Top e Flop, i protagonisti di sabato 6 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 6 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 6 aprile 2024.

TOP

ROBERT GIOVANNI NISTICO’

Robert Giovanni Nisticò

Ha dalla sua più meriti che allusive contiguità, perciò va detto e riconosciuto. Robert Giovanni Nisticò è un 49enne che la vulgata politica di queste ore dà come molto vicino a Forza Italia. Suo padre, Giuseppe, era stato Presidente della Calabria e sottosegretario alla Salute nel primo governo Berlusconi. È molto amico del ministro della Salute Orazio Schillaci, ex rettore dell’ateneo di Tor Vergata. Cioè dove Nisticò è docente. Detto questo e tanto per sgombrare il campo da ogni dubbio pruriginoso da lettura “cencelliana”, va detto anche che Nisticò è un professionista di assoluto pregio nel suo campo.

Che è quello per cui andrà a sostituire il virologo Giorgio Palù come presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. Palù, lo si ricorderà, si era dimesso il 22 febbraio “in polemica con il ministro”. E per la surroga serviva sì un uomo non sgradito alla politica decisoria di oggi, ma che fosse magari un super esperto in materia d’ambito.

Dalla parte giusta ma in gamba
Orazio Schillaci (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

La crasi è arrivata e le conferenze delle Regioni, Stato-Regioni e Unificata hanno dato parere favorevole alla proposta del ministro Orazio Schillaci. Che ha nominato quindi il professore associato di Farmacologia a Tor Vergata come prossimo numero dell’agenzia. Con queste parole: “Rivolgo i miei migliori auguri di buon lavoro al neo presidente dell’Aifa Robert Giovanni Nisticò. Sono certo che con il suo bagaglio professionale saprà guidare con competenza la nuova Aifa“. Cioè “un ente strategico per l’intero Servizio Sanitario Nazionale e fondamentale per la tutela della salute delle persone”.

E poi, secondo prammatica, gli ha fatto eco il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. “Auguro al neo presidente buon lavoro. Devo ringraziare il presidente uscente Giorgio Palù per il lavoro svolto in questi anni, grazie a lui siamo andati verso una riforma dell’Aifa.

Perché sì, in Italia a volte essere dalla parte “giusta” aiuta, ma potervi accedere anche grazie al fatto che si è in gamba magari aiuta ancora di più. Solo che qui da noi tediamo a non spiegarlo bene per alimentare la polemiche. E mai come nel caso di Nisticò benebene non va.

La giusta “medicina”.

RICCARDO AMBROSETTI e LUIGI MACCARO

da sinistra: Riccardo Ambrosetti, Ivan Sterbini e Massimo Ruspandini

Nella Prima Repubblica i Partiti avevano un’organizzazione al loro interno. Che esaminava il campo, decideva le strategie, passava all’azione. Con l’avvento della Seconda Repubblica tutto è passato dallo stato solido a quello liquido ed in brevissimo tempo a quello gassoso. Dove prima c’erano le Segreterie ed i Comitati oggi c’è il leader. Che al primo soffio di vento contrario viene gettato dalla rupe per sostituirlo velocemente con un altro. Il tutto con alcune eccezioni: come confermano in queste ore Riccardo Ambrosetti e Luigi Maccaro.

Il primo è stato sino dalla fondazione il Coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia ad Anagni e dirigente provinciale del Partito; il secondo è coordinatore provinciale di Demos – Democrazia Solidale cioè il movimento con il quale il mondo cattolico è tornato a ‘sporcarsi le mani‘ con la politica. Nelle ore scorse hanno ricordato che fare politica significa pianificare, costruire, sintetizzare, allargare.

Le blindature di Ambrosetti e Maccaro
Ambrosetti con il sindaco Natalia

Riccardo Ambrosetti ha guidato la maggioranza di centrodestra fino alla fine del primo mandato di Daniele Natalia, mantenendo la barra dritta nonostante più di qualche burrasca. È stato eletto consigliere Provinciale. Ed alla riconferma di Natalia centra il record di preferenze personali che gli valgono la nomina a viceindaco. Uomo di fiducia dell’assessore regionale Giancarlo Righini, pochi mesi dopo la rielezione facilita l’allargamento della maggioranza: lo fa attraverso il suo Partito, Fratelli d’Italia, spianando la strada al ritorno di Alessandro Cardinali con il suo gruppo. Nelle ore scorse ha blindato il Partito mettendo un suo fedelissimo alla segreteria cittadina. (Leggi qui: Sterbini prende i Fratelli, Protani prende la Lega).

Luca Di Stefano con Luigi Maccaro ed i consiglieri Demos di Cassino

Luigi Maccaro ha retto la barra dei Servizi Sociali durante i cinque anni dell’amministrazione di centrosinistra del sindaco di Cassino Enzo Salera. Compito per nulla facile considerando il caratterino del sindaco e la scarsa inclinazione dell’assessore a piegare la testa. Tra scintille e fiammate (sempre innescate dalla volontà di fare meglio le cose) sono arrivati alla campagna elettorale per il rinnovo. E Maccaro ha saputo resistere alla tentazione di chi voleva spaccare il centrosinistra schierando lui come possibile sindaco in antitesi a Salera.

Come dirigente provinciale ha inciso nella scorsa tornata. Ed ora entra nella Giunta comunale di Sora, attraverso il consigliere Emanuela Cerqua che diventa a pieno titolo uno degli esponenti dell’esecutivo del sindaco Luca Di Stefano. Portando il simbolo di Demos nel centro decisionale di uno dei più popolosi comuni in Ciociaria. (Leggi qui: Sterbini prende i Fratelli, Protani prende la Lega).

Silenziosi strateghi.

FLOP

DANIELA SANTANCHE’

Daniela Santanché (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

L’ha “sfangata”, come direbbero i maligni. Insomma, Daniela Santanché si è vista respingere con 213 “maddeché” la mozione di sfiducia contro di lei dopo l’evolversi procedurale delle note vicende giudiziarie. Attenzione: tecnicamente non fa una grinza e ci si potrebbe arrovellare per ore sul garantismo come valore assoluto o relativo alle circostanze.

Di solito quello è roba che in un’Italia polarizzata funziona più a scatti di area che in maniera generalizzata e serena. L’Aula della Camera ha dunque detto di no 213 volte, sì 121 volte e si è astenuta con 3 esponenti. Come noto la mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo era stata presentata dal M5S e sottoscritta da tutte le opposizioni eccetto Italia Viva.

Chi ha detto sì e chi no

La Santanché non era in aula, ma a Napoli, al Meet Forum sul Turismo sostenibile e delle Radici. Un evento perfettamente a tema per le sue skill e meravigliosamente a “cecio” per evitare imbarazzi d’aula. Cosa non è proprio piaciuto della Santanché nella vicenda? Il fatto che non sia stata sfuduciata? Quello è dato soggettivo ed attiene alle libere opinioni di ogni cittadino, ci mancherebbe.

No, quello che è piaciuto poco è stato il solito tono a metà tra blanda soddisfazione e guasconata irrinuciabile con cui la ministra ha cassato una faccenda di cui conosceva già l’esito. La partenza è stata soft e protocollare. “Il mio stato d’animo è uguale a quello di ieri, a quello di una settimana fa e a quello di un mese fa”. Cioè? Assolutamente tranquilla a fare il mio lavoro. Come vedete anche qua oggi, come ieri e come farò domani”.

Piani B e falchi in agguato
Daniela Santanché (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ovvio che lo fosse: in maggioranza i conti di pallottoliere si fanno prima e prevedono anche i Piani B in caso di falchi amici appostati. Poi il tono è salito di un grado: “Il voto mi sembra molto chiaro, per cui assolutamente non direi serena ma molto tranquilla”. Le opposizioni, che in certe cose non sono da meno della Santanché mainstream, l’avevano definita “gradassa”.

Ecco, è qui che la ministra avrebbe dovuto glissare con l’eleganza corazzata di chi ha vinto. E invece no, ha abboccato ed ha esercitato la cosa peggiore di sempre. La mezza boria di chi è andata al rogo ma con la tuta di amianto.

Dovrebbero pensare loro a quando potevano fare molto per il turismo. E invece, in questa nazione, poco si è fatto”.

Bastava, per una volta sola, un “loro” di meno, una botta di benaltrismo abortita e sarebbe stato tutto perfetto.

Sì, un po’ gradassa.

GIUSEPPE VALDITARA

Giuseppe Valditara (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Neanche la recente e salace reprimenda di Luca e Paolo a Dimartedì lo aveva messo in guardia. Il sunto della stessa era che tutti, politici o gente comune, prima o poi prendiamo cantonate. E che prenderle tutto sommato fa parte di un gioco che ci coinvolge tutti. La saggezza semmai sta nell’ammettere di averle prese e di tirare avanti senza mestare nel torbido.

Lo avrà capito Giuseppe Valditara in ordine al famoso tweet sgrammaticato sull’inclusione scolastica? Macché. No, affatto, anzi, il ministro di Istruzione e merito ha rincarato la dose con altri due post, uno più piccato e rampichino dell’altro. Insomma, lui vuole avere ragione a tutti i costi, anche quando la ragione è così lontana da te che ti fa ciao da Plutone.

Ennesima replica-capolavoro

Ecco l’ultimo capolavoro del ministro. “In questi giorni, partendo da un mio tweet, si è manifestata la tipica consuetudine della sinistra di delegittimare la persona anziché affrontare la realtà. Alcuni ‘intellettuali’ si sono consumati in ‘dotte’ analisi contenutistiche”. E per Valditara “senza considerare che il mio tweet andava letto insieme con quello precedente”.

Cosa recitava? “L’inclusione può avvenire assimilando i nuovi arrivati sui valori fondamentali, quelli che sono racchiusi nella Costituzione. E che appartengono alla identità di chi accoglie. Oppure realizzando la società del melting pot dove ognuno pensa e fa ciò che vuole (…)”. Tutto in italiano impeccabile stavolta, ma il capolavoro arriva dopo.

Due linguisti in appoggio

“Quanto ai presunti errori grammaticali, premesso che si tratta di un tweet, allego qui il parere di due noti linguisti, non simpatizzanti per la mia parte politica. E che ritengono appropriate le espressioni utilizzate”. E sì, Valditara li cita: “Massimo Arcangeli e Giovanni Gobber”.

Poi chiosa: “Detto questo, risponderò con i fatti concreti a critiche pretestuose. L’interesse dei giovani italiani ed immigrati viene prima delle battute di mistificatori e polemisti di professione”.

Ma davvero serviva citare due linguisti e tornare per la terza volta su uno strafalcione evidente quanto “normale”?

Sadomaso.