Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 23 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 23 agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 23 agosto 2023.

TOP

MASSIMO BATTAINI

Massimo Battaini (Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica)

Il dottor Massimo Battaini è subentrato da pochissimo a Valerio Battista alla guida di Prysmian Group ed è quindi cointestatario di una iniziativa di pregio assoluto. Il mercato ha le sue regole e in finanza si riconosce l’onore delle armi a chi va via e l’onere del comando a chi arriva. E in questo caso la divisione è equa perché il dividendo è su una cosa assai utile, assai bella ed assai civile.

Cosa? Un bonus bebè di 5.000 euro al neogenitore. Si tratta di una misura compresa in un pacchetto di welfare interno messo in atto da Prysmian group. Di cosa parliamo? Innanzitutto l’attore: si tratta del leader mondiale nel settore dei sistemi in cavo per l’energia e le telecomunicazioni. Azienda quotata in Borsa che ha annunciato l’introduzione a livello globale di una nuova parental policy, caratterizzata da una serie di iniziative concrete.

Sono iniziative “volte a sostenere i neogenitori per la miglior gestione possibile dell’equilibrio tra vita e lavoro nel loro nuovo percorso di vita. E pur essendo Prysmian una multinazionale le nuove misure per i neogenitori in Italia sono tarate per lo specifico del nostro Paese, il che già di per sé è fatto più che positivo. Da noi infatti Prysmian, a supporto dei primi anni di vita di ogni figlio, prevederà a partire da gennaio 2024 un bonus bebè di 5.000 euro al neogenitore. E c’è di più.

“L’azienda riconosce un congedo parentale facoltativo retribuito interamente per i primi 90 giorni destinato sia alle madri biologiche che adottive”. Questo “oltre al congedo obbligatorio di maternità di 5 mesi retribuito al 100%”. C’è una chiosa sull’iniziativa. Che è “in linea con la parental policy globale”.

Perciò anche in Italia è previsto un “programma di supporto per il rientro al lavoro dedicato alle neomamme, e che inizia all’avvicinarsi del congedo obbligatorio e si protrae anche nei primi mesi successivi di ritorno all’attività lavorativa. Mamme che papà avranno poi la possibilità di usufruire di un programma di counseling per aiutarli a trovare un “nuovo equilibrio tra vita privata e lavorativa”.

E qui, semplicemente, scatta l’applauso.

Avanguardia.

GIUSEPPE SACCO

Giuseppe Sacco

Divide et Impera, era una manna per i dittatori ma anche per chiunque intendesse esercitare il potere. Perché quando una comunità è divisa diventa più facile controllarla: si hanno di fronte tante debolezze ed è possibile metterle l’una contro l’altra. Ma non è una strada che piace a Giuseppe Sacco.

Dell’unità e dell’alleanza, il sindaco di Roccasecca ha fatto un mood, arrivando nei mesi scorsi a portare il suo Comune alla finale nazionale per diventare Capitale Italiana della Cultura; e c’è riuscito mettendo insieme una trentina di Comuni vicini, facendo squadra con le eccellenze del territorio anche se non stavano sotto al suo campanile.

Proprio per questo ha detto no ai suoi concittadini. E lo ha fatto su uno dei nervi ai quali la comunità è più sensibile: il pellegrinaggio a piedi al Santuario della Madonna di Canneto. I fedeli di Roccasecca sono tanti che si sono formate due compagnie, una per il centro ed una per lo Scalo: ognuna con i suoi priori ed ognuna con un diverso percorso. La tradizione vuole che il sindaco con la fascia accompagni la Compagnia nel suo ingresso alla Basilica Minore di Canneto camminando accanto al labaro. Ma Giuseppe Sacco ha detto no.

Perché? «Non ho accompagnato nell’ingresso in chiesa le due compagnie di Roccasecca per una precisa volontà. Non me ne vogliano i tanti amici, anche fraterni, che compongono le due compagnie. Per me Roccasecca è una e non condivido che il sindaco e la fascia, che rappresenta tutti, debbano entrare due volte nel santuario con due compagnie diverse come se fossimo due città diverse».

Lezione di unità.

FLOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Sia chiaro subito: le proposte del ministro dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida sul Pnrr hanno avuto una base quadrata e razionale. Si è trattato infatti di proposte mirate a rispondere alle domande di progetti che non è stato possibile finanziare.

In buona sostanza a proposito del capitolo Sviluppo della logistica dei settori agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura, silvicoltura, floricultura e vivaismo serviva altro denaro. Ed è stato trovato nella somma di 150 milioni di euro. Dove sta il possibile inghippo?

Nel fatto che quelle proposte non sono state figlie di una pianificazione serena, ma di un “sos” lanciato dai cittadini richiedenti che di fondi ad un certo punto non ne hanno visti più.

Mettiamola meglio: le proposte di Lollobrigida sono andate nel senso di sanare una carenza a causa di un overbooking di richieste. Non erano su piatto o in agenda perché le si era pianificate per aumentare le possibilità di sviluppo. Insomma, il ministro meloniano è un po’ come quel medico che ha trovato uno stock ulteriore di cerotti ma dopo che a menare rasoiate era stato proprio lui.

Un ravvedimento quindi, non un upgrade di applicazione della mission ministeriale. Ci sono comunque delle voci molto confortanti. Tra cui quelle sulla misura Contratti di filiera dei settori agroalimentare, pesca e foreste. Lì il fondo sarà implementato con 2 miliardi di euro.

E per il V bando agroalimentare l’ammontare delle richieste ammesse a finanziamento è pari a circa 5 miliardi di euro a fronte di una disponibilità di 690 milioni di euro. Insomma, c’è più domanda che offerta, la vecchia croce di ogni esecutivo italiano. Ed oggi la “croce” tocca a lui, al ministro Lollobrigida, bravo coi cerotti ma bravissimo a creare anche i presupposti del loro utilizzo.

Croce e delizia.

MATTEO SALVINI

Non ha saputo resistere ed invece di tacere lasciando che una vicenda tutto sommato cretina decantasse nei suoi ambiti effettivi ci ha messo del suo. Matteo Salvini è ministro delle Infrastrutture e trasporti, perciò con le polemiche sollevate dal libro del generale Vannacci c’entra come le pinne da sub sull’Adamello. E tuttavia egli non è solo ministro, ma prima e di più è un leader di destra che proprio non sa rifuggire dai social.

Perciò ha scritto: “Il generale è stato additato come un pericolo”. Lo ha detto con il tono roboante di chi vuole sottolineare come la vicenda sia stata gonfiata. Magari per parte minimal Salvini avrà anche ragione, ma il “mestiere” di un ministro non è distribuire ragioni e torti, bensì equalizzarli solo sulla sua specifica mission, magari incentivando le prime a discapito dei secondi.

Salvini ha detto invece in un video messaggio: “Ma io me lo comprerò questo libro, perché prima di commentare e giudicare è giusto conoscere e capire. Leggerò il libro di questo generale che ha fatto missioni in Somalia, in Iraq, in Afghanistan”. E giù di broda patriottarda: “Che ha salvato vite, che ha difeso la patria, il Paese, la bandiera, i nostri ragazzi, che fece delle denunce sull’uranio impoverito che tanto male ha fatto a tanti militari. Mi rifiuto di pensare che in Italia esista un Grande fratello che ti dice: questo lo puoi leggere e questo non lo puoi leggere”.

Egli, Salvini, si rifiuta spesso, ma non si rifiuta mai di cavalcare il solo destriero purosangue (roba grata al mainstream di destra) che compete ai governanti saggi: il silenzio.

Datti un ban, magari.