Top e Flop, i protagonisti di giovedì 30 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 30 novembre 2023

Top & Flop: i fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 30 novembre 2023.

TOP

GENNARO SANGIULIANO

Gennaro Sangiuliano

Non è sempre finito al centro di cronache benevole, Gennaro Sangiuliano. Certi suoi svarioni certificati hanno fatto sì che l’immagine del giornalista-ministro della Cultura fosse appannata da uno “spleen” byroniano che lega male con il prestigio della sua carica. Capiamoci e senza che alcuno di foresto si offenda. Essere ministro della Cultura in Italia non è come esercitare quel ruolo in un altro qualsiasi Paese del pianeta.

Qua da noi la Cultura è culla, sottofondo e mission di prestigio sempiterno, come la forza per gli Usa o la precisione per la Germania. Spesso è movente di facciata più che motivo di polpa. Ecco, fra 24 ore verranno presentati nuovo soggetto e nuovo protocollo ai tour operator, e stavolta Gennaro Sangiuliano ha di che essere soddisfatto e può riporre uno di quei libri che pare legga pochino. Perché? Perché alla fine il Parco archeologico del Colosseo ha comunicato di aver firmato il contratto di servizi con il nuovo gestore della biglietteria. Si tratta del Cns – Consorzio Nazionale Servizi Società Cooperativa.

Per 48 mesi ci sarà un nuovo mood e la partenza è prevista dal I febbraio 2024. Insomma, dopo 27 anni si cambia. Ed in che modo. Perché Sangiuliano ne esce più che bene? Non opererà più una concessione ma un appalto di servizi. Perciò via alla retribuzione sul servizio effettivamente realizzato. Via ad un aumento degli introiti per il PArCo e per l’intero sistema museale nazionale. Verranno poi internalizzati (finalmente) servizi aggiuntivi, didattica e attività di valorizzazione.

In più, “saranno inoltre potenziati i canali di vendita, sia tramite call center, sia sul posto con sistemi smart. Quali la presenza di operatori in divisa ufficiale dotati di tablet per l’acquisto istantaneo dei biglietti, ma anche macchine automatizzate di vendita”. Domani si deciderà anche in ordine agli schermi led nella piazza del Colosseo che riporteranno le informazioni in tempo reale sulla disponibilità dei biglietti, il tempo di attesa e il costo ufficiale al pubblico dei titoli di accesso.

Sangiuliano aveva bisogno di seguire in perifrasi le orme di Nanni Moretti e di “fare qualcosa di Culturale”, invece che di dirlo e basta. E la strada pare quella buona.

Ministro, non minestra.

ANTONIO GUERRIERO

Un ramoscello d’ulivo nel pieno dello scontro. Occorre coraggio per alzare il braccio ed impugnare una fronda verde piuttosto che un mitra. Ma la realtà dei fatti è che in mezzo ai due fronti che se le suonano di santa ragione ci sono quelli che c’entrano meno di niente.

Per andare sul concreto: mentre Governo Meloni e Magistratura si scontrano sulle modifiche che l’Esecutivo vuole introdurre per il Giudiziario, su visite con cui attestare la lucidità di chi giudica e pagelle per fare tana a quelli che aprono indagini utili solo a finire sotto i riflettori, in mezzo ci sono i cittadini ai quali di tutto questo dibattito frega poco o nulla e chiedono semplicemente Giustizia.

Ed il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero ha avuto il merito di ricordarlo, commemorando nelle ore scorse il suo predecessore Fedele Calvosa assassinato in un agguato terrorista nel 1978. (Leggi qui: «Guida tu Lucia’»: il giorno che ammazzarono Calvosa).

«Capiamo la Giustizia quando siamo vittime di ingiustizia. Avere speranza nella Giustizia significa che le istituzioni non devono superare i loro compiti» ha detto il procuratore Guerriero. Poi, rivolgendosi alla politica ha aggiunto «abbiate una visione lunga» riferendosi alla necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura. «Costruiamo una Giustizia credibile. I magistrati devono avere una visione lontana dalla politica. Ma la politica deve capire che senza magistratura il sistema va a rotoli. Questo è il momento della coesione».

Segnali raccolti subito dal ministro, che a margine degli interventi ha fatto suo il concetto secondo il quale questo sia il momento della coesione. Non era semplice. Non era scontato.

Segnali di distensione.

FLOP

DIEGO RIGHINI

Diego Righini

La televisione di oggi è darwiniana, è un fatto. Nel senso che oggi più che mai visibilità, durata degli ingaggi e modalità degli stessi (che sono fatti apposta in punto di duttilità) sono ondivaghe. Sì, ma da cosa dipendono? Da quanto il personaggio scelto riesca meno ad avere successo. Attenzione, ché con la Rai “meloniana” c’è un upgrade, cioè una cosa che è sempre esistita ma che con la premier di FdI si è esacerbata.

Se un “uomo-donna” scelti anche per essere graditi alla linea di governo toppano sulla tv di Stato, allora il loro toppare sarà più forte. E farà più rumore, innescando conseguenze più nette e mainstream. E pare sia quello che non ha capito proprio benenene il manager di Pino Insegno, Diego Righini. Il conduttore, definito dai più come molto vicino alle posizioni politiche di Meloni (e non è un peccato, se poi però fai share) è alla guida di una trasmissione che proprio non è decollato, “Mercante in Fiera”.

E per questo è da tempo in predicato di ridimensionamento in quanto a mansioni bouquet. Righini non ha gradito e dopo i primi rumors aveva chiesto un summit ufficiale. Poi ha spiegato: “La Rai ci ha prospettato l’esclusione di Pino Insegno dalla conduzione de ‘L’Eredità’, una cosa che ci è dispiaciuta molto”.

Insomma, il direttore del Daytime Rai, Angelo Mellone aveva confermato i boatos dopo che ‘Il Mercante in Fiera’ si era sclerotizzato su una media del 2% di share. Banijay, la società che produce il programma, ne ha preso atto. Righini un po’ meno. Ed aveva “denunciato” di non avere avuto alcuna comunicazione ufficiale di questa decisione. Ne è scaturita una controproposta che in queste ore è stata rilanciata.

Essa “prevede un’attività di Pino in Rai tra gennaio e maggio e poi la conduzione di ‘Reazione a Catena’ da giugno a dicembre 2024”. Ci stava e sarà fatto. Poi la chiosa truce: “Se la Rai accetterà questa nostra proposta, allora non ci saranno conseguenze. Altrimenti ci faremo sentire nelle sedi competenti. Soprattutto per tutelare l’immagine di Pino Insegno”.

Ma nessuno ha detto a Righini cose come “è la televisione baby, no share no gloria”? E magari meno posti al sole? Sarebbe ora di ricordarglielo, perché un ottimo manager sa salvare ciò che resta di un naufragio (e Righini lo ha fatto). Ma dovrebbe anche sapere quando si va per mari di burrasca.

Efficiente ma miope.

TAGLIAFERRI – RANALDI

Uno dei due non la racconta giusta. Fabio Tagliaferri è il commissario di Fratelli d’Italia mentre Alessio Ranaldi ricopre lo stesso ruolo ma per la Lega. Sono loro a confrontarsi sulla costruzione del centrodestra unito in vista delle Comunali 2024 a Cassino. Nelle quali dovranno vedersela con il sindaco Dem uscente Enzo Salera. Ma i due commissari sono finiti nel pantano.

Nella riunione di martedì sera c’è stato il più classico buco nell’acqua. La Lega ha preteso di conoscere prima il nome del candidato sindaco per decidere sulla base di quell’elemento dove schierarsi. Fratelli d’Italia ha chiesto un patto politico prima di fare i suoi nomi sul candidato sindaco di centrodestra. Ognuno ha la sua parte di ragione. (Leggi qui: Lega: “Prima i nomi e poi il patto”. FdI: “Prima il patto, poi diciamo i nomi”).

Il dubbio però viene quando una figura come Imma Altrui, segretario organizzativo uscente, denuncia che sia tutta una messa in scena e lascia la Lega. A questo punto è evidente che o non la racconta giusta almeno uno dei due commissari o è uscita dal campo della lucidità politica la Altrui (Leggi qui: La ribellione di Imma, l’orgoglio della Lega).

La sostanza dei fatti è che il centrodestra sia finito nel pantano. Esattamente come cinque anni fa quando ci fu il primo scontro diretto con Enzo Salera. Ma quantomeno per sapere e capire: rendere pubblico il documento proposto da Fabio Tagliaferri e sotto al quale Alessio Ranaldi non ha voluto mettere la sigla, potrebbe chiarire il campo. Capendo se sia un accordo capestro o meno. E se sia rimasto un foglio in bianco oppure ci siano già le prime firme.

Ferme restando le legittime opinioni di ciascuno. Così che anche gli elettori possano valutare cosa sta accadendo.

Nella palude.