Top & Flop * Venerdì 2 agosto 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

STAMPA ESTERA

La lezione che oggi la stampa estera ha dato a quella italiana è destinata a rimanere negli annali del giornalismo. Ieri il vicepremier, ministro dell’Interno e capo della Lega Matteo Salvini ha attaccato il giornalista di Repubblica Valerio Lo Muzio nel corso di una conferenza stampa.

Lo Muzio aveva ripreso le scene del figlio di Salvini sulla moto d’acqua della Polizia. Il Capitano ha reagito malissimo. Una scena che, ha spiegato La Repubblica, si è già vista. “Ricorda per i toni duri dello scontro, ad esempio, quanto avvenuto nella sala stampa della Casa Bianca, il 7 novembre 2018, fra il presidente Donald Trump e il giornalista della Cnn Jim Acosta. Intorno ad Acosta si strinse la solidarietà dei giornalisti americani, anche di testate concorrenti. Durante la conferenza stampa presso il ristorante del Papeet beach, a Milano Marittima, l’attacco di Salvini a Lo Muzio è avvenuto nel silenzio dei giornalisti presenti, ad eccezione ovviamente dell’inviato di Repubblica Carmelo Lopapa”.

Trisha Thomas, corrispondente della Associated Press e presidente dell’Associazione Stampa Estera, ha commentato: “Se Salvini, che non hai mai nascosto una sua grande ammirazione per Trump, ha deciso di imitare lo stile del Tycoon di attaccare e insultare i giornalisti che il presidente Usa descrive come “nemico del popolo”, siete messi male voi italiani”.

Senza, ricordiamolo, che nessun altro giornalista presente abbia difeso il collega. Ci voleva la stampa estera. Quarto potere.

DANIELE LEODORI

Come tutti quelli che centellinano gli interventi, quando parla fa male. Daniele Leodori, vicepresidente della Regione Lazio, è uno che, se potesse, scomparirebbe anche se fosse da solo nel deserto dei tartari.

DANIELE LEODORI FOTO: © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Ma oggi, dopo l’approvazione da parte della giunta regionale del nuovo Piano dei rifiuti, ha sganciato un’autentica bomba atomica sul piano politico. Dicendo: “Con l’ordinanza abbiamo aiutato la Capitale a uscire dall’emergenza drammatica e lo abbiamo fatto grazie alla solidarietà delle province del Lazio, col Piano passiamo dall’emergenza alla programmazione e questo comporta un’assunzione di responsabilità nell’attuazione del Piano e negli enti territoriali che dovranno procedere”. (leggi qui Rifiuti, ecco il piano per il Lazio. Raggi: «Zingaretti minaccia Roma»).

Traduzione dal politichese: nel Lazio il brutto anatroccolo sul tema della gestione dei rifiuti è solo Roma. Quindi la sindaca Virginia Raggi. Quindi i Cinque Stelle. Cecchino.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Il cinguettio su Twitter è stato politicamente stridulo: “Abbiamo aspettato la Regione Lazio 7 anni per il Piano rifiuti e ora propongono una nuova discarica a Roma, una nuova Malagrotta. Cosa fa Zingaretti, minaccia i romani?”. (leggi qui Rifiuti, ecco il piano per il Lazio. Raggi: «Zingaretti minaccia Roma»).

Dunque, per la sindaca penta stellata Virginia Raggi chiedere al Comune di Roma di individuare una discarica equivale a minacciare la Capitale. Quello che in tutto il resto del Paese si fa normalmente, a Roma è una sorta di affronto. Ma perché le altre province dovrebbero continuare a trattare i rifiuti di Roma in eterno? Il motivo in realtà è semplice: l’Amministrazione Raggi non sa come affrontare un tema del genere, non vuole assumersi alcuna responsabilità nell’individuazione di una discarica, non sa programmare, non intende scegliere. E la sindaca vuole sembrare come Alice nel Paese delle meraviglie.

In realtà però se oggi si andasse al voto a Roma, supererebbe il 10%? Fuori ruolo.

GIOVANNI TOTI

Ma come, Silvio Berlusconi lo stoppa su tutta la linea, lo mette alla porta di Forza Italia e lui che fa? Annuncia che si parte… il 2 settembre. Tra un mese, dopo le ferie.

Giovanni Toti, all’indomani dell’ennesimo strappo annunciato da Forza Italia, ha annunciato sulla sua pagina facebook: “Adesso è il momento di costruire il futuro, siamo pronti”. Uno si aspetta il lancio immediato dei circoli di Cambiamo Italia, Italia in Crescita o come si chiamerà il movimento. E poi scopri che in realtà il D-Day è fissato per settembre a Matera. Che ricorda molto il Cristo che si è fermato a Eboli. Ma per galvanizzare le truppe che attendono almeno l’ufficializzazione della frattura con qualche frase “incazzata”, Toti ha aggiunto: “Non strappo la tessera perché è un caro ricordo ma considero formalizzate le dimissioni“. 

È come se Francesco Totti, dopo aver segnato alla Lazio nel derby, invece del selfie sotto la curva, fosse andato a chiedere scusa al portiere biancoceleste. Un dubbio: ma i circoli di Toti esistono davvero o sono come i famosi aerei di Mussolini? Nella sostanza è ancora in Forza Italia dopo uno schiaffo in pieno viso. Indeciso a tutto.