Top e Flop, i protagonisti di venerdì 14 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 luglio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 luglio 2023.

TOP

GIUSEPPE SANTALUCIA

Giuseppe Santalucia (Foto Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Il ritorno in grande stile del mood italico di sempre, quello della cosiddetta “giustizia ad orologeria”, lo ha messo in allarme. E dopo i casi Santanché, Delmastro e La Russa con annesso peana di Governo sotto attacco delle toghe, ha detto la sua. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia in quegli attacchi ci ha visto una sfiducia ad un potere autonomo dello Stato. Perciò non è stato zitto, anche se ha messo la sua reprimenda in punto di vigoroso buffetto istituzionale.

Proprio come si conviene ad una toga, che non deve mai usare la manopola del volume per sottolineare la sua mission istituzionale. Per Santalucia quello del governo Meloni è statoun attacco pesantissimo, ancora più insidioso perché riferito a fonti anonime”. E ad esso “sono seguiti due attacchi dal ministero della Giustizia”.

A parere della toga di vertice dell’Anm si è trattato di “critiche pesantissime contro la legittimazione della magistratura”. Di quelle e di “accuse gravissime di schierarsi in maniera faziosa nello scontro politico. Poi le precisazioni, dovute e senza tema di equivoco. Questo “non riguarda l’Anm ma l’intera magistratura nell’esercizio delle sue funzioni. Un magistrato fazioso che si schiera politicamente non è un cattivo magistrato, semplicemente non è un magistrato.

E la categoria in sigla? “L’Anm è libera e trasparente, non abbiamo nulla da nascondere, non abbiamo bisogno di riconoscimenti o di legittimazione. La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza il silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire a una politica che mostra i muscoli verso una istituzione di garanzia. Il silenzio sarebbe un arretramento, e noi non arretriamo davanti alla difesa della Costituzione.

Poco da commentare e molto su cui riflettere. Punto e basta.

Binari separati, stazione unica.

SARA BATTISTI-MASSIMO RUSPANDINI

Hanno saputo fare la sintesi perfetta tra ciò che sono in politica e ciò che dovevano essere in strategia territoriale. Sara Battisti e Massimo Ruspandini hanno dimostrato la capacità di sintesi della politica quando alla stessa non si chiede di sventolare vessilli ideologici, ma di piazzare bandierine sulle terre in cui si opera.

E farlo insieme, superando steccati inutili che servono solo a sterilizzare occasioni di crescita. Quelle oppure le occasioni per proseguire su percorsi virtusi già avviati. Battisti e Ruspandini sono riusciti a trovare una governance ampia per la Saf di Colfelice. Ed a farlo senza rinunciare allo specifico peso politico che oguni di essi rappresenta. Solo che stavolta hanno fatto crasi e massa critiche insieme. La Saf ha un nuovo presidente, Fabio De Angelis di FdI, ma ha anche un “saggio” in organico, anzi, in Cda. (Leggi qui: Fabio De Angelis presidente: chi vince e chi perde nella partita Saf).

E’ Lucio Migliorelli, presidente uscente e figura non defenestrata, anzi, destinata ad un upgrade strategico preciso. I voti favorevoli alla presidenza De Angelis sono stati 73, quelli a favore del Cda con Migliorelli ed Antonella Galante sono stati 71. Che significa? Che due leader già certificati hanno fatto i leader in un contesto dove farlo è stato utile per il territorio. La Saf funziona ma i suoi vertici potevano cadere preda di una guerra tra bande o del perfetto e talebano bilanciamento politico di una situazione mutata radicalmente. O delle trappole disseminate dalla Lega di Nicola Ottaviani lungo il percorso.

Non è stato così e non lo è stato perché Ruspandini ha dribblato scelte polarizzanti ed agguati di “inciucio”. E perché Battisti ha portato 41 sindaci a perorare per la linea di continuità dopo la gestione Migliorelli. E insieme hanno vinto, Non loro, perché a vincere è stato il territorio, che sul ciclo dei rifiuti può ancore dettar legge nei giorni in cui Roma torna ad affogare nella “monnezza”.

Due leader, uno scopo solo.

FLOP

MYRTA MERLINO

Myrta Merlino (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Il principio è uno solo: non è elegante prendere le distanze da chi ti ha preceduto, ma è giusto farlo in corso d’opera, senza annunciarlo e semplicemente facendo rotta per altrove. Myrta Merlino è stata presentata in questi giorni come una sorta di “alternativa seria” alla defenestrata Barbara D’Urso nel palinsesto di Canale 5.

La giornalista, ex conduttrice de “L’aria che tira” su La7 è stata la soluzione trovata da Piersilvio Berlusconi per dare a Mediaset un volto meno frivolo e sciantoso. Il figlio del fondatore Silvio lo ha fatto con un chiaro segnale di rottura verso una linea editoriale “fratacchiona” che per paradosso aveva avuto genesi proprio nella intuizioni pop del suo papà.

E la Merlino è di fatto l’anello di congiunzione fra una tv faceta e caciarona ed una seria e sussurrante. Il tutto con il denominatore comune del pop a fare da mastice, sempre e comunque, dato che quella è Mediaset. Ha detto la nuova “regina” d’area: “Sarò il nuovo Pomeriggio di Mediaset. Niente gossip, farò cronaca popolare. Credo che la casalinga di Voghera non esista più. Sono donne e madri come me e hanno le mie stesse curiosità e le mie stesse paure”. Banale ma efficace, giusto come la D’Urso a cui lei invece attribuisce un target da “ciabatta”.

Poi la doccia di cautela, perché il pop ha le sue regole. “Mi avvicino con umiltà e empatia a un grande pubblico. Pubblico che è sempre più sfaccettato e non vedo l’ora di iniziare a chiacchierare con loro”. Insomma, su La Stampa Myrta Merlino ha indicato la rotta del nuovo Pomeriggio 5.

“Continuerò a raccontare agli italiani il grande romanzo della realtà, ma lo farò in una chiave più larga e popolare. Mi sono molto riconosciuta nelle parole di Piersilvio Berlusconi durante la presentazione dei palinsesti riferite ad un programma giornalistico che punti decisamente sulla cronaca e sull’attualità. Quello che lui ha definito ‘un giornalismo popolare di qualità’. La chiosa “guappa” però poteva risparmiarsela, non è che solo perché sei quella che prende il posto di D’Urso allora la D’Urso la puoi azzoppare.

La parola gossip non mi appartiene. Mi piace di più la parola ‘scoop’, condividere con il pubblico notizie esclusive anche su temi da tabloid, certamente. Penso che le cosiddette soft news, siano in realtà una cosa molto seria e che vadano trattate con attenzione e rigore.

Il sunto: arriva una giornalista “vera” al posto di una urlatrice, solo che i giornalisti veri non fanno le pulci preventive a nessuno di quelli che gli hanno lasciato la poltrona. Non è elegante.

Rigore. Col cuore.

NICOLA OTTAVIANI

(Foto © Stefano Strani)

Che sia uno sprovveduto, nemmeno a pensarlo; anzi, tutte le evidenze attestano in maniera chiara l’esatto contrario. Che sia uno sciocco, è sciocco chi prova solo a pensarlo. E che abbia avuto un colpo di calore è contrario a qualunque logica scientifica. Perché Nicola Ottaviani quando fa politica è come l’uomo bionico, una specie di cyborg capace di non mangiare, non dormire, non distrarsi, non perdere un millimetro di terreno. Lucido, vigile, micidiale, pronto a colpire qualunque area scoperta.

Ma sulla trattativa per la Saf c’è qualcosa che non è facile comprendere. Prima di sedersi al tavolo aveva in mano un posto in Consiglio d’Amministrazione, senza dover battagliare né discutere. Quando s’è alzato non lo aveva più. L’impressione? È che abbia fatto tutto l’umanamente possibile per fare in modo che finisse esattamente così. Replica perfetta di quanto accaduto per il CdA Egato. In entrambi i casi, Gianluca Quadrini sentitamente ringrazia e piazza i suoi nomi.

Non è sciocco, non è sprovveduto. Sapeva benissimo che con i numeri della Lega sarebbe stato assolutamente inutile tentare di andare alla conta. O puntare a qualcosa di più. Ma lo ha fatto.

Delitto perfetto.