoro presso la Regione per definire una proposta di ZLS, utile allo sviluppo e alla competitività, da concertare con i territori e il sistema economico ed imprenditoriale regionale. È il Piano B dopo il mancato inserimento nelle aree delle Zes, le zone ad Economia Speciale che assicurano sconti ed agevolazioni ai territori che ne fanno parte.

“A differenza della ZES che può essere istituita solo in determinati territori con parametri che accertano uno svantaggio economico e competitivo, o condizioni di ritardo di sviluppo, come previsto dalle normative comunitarie, la ZLS può essere istituita anche nel Lazio, cioè in regioni più sviluppate, che includano almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T)” ha spiegato Roberta Angelilli.

L’obiettivo è la semplificazione amministrativa, il rafforzamento della logistica regionale, l’attrattività degli investimenti e degli insediamenti produttivi, le infrastrutture di rete. È esattamente quello di cui il Lazio ha bisogno e le province di Frosinone e Latina in particolare. La Regione aveva già presentato nel 2022 una proposta al Governo Draghi, ma di fatto la proposta dell’ex Giunta Zingaretti era stata considerata irricevibile perché troppo estesa territorialmente e pertanto non rispondente ai requisiti previsti.

Ora lo sforzo sarà quello di perimetrale nel modo giusto la zona logistica semplificata, perché la sua efficacia e l’impatto positivo sono legati ad una chiara ed articolata strategia di sviluppo. Funzionale alla crescita e non ad una semplice definizione geografica, come sollecitato anche dalle associazioni datoriali.

Gente competente.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ad ondate ci prende, e quando lo fa ci prende bene. Elly Schlein e la sua segreteria dei Dem si sono caratterizzate per una sorta di condotta “a due binari”. Da un lato quella a trazione ideologica che deve tenere quasi sempre la barra dritta su temi etici. Dall’altro quella rigorista e concreta con la quale la leader del Pd “scende sulla Terra”. Perciò chiama Giorgia Meloni per una soluzione condivisa sullo stop alla violenza di genere. E mena legnate alla linea del governo Meloni proprio dove quella linea inizia a diventare eccessivamente identitaria.

Ecco, la ventilata ed annunciata riforma costituzionale sul premierato forte ha fatto imbruttire la Schlein. E lo ha fatto riequilibrando i toni spesso concettuali di una leader che a volte sembra evanescente, ma non stavolta. Non ora che l’Ue ha detto la sua sulla manovra e con la solita doppia lettura che ne è discesa: con l’Italia “rimandata” e felice solo perché c’è chi sta molto peggio di noi tra Parigi e Berlino.

“La proposta del governo è pasticciata e pericolosa. Noi abbiamo presentato le nostre proposte: dalla sfiducia costruttiva a una legge elettorale che superi le liste bloccate.

Il sunto che è anche un mezzo affondo è stato questo: “Di queste nostre proposte non c’è nulla nel testo del governo”. La leader del Partito Democratico spara a zero sulle riforme varate dal governo e chiede che le proposte del suo partito siano inserite in un ddl. “Possiamo dire che quello del governo è un progetto non per governare ma per comandare.

L’affondo finale sulla manovra economica dell’esecutivo non poteva mancare: “È una manovra che tradisce le madri e i padri. Al di là di qualunque retorica, tradisce le promesse sui nidi, alza le tasse per i prodotti sulla prima infanzia. Noi a tutto questo ci opponiamo con forza”. E ancora: “Tagliare welfare e sanità significa lasciare indietro le donne”. Poi una piccola “svisata” su quelle concettualità di categoria che a volte rende Schlein più debole di quanto effettivamente lei non sia: “È il contrario di quello che ci si aspetterebbe dalla prima premier donna”.

Ma il dato resta: a tirare troppo la corda anche Elly Schlein passa dalla modalità barbabietola da zucchero a quella guareschiana del “palo di roverella”. Poi sugli orrori ti telefona e proclama che ci sono cose collegiali per imperativo etico. E fa bene.

(Più) sul pezzo.

FLOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Francesco Lollobrigida (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Premessa: Trenitalia ha confermato quanto riportato dai media ed ha precisato che quello che Francesco Lollobrigida ha chiesto ed ottenuto è in punto di regolamento. Sì, ma cosa? E’ presto detta: dopo due ritardi sulla tratta per Napoli il ministro ha fatto fermare il Freccia Rossa a bordo del quale si trovava a Ciampino.

Poi, sempre regolamento alla mano, da quel convoglio è sceso solo lui e i suoi malgrado non vi fosse fermata prevista. Il Fatto Quotidiano ha alluso ironicamente ad una “fermata ad personam”. Lui, il ministro, quel gesto un po’ alla Onofrio del Grillo lo avrebbe fatto per onorare un impegno istituzionale a Caivano, dove era atteso.

E dove notoriamente se non arriva il ministro della Sovranità Alimentare la gente inizia a cappottarsi giù dai balconi. Il problema non è tanto formale quanto sostanziale e di garbo. Cioè di una cosa che segna la differenza tra quello che è nelle tue prerogative di fare e quello che fai in barba alle prerogative.

Lollobrigida poteva e Trenitalia lo prevede in suo regolamento. Tuttavia il miglior modo di onorare quell’impegno forse sarebbe stato per “Lollo” quello di essere un cittadino come tutti. Non c’era un’emergenza, non era in ballo la sicurezza dello Stato ed era in “gioco” un impegno istituzionale sì, ma basico. E magari a Caivano su queste cose di eguaglianza sono pure più suscettibili della media.

Il punto è che se sei Francesco Lollobrigida, cioè uno già “recidivo” in quanto a uscite poco felici, ti si para un’opportunità pop e tu non la cogli allora fai una grullata.

Questo perché un politico che non coglie l’occasione almeno per far finta di azzerare le distanze tra lui e la base non è boriosamente di casta, ma solo ingenuo. Perché è in squadra con una premier che aveva dichiarato pubblicamente guerra ai “privilegi”.

Perché io so’ io…

FRANCESCO GATTI

Francesco Gatti (Foto: Andrea Guermani)

Solo poche ore fa da Piazza Affari la scure: Telecom “non più” Italia flette del 2,33%. L’annuncio c’era stato ad inizio mese, il perfezionamento dell’operazione in queste ore e con esso una possibile conseguenza. Gli italiani hanno pagato la rete Tim e la stessa transita da Vivendi al fondo Usa Kkr. Piaccia o meno si tratta di un fallimento a livello nazionale. Ed è un fallimento che parte da lontano ed arriva fino ad oggi.

Forse meglio de Il Fatto Quotidiano non l’ha messa nessun altro, tra i media. “Il governo perde la rete, ma l’omicidio di Tim è durato quasi trent’anni. Via libera alla vendita al fondo Kkr”. Il tutto con uno storyboard cupo che va “dalla privatizzazione con lo 0,6% degli Agnelli alle scalate a debito”.

Serviva un uomo simbolo di questa operazione finanziariamente impeccabile ma strategicamente dolorosa. Questo dopo che il Cda di Tim aveva dato disco verde alla cessione della rete al fondo statunitense Kkr. Il 5 novembre c’erano stati 11 voti favorevoli e come aveva spiegato AdnKronos: “il board ha approvato la vendita senza che questa decisione debba passare né per il voto di un’Assemblea straordinaria né da un’Assemblea consultiva”.

E tutto si è svolto anche con i buoni uffici (anzi, ottimi, da un punto di vista tecnico) del consulente del gruppo Francesco Gatti. Lui ha operato di concerto con un team di giuristi che ha lavorato sullo snodo della “parte correlata del Mef”. Tutto liscio come l’olio e perfino vantaggioso, con Gatti che ha solo fatto il suo lavoro e lo ha fatto egregiamente in ambito di mission.

Ma a volte i totem del successo sono anche simbolo dei fallimenti che quei successi figliano indirettamente, e Gatti in questo ruolo ci sta, suo malgrado, benissimo. Nessun dolo, nessuna colpa, solo l’uomo giusto al momento sbagliato.

Telecom troppo Mobile.